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UFFICIO RECLAMI
Data pubblicazione: 14/10/2008 | CRONACA
Don Stefano alle prese con una terza lettera. E in città nasce il comitato «Io conto»
Ugento. Si costituisce il neo comitato «Io conto» in solidarietà di don Stefano Rocca, parroco della chiesa di San Giovanni Bosco. Il presidente del neomovimento, Vito Rizzo, sottolinea il dovere di ogni cittadino al dialogo, e alla partecipazione.
di Roberto Fonte


<p><!-- @page { size: 21cm 29.7cm; margin: 2cm } P { margin-bottom: 0.21cm } --></p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>UGENTO</strong> | Una dozzina d'applausi, scanditi da una serie di interventi controbattuti soltanto nella parte finale del discorso. Parole che non hanno mancato di insistere su una linea, quella intrapresa da <strong>don Stefano Rocca</strong> e per la quale molti cittadini lo hanno ritenuto come una persona sempre protagonista, al centro dell'attenzione. Non tutti, per&ograve;. Perch&eacute; qualcuno, qualche cittadino di Ugento, ha capito di dover stare dalla parte di un sacerdote che da qualche tempo a questa parte sta cercando di smuovere la coscienza delle persone, anche dovendo metterci la propria faccia. E cos&igrave; &egrave; stato. Don Stefano Rocca, ormai al centro d'ogni colloquio quando si tratta di parlare di <strong>Peppino Basile</strong>, il consigliere ugentino ucciso con 19 coltellate quella notte tra il 14 e 15 giugno scorsi. Consigliere dell'Italia dei Valori, tanto conosciuto in paese sia per la sua azione politica in opposizione, in consiglio comunale, quanto a livello provinciale, seduto per&ograve; sugli scranni della maggioranza di Giovanni Pellegrino. Don Stefano, oggi, non &egrave; stato protagonista. Questa sera, alle 19 ha semplicemente preso atto della costituzione di un nuovo comitato cittadino, che si chiama &laquo;Io conto&raquo;, e col quale porter&agrave; avanti, su sua iniziativa, un percorso preciso che non si fermer&agrave; di certo il 18 ottobre prossimo.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">&nbsp;</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Quella del 18 &egrave; una giornata importante, una giornata in cui si terr&agrave; un convegno per discutere di legalit&agrave;. E se a stimolare le coscienze, in una comunit&agrave;, non &egrave; un parroco, ditemi voi. L'incontro, aperto al pubblico, &egrave; stato di presentazione ma anche di dialogo, che come si diceva &egrave; stato scandito da pochi applausi, da quei pochi cittadini (circa un centinaio di persone, o poco meno) che probabilmente per una sensibilit&agrave; maggiore verso il problema di un omicidio irrisolto ha sentito il dovere di partecipare. Il comitato &egrave; nato sulla base di un'iniziativa popolare, portata avanti da pochi intimi, in primis <strong>Vito Rizzo</strong>, geometra di professione, che ricopre la carica di presidente del neo comitato. Con lui, nella difficile impresa, di sostenere l'operato di don Stefano, ci saranno anche <strong>Daniela Carangelo</strong>, imprenditrice agricola, in qualit&agrave; di tesoriere, <strong>Roberto Viva</strong>, elettricista (consigliere), <strong>Fernando Tornisello</strong>, agrotecnico (consigliere), <strong>Salvatore Peren</strong>, geometra (consigliere), e poi <strong>Cosimo Licchelli</strong>, <strong>Luigi De Icco</strong>, <strong>Ippazio Congedi</strong>, <strong>Quintino Cucci</strong>. Tutti personaggi che hanno promesso, e gi&agrave; nelle ultime settimane dimostrato, l'intenzione di voler stare vicino al parroco &laquo;intrepido&raquo;, se &egrave; un aggettivo questo, che gli compete. Don Stefano, non ci sono dubbi, questa sera ha voluto mettere alcuni puntini sulle &laquo;i&raquo;. Ha voluto creare dei paletti fermi in base ai quali &laquo;lavorare&raquo;, da tenere come vademecum per l'operato di ogni singolo cittadino di buona fede.