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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>LECCE</strong> | Ma poi
com'è andata a finire la partita? Non il risultato, quello è
noto a tutti. L'Italia a Lecce non è di tutti i giorni ed è
facile pensare che qualcuno con cattive intenzioni abbia avuto l'idea
di distruggere qualcosa. Non è un caso che a Lecce, i
controlli abbiano portato un bilancio decisamente notevole, non tanto
per i tifosi che hanno raggiunto lo stadio di via Del Mare, quanto
per tutte quelle persone che si sono «divertite» a
sfasciare auto nei pressi delle vie adiacenti. Lo stadio di via Del
Mare, che ha aperto le porte ai tifosi a partire dalle 17 di ieri, ha
visto un'affluenza piuttosto notevole di tifosi. Come detto, i
montenegrini non hanno incrociato il tifo italiano, anzi, già
nelle prime ore in cui hanno preso d'assalto le vie del centro della
città, come piazza Sant'Oronzo e piazza Mazzini, sono stati
scortati dalle forze dell'ordine. Il tragitto per gli italiano è
cominciato alle 17,30, quando i tornelli sono stati presi d'assalto
per aggiudicarsi i posti migliori sugli spalti, mentre le forze
dell'ordine, hanno scansionato ogni testa, per cercare di individuare
qualche facinoroso, o comunque per evitare disagi. Che non ci sono
stati, se dovessimo fare un bilancio a stretto raggio. Ma se
allarghiamo l'orizzonte della nostra visuale, a qualche chilometro di
distanza, nelle vie adiacenti a quelle dello stadio, ma sempre in
periferia, alcuni balordi hanno guardato alle auto con interesse.
Tanto che le hanno griffate a dovere.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Le forze dell'ordine si
sono concentrate sulla massa di gente che stava raggiungendo la
location della competizione sportiva, ma i controlli nei dintorni non
son mancati. Nonostante ciò, l'attenzione dei poliziotti si è
soffermata su un paio di persone. Una che era stata rionosciuta come
persona interessata da provvedimento Daspo, e che quindi non avrebbe
potuto accedere allo stadio. E poi un secondo, che dopo essere
entrato all'interno si è dato a un saluto romano proprio
durante l'inno nazionale, che come si sa è il simbolo della
democrazia e libertà del nostro Paese. E per questo motivo, in
due sono stati condotti negli uffici della Questura leccese, per
ulteriori controlli che gli sono valsi, a testa, un fermo. Il punto
è, che a poco distanza si stava consumando un vero e proprio
attentato alla incolumità del patrimonio dei cittadini. Un
gruppo di cattivi, infatti, si sono avventati sulle auto di via
Rapolla, una strada curva che poi fa angolo, e che è incollata
al viale dello Stadio. Via Rapolla si trova in periferia, nelle
vicinanze di altre traverse, chiuse, come via Rovereto, via
Marzabotto, e via Livigno, a due passi dalla tangenziale est.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Insomma, il gruppo ha
sfasciato tutto. O meglio, ha messo ko quasi tutte le autovetture che
si trovavano in quella via, circa una ventina. Ad alcuni hanno rotto
il parabrezza, ad altri il lunotto, oppure si sono addirittura
divertiti a fare centro sugli specchietti retrovisori,
distruggendoli. Auto danneggiate sui vetri, così come sulla
carrozzeria. I più sfortunati (se in questo caso è
lecito fare una distinzione) sono stati probabilmente quelli che si
sono visti rompere la carrozzeria. Qualcuno pi «clemente»
si è divertito con lo spray a imbrattare le auto con paio di
lettere «Ul». Altri invece, hanno voluto pare di più,
e allora, armati di punteruolo o comunque di oggetti appuntiti,
chiodi, chiavi e pietre si sono avventati su alcune auto lasciando la
firma. «Ultrà Lecce» si legge a stampatello
maiuscolo. Quasi una firma di riconoscimento. Le auto maggiormente
colpite sono state quelle dei baresi e dei brindisini, prese di mira
rispetto ai vicini di casa. Non solo, se qualcuno pensava che Bari e
Brindisi potessero essere un modo per attirare l'attenzione sugli
ultrà, sta che altri si sono avventati sulle auto degli
automobilisti leccesi e della provincia che si trovavano lì o
avevano parcheggiato l'auto.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Frange di tifo
organizzato? Questo non lo sappiamo. Probabilmente no, stando alle
parole del dirigente della Digos di Lecce, Raffaele Attanasi: «Il
tifo organizzato - sottolinea - non ha mai dato segni di questo tipo.
E probabilmente azioni vandaliche riconducibili a personaggi del
genere sono da escludere». Sta di fatto che da Lecce non sono
stati individuati gruppi di tifosi con presunte cattive intenzioni,
tanto prima della gara, quanto dopo. Come che sia, i malfattori hanno
dato un segno evidente della loro presenza, ma il gesto a quanto
pare, sarebbe da attribuire a poche teste calde. Una partita da non
dimenticare, questa leccese per la qualificazione dell'Italia ai
mondiali sudafricani 2010, che da non dimenticare, per alcuni, non lo
sarà assolutamente.</p>