<p style="text-align: justify;"><strong>LECCE</strong> | Come ben molte persone già sanno, da oggi, la dotazione idrica destinata alla Puglia, comprendendo anche il Salento, è stata ridotta di 500 litri al secondo. La scelta è stata presa per cercare di alleggerire la carenza di acqua causata dalla mancanza di pioggia. Per questo motivo, l’Acquedotto Pugliese, che gestisce le risorse idriche, ha deciso di diminuire l’erogazione idrica. In merito a questa decisione, interviene il consigliere regionale del Pdl <strong>Saverio Congedo</strong>: «Doveva succedere ed è successo. Da oggi nelle case dei Pugliesi, e soprattutto dei Salentini, entra meno acqua, come se già non bastassero le restrizioni a cui larga parte del nostro territorio era da tempo adusa. È la conseguenza inevitabile del combinato disposto della sub-cultura pesudo-ambientalistica che si oppone a tutto ed al contrario di tutto e della desolante inettitudine del Governo della Regione al quale i governi di centrodestra avevano consegnato progetti di risanamento e potenziamento degli impianti con relative risorse pari a 1 miliardo di euro che a distanza di tre anni e mezzo- giacciono ancora irrealizzati e con i fondi sempre più a rischio di perenzione. Tra tali progetti – continua Congedo - i tre dissalatori da 173 milioni di euro di cui l’Acquedotto Pugliesi ha qualche giorno fa comunicato il sostanziale accantonamento, e che erano finalizzati soprattutto a dare acqua proprio al nostro territorio. Il governo Vendola – conclude - è così riuscito a far retrocedere di decenni la condizione civile della nostra Regione, senza peraltro che nessuno si degni di assumersene la responsabilità e di trarne le doverose conseguenze». <br /><br /><br />Ad intervenire è anche il capogruppo consiliare di Forza Italia, <strong>Rocco Palese</strong>. «Dal filosofo dell’acqua Petrella all’esperto di lampade votive Monteforte all’Acquedotto Pugliese, dalla società (illegittima) per la gestione dell’Acqua al magistrato delle Acque, copiato dal Veneto ma non altrettanto istituzionale e creato solo per dare una poltrona ad un manager targato Pd rimasto a terra, e ad una pletora di altri personaggi certamente organici al centrosinistra e altrettanto certamente pagati dai cittadini. Sullo sfondo tariffe – continua Palese - che sono tra le più alte d’Italia e che, ovviamente, vengono pagate dai consumatori esattamente come i danni dei fondi persi per tre dissalatori che avrebbero garantito 60 milioni di metri cubi d’acqua all’anno. Idem per le campagne pugliesi assetate e l’agricoltura messa in ginocchio e per i rubinetti a secco nelle case pugliesi. Quella della giunta Vendola fin dal primo giorno, non è stata certamente la politica dell’acqua, ma la politica della sete. La più grande azienda della Puglia, l’Acquedotto, è stata prima paralizzata dai mancati investimenti (persino il filosofo Petrella lo denunciò mentre andava via sbattendo la porta), poi addirittura privata di importanti finanziamenti, 170 milioni di euro, già destinati ai dissalatori che la giunta Vendola non riuscirà mai a fare. Dal primo gennaio scorso sono state aumentate tutte le tasse ai cittadini e alle aziende pugliesi, le tariffe idriche in Puglia sono tra le più care d’Italia e in cambio il Governo Vendola e l’Acquedotto non riescono neanche a far uscire l’acqua dai rubinetti? Siamo ad una vergogna senza precedenti, - conclude - siamo in una Regione ferma ai tempi della preistoria in cui c’era acqua solo se pioveva e l’energia arrivava solo dal sole, dal mare e dal vento. La Puglia di Vendola sembra una regione d’altri tempi, in cui non si fanno più grandi opere pubbliche e lo sviluppo è sostituito dalla danza della pioggia».<br /><br /><br />Il capogruppo dell’Udc, <strong>Gino Caroppo</strong>, esprime la sua opinione in merito al problema idrico. «Sono tornati i tempi bui e tristi in cui il rifornimento idrico era assicurato nei paesi e nelle città dal servizio autobotti perché quello tradizionale era carente se non addirittura inesistente. Altro che autosufficienza e lotta agli sprechi. Per la Puglia – continua - la questione acqua da oggi è un ritorno al Medioevo ed a ricondurci a questa era ci ha pensato la giunta di sinistra, colpevole di aver dilapidato un patrimonio irrecuperabile, quattro anni trascorsi a filosofeggiare in questioni distanti anni luce dalle attese e dai bisogni dei cittadini. Le pratiche gestionali di Petrella, il filosofo dell’acqua imposto dalla ideologia radicale alla guida di Aqp, non hanno lasciato la minima traccia, se non il rammarico di aver gettato alle ortiche tempo che poteva essere meglio impiegato, con la conseguenza che da oggi le famiglie dell’intera Puglia riceveranno nelle abitazioni acqua razionata ed in orari prestabiliti, così come avveniva più di venti anni fa. È grave che questa condizione, che tutti ritenevamo definitivamente superata, si ripresenti, ma è inconcepibile che di crisi idrica si continui a parlare senza mettere in campo adeguate contromisure, nonostante da diversi mesi si conosca la situazione degli invasi che ospitano ormai acqua appena sufficiente a soddisfare le esigenze dei pugliesi di qui e sino a fine anno. La giunta regionale – conclude Caroppo - ha la grossa responsabilità politica di aver consentito questa situazione che, ampiamente prevista, doveva essere affrontata con soluzioni alternative nel caso in cui, come purtroppo sta avvenendo, le piogge non avessero rimpinguato le scorte idriche».