di Paolo Franza
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><strong>UGENTO</strong> | Una camicia insanguinata potrebbe dare una svolta alle indagini. Strappata in prossimità del taschino, è stata rinvenuta a duecento metri in linea d'aria dall'abitazione di Peppino Basile. A trovarla sono stati il consigliere comunale dell'Italia dei Valori, Gianfranco Coppola, che è anche agente di polizia, Gianni D'Agata, ex carabiniere di Lecce e padre di Francesco D'Agata, coordinatore provinciale dell'Italia dei Valori e Salvatore Di Mitri di Cavallino. Oltre al coltello rinvenuto qualche giorno fa, e sul quale i Ris di Roma faranno nei prossimi giorni le dovute analisi per accertarne il nesso con l'omicidio di Basile, ora si aggiungono una camicia, e una Fiat Uno, di colore blu, risultata rubata, trovata anche questa nella notte e non molto lontano dal punto in cui è stata trovata la camicia. Intanto, è trascorsa una settimana dalla tragica scomparsa di Peppino Basile, esponente dell'Italia dei valori, consigliere provinciale di Lecce e consigliere comunale di Ugento, molto conosciuto in paese e sta al pubblico ministero Giovanni De Palma mettere insieme tutti e tre gli elementi per cercare di dare una soluzione a quello che è a distanza di sette giorni diventato un vero e proprio giallo. Le indagini continuano ad essere condotte dai carabinieri della locale stazione, dal comando provinciale e dagli agenti di polizia del Commissariato di Taurisano, presenti questa notte insieme ai Vigili del Fuoco e agi uomini della scientifica. Ogni giorno, gli inquirenti, non escludono nessuna pista. L’uomo fu ucciso nella notte tra sabato 14 e domenica 15 giugno, intorno all’una e mezza, da uno o forse più malviventi che armati di coltello aspettavano il rientro del politico sotto casa. Oltre quaranta colpi di cui 19 che lo hanno colpito sino in fondo fino a farlo rimanere a terra senza vita. Dagli ultimi accertamenti, probabilmente Peppino era stato avvicinato solo per essere minacciato con il coltello alla gola, per rinfacciargli qualcosa, ma molto probabilmente dopo aver reagito, come era solito fare, è stato ucciso con le 19 coltellate. Il corpo è stato scoperto dai vicini che rientravano nel cuore della notte, in via Nizza ad Ugento, a pochi metri dalla sua abitazione. I vicini di casa del compianto Basile, sono ancora terrorizzati, non usano il telefono perché hanno paura, non escono la sera per paura di essere seguiti, vivono nell’incertezza. Nell’arco di due anni il politico ricevette parecchie minacce, la testa mozzata di un cane, un proiettile, un parabrezza rotto con due colpi di fucile a canne mozze e varie scritte sui muri che per mesi hanno circondato il paese, una delle tante era «Peppino devi morire!». In merito alle frasi però, non è stato fatto nessun interrogatorio particolare, nessun writers è stato fermato o interrogato, anche perché vengono considerate dai militari bravate giovanili, trattandosi molto spesso di insulti politici. Gli inquirenti tengono a sottolineare che nelle scorse ore non sono stati ascoltati i possibili writers, dunque, ma solo persone informate sui fatti come amici e familiari del consigliere. Non si escludono nelle indagini le due piste, quella politica e quella passionale. Si indaga sulla politica nel Comune e nella Provincia, delle amministrazioni locali, dove forse Basile potrebbe aver toccato degli interessi importanti, o con le sue prese di posizione, aver fatto infuriare qualcuno fino alla terribile vendetta. La pista passionale rimane aperta, anche se lui era separato e non aveva figli dalla moglie Ada Cairo. Negli ultimi tempi frequentava una vedova di Collepasso con la quale, la sera del delitto, erano andati insieme a ballare nel locale «Le Voilier» di Torre Pali. L’uomo aveva allacciato dei rapporti con rumene che, secondo voci di paese, stava facendo di tutto per toglierle dal giro di prostituzione. C'è poi il mistero della somma di 10mila euro che si infittisce sempre di più. La svolta potrebbe arrivare da un coltello trovato a 1,8 chilometri di distanza dal luogo del delitto, che è stato trovato da un militare della Guarda di finanza in pensione che, mentre era intento a ripulire il proprio terreno dalle sterpaglie, l'ha trovato sotto un albero, quell’ipotetica arma che ancora si trova a Lecce presso il comando provinciale dell’arma dei Carabinieri. Un coltello non arrugginito, ben pulito. Il contadino è stato interrogato subito dai carabinieri: «Non venivo qui da una settimana, ma sono sicuro: prima il coltello non c´era» avrebbe raccontato l'uomo. Un particolare importante. Perché l'arma ritrovata nel fondo agricolo, secondo i primi accertamenti, è compatibile con quella con cui Giuseppe Basile è stato assassinato mentre rientrava a casa sabato notte. L’ipotesi che gli inquirenti hanno avanzato è quella che il killer avrebbe cancellato le possibili tracce di sangue durante la fuga e che poi avrebbe gettato il coltello a serramanico. L'inchiesta, con il passare del tempo, diventa sempre più complessa. Infatti, tra lunedi e martedì prossimo nella città ugentina arriveranno i Ris di Roma che analizzeranno poi in laboratorio ogni reperto recuperato sulla scena del delitto. Ma l’incarico principale, sarà scoprire se il coltello rinvenuto è l’arma che ha ucciso Giuseppe Basile.</p>