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UFFICIO RECLAMI
Data pubblicazione: 14/10/2008 | CRONACA
In casa anfore pescate dal fondale e armi. E a Ugento intervengono i carabinieri
Un impiegato con l'hobby della pesca è stato arrestato, perché nelle acque al largo di Gemini ha «pescato» 38 anfore del terzo secolo avanti Cristo. In manette è finito Antonio Zenzale, di 46 anni, di Ugento, mentre un suo collega è stato denunciato.
di Roberto Fonte


<p><!-- @page { size: 21cm 29.7cm; margin: 2cm } P { margin-bottom: 0.21cm } --></p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>UGENTO</strong> | Trafugano anfore dal fondale di un sito archeologico marino nelle acque del basso Salento. Non determinante ai fini di un arresto, al massimo si sarebbe potuto beccare una denuncia per impossessamento illecito di reperti archeologici. Per&ograve; poi, a seguito di un controllo domiciliare, i carabinieri gli hanno trovato un arsenale. Armi non denunciate, complete di matricola, non abrasa, e perfettamente custodite, che erano state nascoste in una valigetta sotto il letto. E che a uno dei due, quello appunto che ce le aveva in casa, gli &egrave; costato l'arresto. La storia l'avevamo gi&agrave; anticipata ieri pomeriggio, quando i carabinieri della compagnia di Casarano, diretti dal capitano <strong>Dario Vigliotta</strong>, a sirene dispiegate avevano preso d'assedio una zona presumibilmente nei pressi della frazione Gemini, comunque al largo di una marina di quel territorio. La caserma era diventata un via vai di militari, alcuni che indossavano una tuta da sub. Sta di fatto che i carabinieri hanno trovato due persone, uno sulla terraferma, l'altro invece in acqua con ossigeno e tuta a presidiare il fondale marino. A quel punto, appena alcuni di loro si sono accorti, &egrave; partito un giro di telefonate enorme, che nel giro di pochi minuti ha fatto diventare Ugento degno dell'attenzione che si deve a una capitale. I due, come abbiamo anticipato, lavorano all'interno di un consorzio di bonifica, ma non sono stati ritenuti dai carabinieri responsabili allo stesso modo. In manette &egrave; finito <strong>Antonio Zenzale</strong>, un uomo di 46 anni, di Ugento, mentre l'altro suo collega, di 55 anni, quello praticamente che faceva &laquo;da palo&raquo; &egrave; stato denunciato a piede libero. I due, probabilmente a causa della loro ingenuit&agrave;, cos&igrave; come sottolineato dai carabinieri, hanno scoperto una nave d'epoca antecedente a quella romana, con all'interno anfore d'ogni tipo. Un tesoro, una rarit&agrave;, non ci sono dubbi. Fatto sta che, una dopo l'altra, queste anfore stavano finendo all'interno di un appartamento di propriet&agrave; di uno dei due, quasi fosse una sorta di collezione, che per&ograve;, con ogni probabilit&agrave; sarebbe stata poi destinata alla vendita. Un mercato nero di reperti archeologici, di elevato valore artistico. Se pensiamo che un'anfora di epoca romana, pu&ograve; costare intorno ai 2mila 500, o 3mila euro, quelle ritrovate dai due sul fondale del basso Salento, essendo di origine greco-italica, valgono indubbiamente molto di pi&ugrave;. Ma che cosa c'&egrave; su quel fondale al largo delle marine di Ugento? C'&egrave; una nave, coperta dalla sabbia, quasi completamente, sedimentata ma perfettamente conservata. E non si sa per quale motivo si trova l&igrave;. Probabilmente ci sar&agrave; finita circa duemila anni fa dopo un naufragio. Sar&agrave; la sovrintendenza a stabilire come mai sia caduta a picco, e che ha portato quel tesoro a rimanese nascosto per quasi 2mila anni. Un tesoro, certo. Perch&eacute; in quella sede, di anfore ce ne sarebbero circa 400. Ma per poterle far rinvenire tutte alla luce occorrer&agrave; effettuare altre immersioni e un monitoraggio e un monitoraggio accurato col gps per capire, tra l'altro, se nella zona ci sono altri siti cos&igrave; importanti.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">&nbsp;</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Le anfore, 38 per la precisione quelle che erano state gi&agrave; prelevate, in epoca storica servivano per trasportare vino, grano, frumento. Sono state rinvenute a seguito di una perquisizione domiciliare estesa all'abitazione di uno dei due dai carabinieri di Ugento, diretti dal maresciallo Congedo. I due erano intenti a caricare in barca e con l'aiuto di un'imbracatura, munita di rete protettiva, cinque preziose anfore risalenti presumibilmente al terzo o secondo secolo avanti Cristo. Esemplari rari che sul mercato nero, avrebbero potuto fruttare pi&ugrave; di tremila euro. A quel punto, nonostante i due fossero incensurati, e seppur la loro attivit&agrave; dedita a nascondere quell'immenso patrimonio, faceva presupporre solo la vendita, i militari hanno voluto vederci chiaro. In casa gli hanno trovato un vero e proprio arsenale, occultato all'interno di una valigetta che era nascosta sotto il letto della sua camera, occultato sotto alcuni maglioni. Aperta la cassetta, i carabinieri hanno trovato 7 pistole, di cui 5 revolver a tamburo, e 2 semiautomatiche calibro 9 corto e 7,65, che saranno mandate al Ris di Roma per stabilire se da quelle canne fosse partito qualche colpo autore di omicidi, o se comunque siano state impiegate in attivit&agrave; criminali. Nella valigia c'erano anche 745 munizioni, cartucce che sono risultate compatibili con le armi detenute e quindi perfettamente valide. Tra le pericolose armi c'era anche un coltello. L'attivit&agrave; investigativa, per&ograve;, non si &egrave; fermata l&igrave;. I carabinieri infatti, hanno fatto altre rilevazioni, con l'ausilio del gruppo dei carabinieri del Nucleo sommozzatori giunti da Taranto, coordinati dal maresciallo <strong>Ugo Adorante</strong><span>, che sono intervenuti con non poche difficolt&agrave; per raggiungere quel sito ubicato cos&igrave; in basso, a ben 50 metri sott'acqua. Con loro c'erano anche i carabinieri della compagnia di Tricase, del neo capitano </span><strong>Andrea Bettini</strong><span>, unitamente</span> ai militari del Nucleo Tutela Patrimonio Ambientale, del maresciallo <strong>Siglari</strong>, che in parte hanno gi&agrave; attribuito quel patrimonio storico al Museo Civico di Archeologia e Paleontologia &laquo;Salvatore Zecca&raquo; di Ugento.</p> <p>&nbsp;</p>
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