<br /><br /><br />Prontamente, il capogruppo consigliare del Pd,<strong> Antonio Maniglio</strong>, risponde alle dichiarazioni rilasciate dalla minoranza. «I colleghi Congedo e Caroppo non si sforzano neppure di leggere i giornali e gli atti consiliari. Trasformare in polemica politica una calamità naturale, come la scarsità d’acqua, è prova di un cinismo irresponsabile che per un presunto pacchetto di voti calpesta ogni comportamento di serietà e correttezza. E forse, - continua Maniglio - in coerenza con questo inedito stile, la destra potrebbe proporre anche di dichiarare guerra alla Basilicata. Eh sì, perché l’acqua che non c’è, è proprio quella delle dighe lucane. Siamo seri. La Puglia, come è noto, non ha risorse idriche sufficienti. E per questo vanno attivati interventi in grado di utilizzare al meglio l’acqua disponibile. Certo, se fossero in funzione i tre dissalatori programmati avremmo limitato i danni. Ma i dissalatori non ci sono, per resistenze delle popolazioni o per errori compiuti. A Manduria non c’è un solo partito che abbia avuto la forza di dire che il dissalatore del Chidro è utile. Nessuno. E altrove, come a Brindisi, il dissalatore era stato previsto, non certamente da Vendola, in una zona inquinata. Ma la Regione non è rimasta a guardare e con legge che voteremo a breve puntiamo a superare tutti gli ostacoli. Anche le misure approvate nell’ultimo consiglio regionale vanno in direzione di una nuova politica per l’acqua. Mi riferisco all’utilizzazione per fini irrigui delle acque depurate, che non saranno più versate in mare né scaricate in falda; penso alla nuova società “Acqua”, e all’istituzione di un’agenzia dell’acqua che consenta un più efficace governo di una risorsa sempre più carente e preziosa. E penso – continua - al lavoro fatto da Aqp per ridurre le perdite, 151 milioni di investimento per la ricerca perdite e 35 milioni per la sostituzione dei contatori, al potenziamento dei potabilizzatori, allo sblocco delle tante opere infrastrutturali che dal 2005 al 2008 sono passate da 45 a 500 milioni. E anche alle opere destinate al Salento, l’area che soffre di più la carenza di acqua, ossia la condotta Seclì-Sant’Eleuterio e il Sifone leccese che proprio in questi mesi sono stati appaltati. Di fronte a questo lavoro straordinario, - conclude Maniglio - tendente a recuperare il tempo perso, la destra si esibisce con quattro parole distruttive e irresponsabili. E lo fanno proprio mentre con la finanziaria 2009, come denunciato dalla Coldiretti, stanno tagliando pesantemente (-55 milioni) i contributi destinati alle opere irrigue. Questa è la politica della destra».<br /><br />La decisione dell’Aqp interessa non solo il Salento, ma tutta la Puglia, compresa Taranto. «Ci risiamo, per i cittadini della provincia di Taranto da oggi e per qualche settimana si prospetta un’altra emergenza idrica. Sembra un film già visto. Un film orribile con i tarantini inn coda davanti alle autobotti nel luglio 2007 ma gli autori di questi misfatti sono ancora al loro posto, guidano ancora la Regione Puglia». Ad intervenire è<strong> Nicola Tagliente</strong>, consigliere regionale di Fi e Pdl, sche ferra un duro attacco ai vertici della giunta regionale pugliese ed in particolare dell’assessore Introna. «Da questa mattina – spiega Tagliente – l’autorità di bacino del Sinni, d’intesa con l’Aqp, dai rubinetti dei cittadini delle province di Taranto e del Salento sgorgano 650 litri d’acqua in meno al secondo. Ma – aggiunge il consigliere regionale forzista – dal 27 ottobre la riduzione d’acqua arriverà a quota 1.250 litri in meno al secondo. Si rischia di nuovo l’emergenza tant’è che l’Aqp ha già allertato le prefetture per istituire un servizio di autobotti. Ora basta! Il ritardo elefantiaco nella progettazione del dissalatore sul fiume Chidro di Manduria in cui la Regione sta cedendo, di fatto, alle pressioni di un ambientalismo esasperato non può assolutamente – commenta Tagliente – mettere in ginocchio un’intera provincia. Per questo, visto in questa direzione il suo fallimento, l’assessore regionale alle risorse idriche, Onofrio Introna, dovrebbe dimettersi. Sarebbe un bel gesto». <br /><br /><br />Intanto domani, alle 11.30 nella ex sala giunta al secondo piano del palazzo del Consiglio Regionale della Puglia in Via Capruzzi, subito dopo la conferenza stampa del Sen Giovanardi e del consigliere Zaccagnino, capigruppo e consiglieri regionali di Forza Italia, Alleanza Nazionale, Puglia Prima di Tutto, Udc, terranno una conferenza stampa per illustrare nel dettaglio le pesanti responsabilità del governo Vendola sulla grave emergenza acqua che sta assetando la Puglia.</p>