<p style="text-align: justify;"><strong>CAMPI SALENTINA</strong> | Ha preso il via a Campi Salentina la Fiera Madonna della Mercede, giunta quest’anno alla sua 211a edizione. Tante le tante novità, a cominciare dalla mostra, inaugurata ieri presso il centro fieristico della zona industriale di Campi Salentina sull’enogastronomia, intitolata «Parco del Negroamaro». All’interno del padiglione centrale del complesso fieristico sono stati allestiti numerosi stand con i diversi prodotti tipici del Salento, primo fra tutti il vino che costituisce da sempre uno degli elementi centrali dell’economia di questo territorio e uno dei punti di forza per il Salento e per la Puglia in generale. Sempre ieri, a partire dalle 19, ha avuto luogo un importante convegno dal titolo «Aiuti alla distillazione per favorire la qualità dei vini pugliesi» tenutosi nella sala conferenze del Centro Servizi, sempre nella zona industriale. Nel corso dell’incontro, al quale hanno preso parte numerosi esponenti del mondo politico e non solo, si è cercato di capire come fare qualità ovvero come realizzare un buon prodotto, un prodotto che sia competitivo sul mercato italiano così come su quello internazionale. Moderatore dell’incontro, il giornalista del Tg3 regionale, <strong>Michele Peragine</strong>. Ad aprire la tavola rotonda è stato il saluto del sindaco di Campi Salentina, <strong>Massimo Como</strong>, il quale, dopo aver salutato i numerosi presenti, ha guardato al passato con un pizzico di rammarico ricordando come la città di Campi abbia commesso in passato il grande errore di non investire fino in fondo in un settore così importante come quello vitivinicolo. «La nostra città – ha affermato il primo cittadino – ha perso davvero una grande occasione storica: quella di puntare su un settore che tradizionalmente ci rendeva protagonisti nel panorama vitivinicolo salentino. Purtroppo le cose sono andate in maniera diversa e adesso scontiamo un’arretratezza in questo settore che difficilmente potrà essere riempita». È stata poi la volta del saluto di <strong>Giovanni Gabriele</strong>, presidente dell’Ente Fiera, il quale ha voluto riportare all’attenzione dei presenti il problema del rapporto tra nord e sud. «Purtroppo ancora oggi – ha dichiarato Gabriele – aziende grandi e grandi imprenditori vengono qua da noi, acquistano le nostre uve, le portano al nord per produrre poi un vino con un marchio che poco ha a che fare con la Puglia e il Salento. Questo è qualcosa che deve assolutamente essere contrastato e combattuto. In Italia, infatti, sono pochissime le aziende che, oltre a mettere il loro marchio, specificano poi sull’etichetta che l’uva proviene dalla Puglia». «Noi, però, - ha proseguito il presidente dell’Ente Fiera – abbiamo la terra fertile, l’uva buona. Perché allora non possiamo portare il nostro prodotto, il nostro vino allo stesso livello?». Gabriele ha poi concluso il suo intervento lanciando un appello alle istituzioni affinché sostengano questo settore troppo spesso messo in secondo piano. «Ci sono – ha concluso il presidente – molti problemi e le istituzioni, dalla Provincia fino al Governo centrale passando poi anche dalla Regione, sono lontane, lontanissime. Così come sono lontane le banche che non aiutano le aziende nel momento del bisogno. Bisogna allora cercare di dare una svolta affinché il nostro prodotto e la nostra uva resti qui nel nostro territorio. E bisogna anche dare una svolta affinché le nostre cantine portino i loro prodotti fuori dall’Italia per farli conoscere anche nel resto del mondo perché è davvero un peccato vedere la nostra uva con un altro nome, un’altra etichetta».</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;" lang="it-IT">A prendere la parola è stato poi <strong>Angelo Mac</strong>i, presidente della Cantina Due Palme di Campi Salentina, una delle realtà più grandi del nostro territorio grazie ad un’etichetta che nel corso degli anni è riuscita ad imporsi sul mercato nazionale ed internazionale. Il merito del successo, secondo quanto dichiarato dallo stesso Maci, sta nell’amore, nel grande desiderio di crescere e di affermarsi, ma anche in una serie di interventi mirati che hanno fatto della Cantina Due Palme un vero e proprio motivo di orgoglio per il Salento. Maci, nel suo intervento, ha voluto mettere in evidenza