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">&nbsp;</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Quella di oggi, per il sacerdote, non &egrave; stata una giornata serena. Innanzitutto, perch&eacute; ha avuto un colloquio piuttosto lungo col pubblico ministero leccese, il sostituto procuratore <strong>Gianni De Palma</strong>, col quale don Stefano si &egrave; confidato e ha confidato le perplessit&agrave; di un'intera comunit&agrave;. Perplessit&agrave; che, per quanto uno le voglia nascondere, per forze di cose la gente se ne accorge. &laquo;Quello col procuratore &egrave; stato un incontro sereno - sottolinea don Stefano - Lui mi ha detto che si stanno facendo grossi passi avanti, ma che occorre un piccolo aiuto da parte della comunit&agrave;. Ed io eccomi, con la mia comunit&agrave;, cerco di smuovere le coscienze. Nient'altro&raquo;. Sembra facile, smuovere le coscienze. Ma non &egrave; cos&igrave;, e di tutte le difficolt&agrave; don Stefano ne &egrave; pienamente consapevole, ma non indugia. Il comitato per lui, &egrave; probabilmente il primo, importante passo. Un comitato che, sottolinea, non si fermer&agrave; solo alla vigilanza della sua persona che &egrave; stata vessata da un paio di minacce, ma di una comunit&agrave; che vuole sapere la verit&agrave;, vuole andare avanti, senza avere il pensiero offuscato nel guardare in faccia ogni giorno l'altro, avendo la paura che chiunque, qualora dovesse appartenere alla citt&agrave;, avrebbe potuto uccidere Peppino.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">&nbsp;</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">&laquo;Ma che cosa posso fare io - avrebbe detto poi al procuratore De Palma - se la gente non parla? Che dobbiamo fare? Ci dobbiamo forse inventare le cose?&raquo;. Certo che no. Alle 19, all'appuntamento non si presenta praticamente nessuno, solo dopo una manciata di minuti comincia ad arrivare qualcuno. Gente perlopi&ugrave; anziana, o adulti sensibili che hanno tutti sposato la causa comune. Circa un centinaio di persone disposte a macchia di leopardo nella sala, ma che con attenzione e curiosit&agrave; sente le parole del presidente del comitato Rizzo e dello stesso parroco. Ma per quale motivo &egrave; nato questo comitato? Vito Rizzo &egrave; chiaro: &laquo;Nasce dall'esigenza di vivere in una citt&agrave; civile e democratica. Una citt&agrave; partecipata, dove ogni cittadino &egrave; collaborativo e non vive in disparte aspettando questa o quella notizia sul giornale. Una citt&agrave; in cui ogni cittadino che si sente in qualche modo toccato pu&ograve; replicare, esprimendo il proprio pensiero liberamente&raquo;. Il silenzio, nella sala cine-teatro dell'oratorio parrocchiale, trasmette una sensazione gelida, di distacco e di paura. Un altro componente del comitato, sottolinea: &laquo;La nostra comunit&agrave; non pu&ograve; venire in chiesa solo per prendere i sacramenti, quasi fosse una stazione di servizio&raquo;. La sala &egrave; ancora gelida, forse in attesa dell'intervento del parroco, che esordisce: &laquo;Non abbiate paura ha detto il Papa&raquo;. Un esordio che spezza ancora di pi&ugrave; il fiato, quando don Stefano dice di aver ricevuto, di ritorno da Lecce una lettera, la terza, che gli &egrave; stata recapitata ancora una volta in forma anonima. &laquo;Quando l'ho letta - sottolinea don Stefano - pensavo fosse l'ennesima minaccia, poi per&ograve; quando l'ho aperta mi sono reso conto che c'era tutt'altro: una lettera ricca di contenuti, con date, nomi e cognomi di persone che dopo aver letto, ho prontamente dato alla magistratura&raquo;. Una lettera, spiega, scritta tutta al computer e ancora una volta senza firma. Da qui, l'invito &egrave; stato ancora pi&ugrave; forte, tanto da portare i presenti a rompere il ghiaccio. Primo applauso.