di Paolo Franza
<p style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><strong>UGENTO</strong> | Macabro ritrovamento, quello fatto da parte dei componenti del comitato istituito dall’Italia dei Valori locale, dal consigliere ed agente di polizia gallipolino, <strong>Gianfranco Coppola</strong>, dall'ex carabiniere leccese <strong>Gianni D’Agata</strong>, e da <strong>Salvatore Di Mitri</strong> di Cavallino, di un altro elemento importante che potrebbe dare una svolta alle indagini sulla morte del politico Giuseppe Basile. I tre sono stati interrogati per ore dal commissariato di polizia di Taurisano. Quella camicia, a righe marroni, col taschino strappato, e sporca di sangue, macchie che probabilmente potrebbero essere riconducibili a quelle schizzate sull’aggressore nel momento in cui colpiva, coltello alla mano, il povero Peppino Basile. Ore di interrogatorio che cercano di trovare un nesso comune tra coltello a serramanico, quello trovato sotto un albero d’ulivo, in un suo fondo da un finanziere, e poi camicia e calzino sporchi di sangue. Si accelerano i tempi, infatti ad ore dovrebbero arrivare i Ris di Roma, tra lunedì e martedì, per analizzare, dunque, il coltello che sembra essere quello usato la sera dell’omicidio e poi gli ultimi tre elementi trovati la scorsa notte, quindi la camicia e i fazzolettini anch’essi macchiati, probabilmente utilizzati per pulire l’arma prima di gettarla e un calzino. Inizialmente si è parlato anche del ritrovamento di una Fiat Uno di colore blu, che apparentemente risultava rubata per via della maniglia forzata, fili elettrici tirati per mettere in moto l’auto, ma dopo i dovuti accertamenti si è appreso che l’auto risulta essere intestata al proprietario del terreno su cui è stata rinvenuta e non c’è stata nessuna denuncia per furto. I militari hanno iniziato, poco dopo la scoperta, ad avanzare ipotesi: secondo una prima ricostruzione i killer hanno ben pulito l’arma usando sia la camicia che i fazzoletti poi gettati dal finestrino, così come anche il calzino avente apparentemente la forma del coltello, tutto questo a circa 200 metri dal luogo del delitto e poi invece a 1.800 metri avrebbero gettato l’arma. Se la camicia appartenesse ad uno degli assassini, si immagina un uomo alto e snello. Ma nonostante gli ultimi aggiornamenti, il coordinatore delle indagini, il procuratore Giovanni De Palma, non esclude nessuna delle tre piste, quella passionale legata forse alle relazioni intraprese negli ultimi tempi con ragazze dell’est, anche se in paese la gente non ha mai conosciuto questo lato fin ora oscuro di Peppino e stenta a credere, e la pista politica visto che Basile era solito sollevare polveroni e quella in merito alla sua ditta edile, fallita qualche tempo fa. Ora si attendono però i Ris che potranno dare informazioni sicure.</p>