Data pubblicazione: 23/10/2008 | POLITICA
Emergenza idrica, la Puglia a secco. Palese: «Si chieda alla Corte europea d'intervenire»
In Puglia non piove, e leccesi, brindisini e tarantini sono sempre più alle strette. Annunciati ulteriori diminuizioni nell'erogazione di acqua, che potrebbe davvero costituire un'emergenza. Polemico il centrodestra, con Palese (Fi) e Marmo (An) sul piede di guerra.
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>LECCE</strong> | Non si
placano le situazioni di emergenza idrica in Puglia. In particolare
il Salento vedrà nei prossimi giorni diminuire la propria
soglia di pressione dell'acqua nelle case. Probabilmente, se si
dovesse andare avanti così, in Puglia si prospetterebbe uno
scenario da terzo mondo, dove l'acqua diventa ogni giorno un bene più
prezioso e raro. L'Acquedotto pugliese è pronto a ridurre la
pressione ulteriormente già nei prossimi giorni, in
particolare un cambiamento radicale potrebbe aversi già il 27
ottobre prossimo, dove sul territorio pugliese il calo sarà
particolarmente sentito. L'autorità competente alla gestione
degli invasi di Basilicata infatti, ha ritenuto necessario ridurre
ulteriormente le dotazioni idriche assegnate ad Acquedotto pugliese
dall'invaso di Monte Cotugno per consentire una maggiore durata ella
ridotta scorta idrica attualmente presente nello stesso. A partire
dal 27, dunque, su tutto il territorio pugliese saranno anticipate
alla mattina le quotidiane manovre di regolazione idraulica che
dureranno fino alle primo ore del mattino successivo. I più
colpiti saranno quei cittadini che abitano nelle zone alte dei paesi,
oppure negli stabili sprovvisti di autoclave, o comunque tutte quelle
realtà che risulteranno prive di capacità di accumulo.
È per questo che i funzionari dell'Acquedotto raccomandano ai
cittadini di razionalizzare al massimo i consumi, proprio per evitare
ogni forma di spreco.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Le opposizioni, intanto,
protestano. Il consigliere regionale di An, <strong>Nino Marmo</strong>, sottolinea
come sempre più intollerabile sia questa situazione, dove il
governo Vendola «risulta irresponsabile»: «Mentre i
pugliesi, a partire da lunedì 27 dovranno fare i conti con
un'ulteriore restrizione nelle erogazioni che non potrà questa
volta non essere pesantemente avvertita dalla popolazione». Ed
è proprio in situazioni d'emergenza che certi temi d'interesse
ambientale tornano alla ribalta. Pensiamo ad esempio ai dissalatori,
che potrebbero far recuperare dal mare, quel patrimonio primario di
cui oggi se ne sente sempre più la mancanza: «Apprendiamo
dall’assessore Losappio che i progetti dei dissalatori dovranno
essere anche sottoposti a procedure di Via di cui conosciamo bene i
tempi e gli inghippi, tanto più quando sono pilotati, come
oggi alla Regione Puglia, da noti cultori dell’ideologia del veto e
del divieto, e se questi sono politicamente collegati ai movimenti
«contro» dei luoghi interessati (per esempio ai
fondamentalisti di Manduria). A sua volta l’assessore Introna,
ripetendo per l’ennesima volta in tre anni e mezzo l’ormai
patetica litania sull’indispensabilità di opere che non è
cronicamente capace di realizzare, candidamente aggiunge che non sa
ancora dove collocare i sempre più fantomatici dissalatori.
Intanto, continuiamo stancamente ad audire in Commissione soggetti ai
quali evidentemente manca la coscienza della drammaticità di
una situazione che a Natale potrebbe essere addirittura esplosiva».
Marmo poi, sottolinea una sorta di «scaricabarile», in
cui il presidente della Regione, Nichi Vendola, sembrerebbe gettare
responsabilità al governo nazionale: «Quanto alla
richiesta di risorse al governo nazionale da parte del governo
Vendola, che ha lasciato praticamente intonso un miliardo di euro
destinato ad impianti idrici e che soltanto poche settimane fa si è
deciso a riconoscere di non essere stato capace di spendere 173
milioni per i tre suddetti dissalatori, siamo di fronte al solito,
volgare tentativo di scaricare su altri le proprie responsabilità,
di fatto fuggendo dal luogo del delitto dopo avere provocato una
tragedia».</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Dello stesso parere anche
il capogruppo consiliare di Forza Italia, <strong>Rocco Palese</strong>, che
esprime solidarietà al sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, e
allo stesso tempo pensa ai comuni leccesi, che potrebbero avere forti
ripercussioni dalla riduzione del 27: «Aqp nella continuità
e nella coerenza tra il filosofo dell’acqua Petrella e l’esperto
in lampade votive, Monteforte, risponde oggi con ulteriori riduzioni
idriche a partire da lunedì prossimo. Se questa settimana
l’acqua nelle case dei pugliesi arrivava per tre-quattro ore al
giorno, da lunedì prossimo forse arriverà al massimo
per un’ora. E mentre i nostri rubinetti sono a secco, la Giunta
Vendola fa partire il nuovo magistrato-carrozzone da un milione di
euro l’anno e batte cassa al Governo nazionale chiedendo 190
milioni di euro dopo averne appena persi 173 per i dissalatori. Né
si comprende come mai oggi, in piena emergenza, il Governo regionale
dica che in quattro mesi si faranno due dei tre dissalatori che in
quattro anni non sono stati fatti. Il furore ideologico dell’acqua
pubblica, la poesia e le passerelle del presidente Vendola che con
elmetto in testa inaugurava mesi fa gli impianti di telecontrollo
delle perdite mentre teneva bloccate tutte le grandi opere contro la
sete, hanno riportato la Puglia ai tempi del Medioevo. Intanto, i
pugliesi continuano a pagare l’acqua più cara d’Italia, le
tasse regionali più alte di prima. Ci sarebbero tutti i
presupposti per ricorrere alla Corte europea dei diritti dell’uomo:
la manifesta incapacità della Giunta Vendola, unita alle
vessazioni di tariffe e tasse aumentate, a fronte di rubinetti a
secco costituiscono certamente violazione grave di diritti e
ingiustificata interruzione di pubblico servizio. La Regione e
l’Acquedotto Pugliese non hanno alcun titolo per continuare a
pretendere che i cittadini paghino senza avere in cambio un servizio
essenziale come l’acqua».</p>