Data pubblicazione: 08/10/2008 | INTERVENTI
Finita la guerra della sabbia. Interviene il capo dell’opposizione Rotundo
Rotundo: «È prevalsa la ragionevolezza e l’interesse generale contro la miope chiusura municipalistica di Brindisi. Positivo il ruolo del Governo regionale nella vicenda che si è schierata con l’amministrazione comunale di Lecce.
<p style="text-align: justify;"><strong>LECCE</strong> | La guerra della sabbia si chiude con la vittoria della ragionevolezza e della difesa dell’interesse generale. Il consiglio di Stato ha, infatti, chiuso l’annosa vicenda ritenendo pienamente legittima la decisione della giunta Regionale Pugliese con la quale si autorizzava il prelievo di 200mila metri cubi da Punta Penna in favore del ripascimento del litorale leccese. A comunicarlo è Antonio Rotundo, capo dell’opposizione del Partito Democratico del comune di Lecce. «Ciò che è apparso in tutta questa storia francamente incomprensibile è l’angusta difesa di interessi municipalistici da parte degli Enti Locali brindisini, Provincia in testa, i quali si sono lasciati andare ad uno scontro giudiziario invece di avviare un confronto in positivo con il Comune di Lecce e la Regione Puglia. Voglio sottolineare – dichiara Rotundo - pertanto come sia stato giusto ed ineccepibile, alla luce di ciò, l’atteggiamento della Regione che nello scontro tra Lecce e Brindisi non ha fatto come Pilato, ma ha con l’impugnazione autonoma della sentenza del TAR di Lecce al Consiglio di Stato preso chiaramente parte schierandosi a difesa della necessità di trasferire la sabbia a Lecce come deliberato con proprio atto di giunta. Ora potrà finalmente, ce lo auguriamo nell’interesse dello sviluppo della economia turistica della nostra Città, essere completato il progetto di rifacimento della nostra fascia costiera e con una corsa contro il tempo evitare di perdere i finanziamenti europei del Por 2000-2006 la cui spesa deve essere rendicontata entro la fine dell’anno».<br /></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">«Siamo soddisfatti per la decisione del Consiglio di Stato, che riconosce le nostre ragioni e la bontà della nostra azione amministrativa, in questo caso indirizzata alla gestione di una emergenza ed esemplificativa della sapienza gestionale e programmatori già dimostrata in altre occasioni. Questo il commento del sindaco Paolo Perrone alla luce della sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato la sospensiva (richiesta dalla Provincia di Brindisi e concessa dal Tar) all’autorizzazione della Regione Puglia al prelievo della sabbia dal territorio marino brindisino da parte del Comune di Lecce per i progetti relativi ad “opere di difesa costiera” (costruzione di «pennelli» e ripascimento della costa) finanziati con fondi Por (Misura 1.3). «Malgrado tutto questo - spiega il primo cittadino - paghiamo gli atteggiamenti propagandistici di qualcuno come il presidente della Provincia di Brindisi, che ha eretto inutili barricate sul nostro percorso. Dal momento che non ha alcun senso opporsi ad un prelievo di sabbia che avviene a quasi un chilometro dalla costa, ad una profondità di 30 metri e per uno spessore di 20 cm, peraltro da una cava di fondale dal quale si potrebbe prelevare sabbia utile anche per il ripascimento del litorale brindisino. Per quali rischi si è rivelato strenuo tutore? Un prelievo di consistenza tale - spiega il primo cittadino - da non consentirci nemmeno di completare l’intervento di ripascimento delle nostre spiagge e che non comporta alcuna conseguenza per l’ambiente marino brindisino. Errico, inoltre, ha gettato alle ortiche tutti i buoni propositi in tema di concertazione e collaborazione tra Istituzioni e tra territori. Abbiamo perso tutti, grazie a lui, una grossa occasione per far vedere di essere capaci di raccordarci istituzionalmente e lavorare in un’unica direzione per il bene del territorio, in una fase in cui proprio la concorrenza tra i territori è la chiave dello sviluppo. Resta il dato di fatto del danno per il Comune di Lecce, per il Salento e per gli operatori del settore turistico, primi beneficiari dei progetti in questione. Chi li ripagherà dei danni subiti? Siamo consapevoli a questo punto del rischio concreto di perdere i finanziamenti, ma pretenderemo dalla Regione un ampliamento dei termini per le procedure». Sulla decisione del consiglio di Stato in merito alla vicenda esprime la sua soddisfazione anche il vicesindaco e assessore alla Cultura, Politiche comunitarie e Fascia costiera Adriana Poli Bortone. «Una diatriba come questa, anche se si conclude felicemente per il Comune di Lecce, causa ritardi - puntualizza - che non hanno giustificazione di fronte ai cittadini. Noi che lavoriamo per lo sviluppo del turismo attraverso il miglioramento della qualità della vita e la difesa delle identità territoriali e per rendere il Salento più competitivo e attrattivo, non possiamo consentire né impuntature né incapacità di raccordo. L’evidenza dei fatti dimostra la prevalenza della miopia politica ed istituzionale, a fronte della ragionevolezza che dovrebbe essere propria dei saggi amministratori. Se dovessimo avere dei danni da tutta questa vicenda, credo che si tratti non solo di danni di natura economica, ma anche di immagine. E’ come dare ragione a chi sostiene che da queste parti non siamo capaci a rispettare i tempi imposti dall’Ue per il finanziamento dei progetti comunitari». «Anche alla luce di questa sentenza faremo immediatamente una valutazione di tutta la questione - fa sapere l’assessore ai Lavori Pubblici Severo Martini - dal momento che la scadenza del 10 novembre che la Regione Puglia ci ha dato per la rendicontazione dei progetti è un grosso problema. Valuteremo la possibilità di chiedere una proroga a Bari. Resta il rammarico per i danni che la querelle giudiziaria lunga oltre un anno ha determinato per il nostro territorio».</p>