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UFFICIO RECLAMI
Data pubblicazione: 07/01/2009 | POLITICA
SPECCHIA | «Napoli è Napoli. Questa volta il Governo non mette la faccia»
«Emergenza accantonata? Non siamo tranquilli».
Spunta il progetto, del «Tesoretto del Salento»
L'opinione del sindaco di Specchia, Antonio Lia, alla luce di quanto deciso oggi. «La situazione che si sta verificando in provincia di Lecce ed in modo particolare nel basso Salento non può e non deve lasciarci tranquilli» dice. E illustra un progetto innovativo.

SPECCHIA | «La situazione che si sta verificando in provincia di Lecce ed in modo particolare nel basso Salento non può e non deve lasciarci tranquilli. Sono convinto che la Puglia non è la Campania, siamo in una regione ed in territori molto diversi da quelli campani, ma c’è Napoli ed il Governo ci ha messo la faccia ed è intervenuto attivamente ed energicamente. Napoli è Napoli ed ha una rilevanza mondiale. Il Salento è più distante da Roma ed il Governo, almeno quello centrale, qui non ci mette la faccia che invece mettiamo noi salentini, così come ci rimettiamo anche negli sforzi che abbiamo fatto per lanciare un territorio tra i più visitati ed apprezzati in Italia in questi ultimi anni. Potrebbe anche essere questo un motivo di disattenzione e di penalizzazione per la nostra provincia. Chi ricorda la mucillagine della fine degli anni Ottanta, che aveva invaso l’Adriatico centro-settentrionale e alcuni giornali parlavano addirittura di mucillagine lungo le coste settentrionali pugliesi, in particolare nel mare del Gargano con i suoi meravigliosi luoghi ed un mare limpidissimo, un incantato territorio che dava fastidio, perché stava attraendo il turismo tedesco e d’oltralpe, da sempre appannaggio delle coste romagnole e marchigiane. Stiamo lavorando con grande entusiasmo e attenzione intorno a un progetto che spontaneamente ha preso il titolo di «Tesoretto del Salento», con la partecipazione attiva dei mass media pugliesi ed in particolare leccesi. La gente che ci sta seguendo ci invita a non fermarci e ci fornisce suggerimenti sui quali ampliare il dibattito. Al Tesoretto che c’è, per i bellissimi territori, il mare limpido, invitante ed invidiato, i beni culturali di grandissimo interesse, i centri storici dei nostri piccoli paesi (che con Lecce ed il suo barocco attraggono sempre di più i turisti), si associa il rapporto umano che coinvolge ed affeziona quanti visitano i centri storici dei nostri paesi ed incontrano gli abitanti, la bellezza dei nostri ulivi secolari, monumenti viventi dell’agricoltura e del paesaggio salentino. Se andranno in onda le immagini di un Salento pieno d’immondizia, di discariche a cielo aperto, come accade qualche mese fa per Napoli e la Campania, potremo dire addio ai nostri sogni di crescita turistica, sociale, economica ed a quell’occupazione nei servizi turistici, che con ogni mezzo stiamo cercando di sviluppare. Se si considera che a tutto questo si aggiunge la mancanza d’acqua per l’agricoltura, e per lunghi periodi anche di quella potabile.

 

Un’agricoltura che non decolla, anzi regredisce sempre di più. Il ministero dell’Agricoltura interviene su Bruxelles per salvaguardare gli interessi dell’Emilia Romagna per il suo Parmigiano Reggiano dimenticato nelle cantine e non più ricercato come una volta poiché preda dei sostituti. Nulla, invece, viene fatto per il nostro olio extravergine d’oliva che, ormai, lo si può acquistare a € 2,00 al litro, ma senza questo essenziale condimento la cucina mediterranea non è tale. Il Salento, si caratterizza, inoltre, per la mancanza di trasporti adeguati, essenziali per essere sulle rotte interne, quindi, saremo sempre esclusi da quelle grandi, sia quelle aeree sia quelle di treni veloci, senza aggiungere altro. Fra qualche anno chi potrà dirci dove saremo e cosa potremo fare per il nostro Salento e per ridare fiducia ai giovani? Purtroppo, dobbiamo avere il coraggio di confessare che manchiamo di una classe politica propositiva e capace di affrontare con passione e determinazione i nostri problemi. Una classe politica lontana, assente dai problemi e dalla gente, dai bisogni, che non si confronta con i cittadini, gli elettori, i movimenti. Che classe politica è questa? C’è la necessità di rompere questo «sistema viziato» che vive sui clientelismi, sulle schiene piegate, che riduce la gente «al cappello in mano», al ritorno del «signuria». È ora di finirla. La nostra gente ha un’antica dignità da difendere, una spina dorsale che ha affrontato senza piegarsi l’umiliazione dell’emigrazione forzata, i furesi, i contadini, i braccianti che hanno saputo ricavare le necessità per i bisogni delle loro famiglie, anche dalle rocce, dai sassi, gli artigiani, i professori nei loro alti mestieri, gli umili a testa alta, gli innamorati, i transennati dalle parole di Don Tonino Bello che in lui riponevano grande speranza. Cosa rispondiamo a coloro che cercano un progetto di sviluppo per il Salento? È tempo di rimboccarci le maniche. Verrà il federalismo e tutto potrebbe essere più difficile, ma prepariamoci a reagire. Se sapremo ritrovare noi stessi, lo stesso federalismo potrebbe essere una risorsa per il nostro territorio. Su questo tema non si può, però, delegare, dobbiamo essere noi i protagonisti, solo così potremo sperare nel riscatto del Salento che amiamo».

 

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