di Paolo Franza
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><strong>UGENTO (dal nostro corrispondente)</strong> | È
ufficiale, non ci sono tracce di sangue sugli oggetti rinvenuti a
pochi metri dall’abitazione del consigliere dell’Italia dei
Valori, Giuseppe Basile, ucciso la notte tra il 14 e il 15 luglio
scorsi in via Nizza a Ugento. Quaranta i fendenti che lo hanno
ferito, di cui 19 in modo mortale. Nel fine settimana voci di
corridoio diedero la notizia, questa volta dal Ris confermano che il
coltello è del tutto pulito senza tracce di sangue
riconducibili al Dna di Peppino. Le analisi della polizia scientifica
affondano la notizia delle tracce ematiche sulla camicia e sui
fazzoletti. I militari ora dovranno ripartire dal punto zero, infatti
stanno già seguendo altre piste, che non sono mai state messe
da parte, quella politica e quella professionale, edile. Secondo voci
di paese però, sarebbe più di uno il coltello
utilizzato per l’omicidio. Alcuni vicini dicono che siano stati
usati tre coltelli, di conseguenza sarebbero diversi i complici della
strage. Un finanziere del posto ha rinvenuto il coltello, che non è
stato escluso del tutto dagli agenti, mentre era intento a tagliare
l’erba della sua campagna distante 1,8 chilometri dall’abitazione
di Basile. L’uomo ha subito pensato che la lama potesse essere
l’arma utilizzata per l’omicidio, infatti, ha usato un fazzoletto
per prenderla e consegnarla alle forze dell’ordine. La camicia,
invece, è stata rinvenuta dopo qualche giorno a circa 300
metri dall’abitazione. Il macabro ritrovamento, questa volta, è
stato fatto grazie al comitato istituto dall’Italia dei Valori, di
cui fa parte Gianfranco Coppola, consigliere comunale e poliziotto,
Gianni D’Agata e Salvatore Di Mitri. Il gruppo continua ad indagare
sulla pista politica, infatti, Francesco D’Agata durante il
consiglio comunale, ha più volte ribadito di essere convinto
di questo, l’unico problema è che non ci sono prove che
potrebbero affermarlo del tutto.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Intanto, continuano gli interrogatori
che potrebbero portare un nuovo spiraglio per gli investigatori. Si
stanno esaminando le carte sequestrate nell’armadietto del
consigliere Basile a Palazzo dei Celestini, che ultimamente tendeva a
chiuderlo a chiave. Forse lì potrebbero esserci degli indizi
utili per indagare sulla pista politica. Chi ha agito per ucciderlo
lo ha fatto in tutta fretta, poiché Basile, a quanto si dice,
forse stava scoprendo cose molto importanti. Quella sera il paese era
pieno di gente che tornava dalla visita del Santo Padre tenutasi a
Leuca e altre persone tornavano da una festa religiosa tenutasi in
paese. Molte persone sono convinte che qualcuno ha visto la violenta
scena, ma non parla, non dà aiuto ai militari in cerca di più
prove.</p>