di Valentina Maniglia
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><strong>MELENDUGNO</strong> | Un ingente quantitativo di rifiuti «speciali e pericolosi»,
in quanto presumibilmente costituiti da amianto, giaceva abbandonato su un
terreno a bosco di leccio nella masseria don Egidio Agro del comune di
Melendugno, nei pressi della strada provinciale Melendugno-Borgagne. G<span>li agenti della Stazione Forestale di Otranto alle dipendenze del Comando
Provinciale del Corpo Forestale dello Stato</span>, dopo averne constatato la pericolosità,
hanno subito provveduto a sequestrare il materiale e ad individuare il
proprietario del terreno, un uomo di Caprarica residente a Lecce, nominato
custode giudiziale. I rifiuti erano costituiti da onduline, in genere usate per
ricoprire tetti, <span> </span>di eternit, una mistura
di fibre, prevalentemente di amianto e cemento, in pessimo stato di
conservazione, danneggiati e con numerose crepe.</p>
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<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><strong>L'AMIANTO E I SUOI ASPETTI NOCIVI</strong> | L’amianto, in natura
un materiale molto comune, è stato frequentemente impiegato fino agli anni
ottanta, per la costituzione di una miscela che, assieme al cemento, dà come
risultato l’eternit. Questo materiale, poiché molto resistente, anche al
calore, veniva utilizzato in vari modi: dalla costruzione di edifici a quella
dei treni, fino all’impiego nelle tute dei vigili del fuoco. Il suo utilizzo però,
ritenuto dannoso in seguito al riconoscimento dei suoi effetti da parte dell’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, è
stato vietato in Italia a partire dal 1992. Respirare solo una fibra di amianto
può infatti provocare, e gli effetti sono riconoscibili solo nel tempo, l’asbestosi,
una malattia polmonare cronica, il mesotelioma pleurico, una neoplasia che colpisce le
cavità sierose del corpo, e il cancro ai polmoni.</p>