il problema dell’estirpazione. «Un evento drammatico – ha affermato – che personalmente come Cantina non ci tocca, ma che sappiamo tutti andrà a colpire soprattutto le piccole cooperative, quelle più deboli. Con il passare del tempo, infatti, il rischio sarà quello di non avere più vigneti nel nostro amato Salento. Tutto questo perché la Comunità Europea quattro anni fa ordinò di estirpare ben 400mila ettari di vigneto. Una cosa davvero assurda. Già all’epoca io lanciai l’allarme. Un allarme che adesso, con il passare degli anni, si sta facendo sempre più forte e che deve trovare risposta». Maci ha quindi lanciato un appello forte e chiaro. «La qualità dell’uva e si conseguenza del vino in Puglia e in particolare nel Salento è ottima. Bisogna allora evitare che queste grandi quantità di uva vengano portate al nord per essere poi trasformate in vino Trentino, Veneto, Piemontese e così via. Tutti noi chiediamo alle istituzioni degli economici al fine di salvare la qualità del nostro vino e del nostro territorio». Forte sostegno alle istituzioni è stato chiesto anche da <strong>Salvatore Romano</strong>, consigliere comunale con delega all’Agricoltura. «Quest’anno, come spesso accade, abbiamo avuto una forte siccità. L’assessore Regionale all’agricoltura, davanti a questo fenomeno, avrebbe dovuto lanciare un segnale d’allarme. Questo però non è stato fatto. La mia preoccupazione però non riguarda solo la coltivazione della vite, ma anche il modo in cui vengono sfruttati gli alberi d’ulivo. Il Salento, infatti, ha tantissimi alberi, uno più bello dell’altro, che hanno bisogno di sostegno da parte delle istituzioni, hanno bisogno di essere tutelati e protetti. La Regione deve quindi, a mio avviso, prevedere che gli ulivi, oltre ad essere utilizzati per produrre olio, vengano anche utilizzati per assorbire l’anidride carbonica presente nell’aria. Sono quindi questi, secondo me, i problemi che devono essere affrontati dai nostri politici perché la vite e l’ulivo sono due beni troppo importanti, troppo preziosi per essere messi da parte». A prendere la parola è stato poi <strong>Roberto Schivone</strong>, delegato alla programmazione del progetto «Il Parco del Negroamaro» della Provincia di Lecce, il quale ha voluto porre al centro dell’attenzione un altro grande problema del nostro territorio e del nostro vino: la competitività. «Secondo me – ha affermato Schiavone – nel momento in cui un vino va in distilleria è una sconfitta. I nostri son vini buoni, eccellenti e considerarli come base di un distillato è un vero e proprio delitto. A mio avviso, quindi, invece di domandarsi e di discutere su come aiutare la distillazione per favorire la qualità dei nostri vini, bisognerebbe pensare a come fare ad affermare sempre più i nostri prodotti sul mercato. Bisogna anche ammettere che il nostro vino non è remunerativo per coloro che lo producono. Il problema che mi pongo è allora quello di capire come si può mantenere una produzione agricola, con tutti i suoi problemi e tutti i suoi costi, competitiva e come al tempo stesso renderla remunerativa. Per fare ciò io credo sia necessaria una riorganizzazione del settore della produzione. Bisogna reimpostare l’impresa agricola, l’attività degli strumenti di supporto e di aiuto ai nostri imprenditori e bisogna rilanciare il nostro territorio perché dietro ad ogni vino c’è un territorio. Se lavoriamo insieme questo potrebbe essere un ottimo punto di partenza per il futuro del nostro amato Salento. Dobbiamo cercare a tutti i costi di mantenere integro questo territorio, valorizzarlo e promuoverne le risorse».</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;" lang="it-IT">A presentare i dati relativi alla vendemmia 2008 è stato <strong>Leonardo Palumbo</strong>, presidente dell’Assoenologi di Puglia, Basilicata e Calabria. «Quella di quest’anno – ha dichiarato Palumbo – è stata una vendemmia eccellente. Abbiamo registrato un aumento di produzione del 15-16 per cento passando così dagli oltre 5 milioni di ettolitri del 2007 ai quasi 7 milioni di quest’anno. Anche il calendario della vendemmia è stato regolare grazie all’assenza di grandi problemi climatici». L’appello che Assoenologi lancia però è rivolto come sempre al mondo della politica che troppo spesso mette da parte un settore importante come quello