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UFFICIO RECLAMI
Data pubblicazione: 14/12/2008 | ATTUALITÀ
PROTESTA | La risposta agli studenti, che tentarono di dichiarare la «morte» degli atenei
Il rettore Laforgia dopo la protesta studentesca.
«Per gli striscioni bisognava dirlo prima»
Gli universitari furono tenuti fuori dalle forze dell'ordine, che li avevano bloccati fuori dal portone d'ingresso dell'ateneo. Poi però, si è aperto per via delle urla e degli spintoni. E alcuni hanno tentarono di esibire uno striscione di protesta. La risposta del rettore.

LECCE | «Lo striscione? Doveva essere autorizzato». Sono queste le parole del magnifico rettore dell'Università del Salento, Domenico Laforgia, a seguito della protesta degli studenti avuta ieri all'interno dell'aula magna dell'Ecotekne, all'interno del plesso universitario di Monteroni. Una replica dura, un monito più che altro, che Laforgia fa agli studenti sottolineando che, così come ribadito dalle forze dell'ordine nella giornata di ieri, la manifestazione di protesta doveva essere autorizzata. Una protesta legata ai tagli del Governo, con la «celebrazione di un funerale», quello dell'università pubblica. Due gli striscioni. Uno con su scritto «Vogliamo laurearci pubblicamente», mentre sull'altro c'era scritto «non c'è niente da inaugurare» Due striscioni che si sarebbe voluto esibire all'interno del Centro congressi dell'Ecotekne, e poi una bara di cartone, che già era stata esposta a suo tempo all'interno di palazzo Codacci Pisanelli, a due passi dalla sede delle associazioni universitarie, a simboleggiare «la morte degli atenei». Gli universitari furono tenuti a bada fuori con l'intervento delle forze dell'ordine che avevano chiuso il portone di ingresso. Poi però hanno aperto a seguito delle urla e degli spintoni che si stavano consumando fuori. Quando poi, una volta dentro, alcuni di loro hanno tentato di manifestare srotolando uno dei due striscioni, c'è stato lo scontro fisico. «Con riferimento alle notizie apparse sulla stampa - sottolinea dal canto suo Domenico Laforgia - sulla dimostrazione di alcuni studenti durante l'inaugurazione dell'anno accademico, devo precisare che né io né la mia segreteria eravamo al corrente di un'azione dimostrativa organizzata dell'Udu con apposizione di uno striscione a supporto del mio intervento e che prima che cominciasse la cerimonia non avevo permesso agli studenti di portare una bara all'interno del Centro Congressi lasciando, invece, che fosse esposta all'esterno dell'edificio, in un luogo di massima visibilità. Se fossi stato informato in anticipo avrei sicuramente autorizzato l'apposizione dello striscione fin dal mattino per evitare interruzioni durante la cerimonia. Resta un insegnamento per tutti: le manifestazioni di protesta sono diritto di tutti ma devono essere dichiarate in anticipo con il giusto dettaglio in special modo in consessi a cui partecipano autorità e personalità politiche. Purtroppo la pseudo contestazione, diretta non alla mia gestione ma alle posizioni del Governo, ha focalizzato l'attenzione della stampa in modo prevalente soffocando tutte le considerazioni importanti e le riflessioni emerse durante il mio dicorso sulla condizione e sul futuro dell'Università senza peraltro rappesentare le giuste istanze degli studenti».

 

TERESA BELLANOVA (PD) | In merito all’incresciosa situazione verificatasi all’apertura dell’anno accademico, l’onorevole Teresa Bellanova del Pd sottolinea: «Il Governo vuole ridurre ulteriormente sia i finanziamenti statali che il personale spingendo gli atenei ad una auto-privatizzazione mediante la trasformazione in Fondazioni. Credo sia velleitario pensare di competere in Europa e nel mondo tagliando risorse all’Università. Innalzare la qualità dell’istruzione pubblica è presupposto indispensabile per riattivare la mobilità sociale. Gli studenti dell’Università di Lecce con lo striscione “vogliamo laurearci pubblicamente” ci dicono che vogliono essere protagonisti del loro futuro. A questi studenti va tutta la mia solidarietà ed il mio sostegno politico, la loro non è una protesta sterile, le loro richieste non offendono nessuno. Considero un gesto autoritario quello di impedire agli studenti di rivendicare anche nella aula magna del nostro ateneo quanto sancito dalla Costituzione Italiana. Non credo sia giusto impedire la libertà di opinione nei luoghi del sapere ed auspico che non si voglia avvelenare ulteriormente il clima».

 

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