Data pubblicazione: 15/10/2008 | AMBIENTE
Sta nascendo una nuova centrale. È in pericolo la salute dei cittadini?
Calimera. Un nuovo impianto da biomasse potrebbe sorgere nel Salento. La notizia arriva direttamente dai tavoli della Cia di Lecce, che proprio in queste ore ha firmato un accordo con la Fiusis srl per la creazione di una filiera corta.
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>CALIMERA</strong> | Nella
cittadini della Grecìa Salentina potrebbe sorgere un nuovo
impianto per la produzione di energia elettrica da biomasse. Il tema della produzione
d'energia alternativa da combustione di scarti derivanti
dall'agricoltura o da oli vegetali è un tema sempre attuale, tanto che in paese si organizzò un convegno a tema lo scorso 19 settembre, per discutere delle conseguenze che potrebbe avere un impianto di quel tipo sulla salute dei cittadini.
La notizia che porta avanti le procedure per la sua realizzazione è frutto di un accordo siglato tra la Cia di Lecce
e la Fiusis srl, la ditta, cioè, che realizzerà l'impianto. E questo, porta a pensare i cittadini di Calimera che l'impianto potrebbe sorgere nel giro di poche
settimane nelle campagne del paese, a seguito di un accordo che
porterà gli agricoltori a fare filiera attorno alla centrale.
L'impianto produrrà energia elettrica e termica, con una potenza di
circa un megawatt, attraverso l'utilizzo di cippato di legno vergine,
proveniente dalla potatura degli olivi e dalle viti della campagna
salentina. Probabilmente, gli agricoltori in accordo con la Cia,
manderanno gli scarti alla centrale instaurando una sorta di filiera
corta che si muoverà nel raggio di circa 70 chilometri. Per i
produttori ci potrebbe così essere un consistente beneficio,
che sposa le esigenze dell'imprenditoria con quelle del mondo
agricolo. Ma ci sarà pericolo per la salute dei cittadini?
Domanda di difficile risposta se pensiamo che nel Salento, in più
occasioni sono stati organizzati convegni a tema per sensibilizzare i
cittadini a una partecipazione fattiva ai temi dell'ambiente. Quello
che si sa, è che l'impianto potrebbe sorgere con emissioni in
atmosfera che saranno contenute al di sotto dei limiti di legge, così
come le emissioni di Co2 (anidride carbonica). Inoltre, si eviterà
l'utilizzo di monocolture intensive a biomasse che potrebbe ridurre
quasi a zero i benefici economici, e i vantaggi ecologici ed
energetici. Il forno dell'impianto sarà poi, completamente
refrattario, a griglia mobile in cui, attraverso l'utilizzo di una
tramoggia, sarà conferito il cippato d'olivo, cioè il
legno triturato. Il calore prodotto dal forno sarà convogliato
in un'apposita sezione che andrà ad azionare una turbina che
poi, girando in velocità produrrà energia elettrica. Le
ceneri che saranno prodotte dall'«inceneritore»,
diventeranno nuovo fertilizzante che troverà impiego in
agricoltura. Inoltre, i fumi prodotti dalla combustione del legno,
prima di essere espulsi dal camino, saranno «lavati» e
convogliati all'interno di un filtro a manica, e poi successivamente
in un filtro elettrostatico che renderà le emissioni finali al
di sotto dei limiti imposti dalla legge, e in modo che siano
compatibili con l'ambiente. Ma quanta materia prima, cioè
scarti, ci vogliono per poter alimentare la centrale? E poi, se il
combustibile non dovesse bastare, si ricorrerà ad altro
materiale proveniente da fuori regione? Tutte domande legittime, che
in parte stanno già trovando risposta. Ad esempio, il
fabbisogno di cippato di legno, che arriverà dalla filiera
corta, e che servirà, appunto ad alimentare l'impianto, è
di circa 12mila euro l'anno e corrisponde al 4 per cento
dell'ammontare del legno d'ulivo prodotto dalle potature nel Salento.</p>