dell’agricoltura. «In questa fase di trasformazione – ha concluso Palumbo – è importante evitare di mettere in campo tutti quei tagli al sud nel settore dell’agricoltura. Il nostro Mezzogiorno, infatti, ha bisogno di investire in infrastrutture per rendersi sempre più competitivo ed affrontare le sfide globali. Per aiutare il settore vitivinicolo pugliese bisognerebbe a mio avviso tutelare i nostri vini dandogli il nome del territorio di origine. Potrebbe essere questo un piccolo gesto, ma anche l’inizio di una progressiva crescita». La parola è poi passata a <strong>Mario Vadrucci</strong>, componente della Commissione attività produttive della Regione Puglia. «Quello che mi ha colpito – ha dichiarato Vadrucci – è che un ettolitro di vino nostro costa quanto una bottiglia di Chianti. Credo che questo sia uno dei problemi dal quale dobbiamo trarre forza per cercare di chiedere come Puglia e come economia che gli errori del passato non si ripetano. Credo però che questa sia solo una parte del problema. L’altra grande questione è legata alla commercializzazione dei nostri prodotti. Noi siamo bravi a produrre vino di ottima qualità, ma non siamo altrettanto bravi a venderlo. La nostra consapevolezza, da politici così come da cittadini, deve essere quella che questi cinque anni che abbiamo di fronte devono essere sfruttati per crescere. Dobbiamo quindi utilizzare al meglio gli ultimi fondi che abbiamo perché altrimenti non saremo in grado di creare più niente per il futuro, per i nostri figli, per la nostra economia e per il futuro della Puglia».</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;" lang="it-IT"><strong>Salvatore Ripa</strong>, Presidente della Coldiretti di Brindisi, ha voluto invece puntare il dito sugli interventi tampone che, dal suo punto di vista, servono solo in parte a salvare l’economia e hanno una durata solo nel breve periodo. «Siamo in un momento di crisi molto forte – ha dichiarato Ripa –e un intervento tampone non può essere d’aiuto. Per il lungo periodo bisognerà, infatti, cambiare rotte e avviare una serie di riflessioni approfondite che guardino ai comportamenti della filiera così come al mercato della commercializzazione». A chiudere i lavori sono stati gli interventi di Giuseppe Ferro, direttore dell’area di sviluppo rurale della Regione Puglia, presente al convegno in sostituzione dell’assessore Regionale alle Risorse Agroalimentari, <strong>Enzo Russo</strong>, e del capogruppo del Pdl alla Regione Puglia, <strong>Rocco Palese</strong>. Il primo ha voluto lanciare una serie di messaggi positivi mettendo in evidenza le attività e le iniziative che la Regione porterà avanti nel corso di questi anni. Punto sul quale ha voluto insistere è quello della formazione. «C’è bisogno – sostiene Ferro – di una formazione a 180 gradi e a tutti i livelli perché solo in questo modo il nostro vino può crescere ancora ed imporsi sul mercato. Grande importanza deve essere data anche alla costruzione di una nuova mentalità capace di guardare al vino come ad un bene e ad un punto di forza per l’intero territorio pugliese e salentino». Rocco Palese ha chiuso il convegno affermando che l’agricoltura ha sempre costituito per la Puglia un settore importante, un settore che, guardando ai dati Istat, quest’anno sembra essere in netto calo. «La gente vuole segnali forti, interventi diretti. Io sono ottimista perché sono convinto che la gente alla fine ce la fa sempre a superare i momenti di crisi, ma sono anche preoccupato perché la politica sembra non prendersi a cuore un problema così importante come quello dell’agricoltura che per la Puglia è vitale e centrale. Mi auguro allora che dalle istituzioni arrivino segnali importanti». Tutti d’accordo quindi nell’affermare e nel chiedere a gran voce un intervento serio da parte delle istituzioni nel campo agroalimentare perché beni come il vino, l’olio e in generale tutti i prodotti pugliesi sono di altissima qualità e devono trovare il giusto spazio nel mercato nazionale così come in quello internazionale. Politiche a favore dell’agricoltura, formazione a tutti i livelli, migliore qualità dei prodotti e giusta commercializzazione degli stessi. Sono questi i punti principali sui quali bisogna insistere per valorizzare il territorio pugliese, un territorio così ricco e pieno di risorse.</p>