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">&nbsp;</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Poi racconta quello di cui parlavamo prima, di gesti, di sguardi, di movimenti che non passano inosservati. &laquo;Alle 19 fuori dall'oratorio c'era una persona - sottolinea - che stava piantonando l'ingresso come per far intimidire quelle persone che si avvicinavano per partecipare all'incontro. Non capisco perch&eacute; una persona cos&igrave; possa aver assunto un atteggiamento simile. Anche perch&eacute; ho visto molte persone voler partecipare, che poi per&ograve;, quando hanno visto il piantone si sono allontanate&raquo;. E poi aggiunge: &laquo;Il paese deve partecipare, perch&eacute; c'&egrave; molte gente come me che la notte non riesce pi&ugrave; a dormire per degli assassini che sono ancora in mezzo a noi&raquo;. Secondo applauso. Poi, non son mancati riferimenti a vicende del passato in cui vittima di atti intimidatori sono stati gli stessi amministratori, dapprima quando avevano ricevuto una bomba carta davanti al comune nel luglio scorso, e poi con l'incendio nei confronti dell'automobile del sindaco <strong>Eugenio Ozza</strong>. &laquo;Minacciando me - chiosa ancora don Stefano - hanno minacciato voi&raquo;. Terzo applauso. Ma questo, dunque, &egrave; un paese di gente omertosa? Don Stefano crede proprio di no, anche questo &egrave; un chiarimento, nei confronti di tutte quelle persone che gli avrebbero detto di essere dispiaciuti di quanto sentitosi dire: &laquo;Non ho mai detto che gli ugentini sono gente omertosa, ma paurosa, che &egrave; ben diverso. &Egrave; per questo che siamo qui questa sera&raquo;.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">&nbsp;</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">La terza lettera ha incuriosito molte persone, tanto da aver poi chiarito che il riferimento &egrave; a questioni politiche: &laquo;Si parlava di incartamenti protocollati al Comune, con date specifiche nelle tre pagine battute al pc&raquo;. Insomma, don Stefano di fronte a una sala fredda ha spiegato che chiunque sa qualcosa deve parlare, per il bene di tutti. &laquo;Ci&ograve; di cui ho paura - spiega - &egrave; che non esca la verit&agrave;. Questo incontro &egrave; necessario per riflettere. Che poi, non possiamo venire in chiesa solo quando si tratta di pregare. Lu padre eterno si stanca se sente solo preghiere&raquo;. Quarto applauso. La parola passa poi a <strong>Gianni Ria</strong>, un cittadino che pone la sua attenzione nei confronti del &laquo;muro contro muro&raquo; che si sarebbe venuto a creare tra amministrazione comunale e comunit&agrave; diretta da don Stefano. &laquo;Dobbiamo trovare - insiste - una linea comune, in modo che questa sala possa essere piena di gente appartenente a tutti i colori politici&raquo;. La volont&agrave; da parte del neocomitato sar&agrave; comunque quella di lavorare lontano dai colori politici, cos&igrave; come ha sottolineato una donna, intervenuta all'incontro: &laquo;Il nostro sar&agrave; un contro politico, questo s&igrave;, ma non partitico&raquo;. In citt&agrave; intanto, indubbiamente c'&egrave; tanta paura e all'ennesimo invito del parroco, dalla platea uno di loro grida forte: &laquo;Questo &egrave; un paese di ca..sotto&raquo;. Ancora applausi. Insomma, la voglia di dare una svolta, in citt&agrave;, &egrave; pi&ugrave; che sentita, e ci prover&agrave;, da stasera, non solo don Stefano Rocca, ma anche il neo comitato, che dovr&agrave; contribuire ad un caso particolarmente intrigato.</p>
L'EDITORIALE
Diretta in streaming con la radiocronaca della partita e la differita.
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