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UFFICIO RECLAMI
Data pubblicazione: 04/10/2008 | POLITICA
Edilizia residenziale pubblica e nuova forma di città. Arrivano 24 milioni di euro
Sannicola. Dopo le Zone franche urbane (Lecce è oggetto d'attenzione del Governo), in paese si è tenuto un convegno per discutere di edilizia residenziale pubblica sociale. In arrivo, 24 milioni di euro, e un riforma del sistema.

SANNICOLA | Case popolari? Arriva il contributo per la ristrutturazione. È stato questo il tema cardine del convegno che si è tenuto ieri, nel pomeriggio, a Sannicola. Il programma di riqualificazione urbana è stato istituito dalla Regione Puglia, attraverso un bando di gara col quale è possibile attingere ai fondi. E ieri, è proprio di questo che si è discusso, anche se la partecipazione non è stata molto sentita da tutte le comunità provinciali, seppur l'invito fosse stato esteso a tutti i sindaci della provincia. La Regione, con atto deliberativo (numero 1548 del 2008, ndr), in particolare la Giunta, ha approvato il bando di gara per stanziamento della somma di 24 milioni 73mila euro da destinare ai programmi di riqualificazione urbana relativamente all'incremento dell'offerta di alloggi in affitto e alla riqualificazione degli ambienti urbani in situazione di degrado ambientale. Detta così, può sembrare difficile, ma in realtà non lo è. Il finanziamento può essere ottenuto dai comuni per ristrutturare quel patrimonio pubblico, che altrimenti sarebbe inutilizzato. Al tavolo dei relatori, hanno preso parte Mimmo Ciccarese, presidente dell'Unione degli Inquilini della provincia, Giuseppe Nocera, sindaco di Sannicola, Sandra Zappatore, direttore generale dello Iacp, e l'assessore regionale all'Urbanistica, Angela Barbanente.

 

«Le case popolari che vogliamo: l'edilizia residenziale pubblica e la nuova forma di città». È il titolo del convegno che ha affrontato non solo il tema del contributo, ma anche altri temi importanti e di grande attualità, come le opportunità di sviluppo per Area Vasta. Il contributo dei 24 milioni di euro è una somma che può crescere col cofinanziamento da parte dei comuni pari almeno al 14 per cento del finanziamento complessivo Stato-Regione. Parte congrua dei fondi previsti è assegnata alla residenza, attraverso il recupero o la realizzazione di alloggi di edilizia residenziale sociale. La rimanente quota è riservata alla realizzazione di servizi e spazi verdi. Ma a chi è rivolto questo programma? Destinatari dei progetti sono sia le fasce di popolazione più deboli, in possesso dei requisiti di accesso all'edilizia pubblica sovvenzionata, sia quelle categorie sociali che superano i limiti di accesso, come le giovani coppie, gli anziani e i diversamente abili. I programmi di riqualificazione urbana sono promossi dai comuni nelle modalità indicate nel bando di concorso, che ne definisce in dettaglio le finalità, i soggetti attuatori, i contenuti, i finanziamenti e le relative procedure.

 

IL CONVEGNO | La relazione introduttiva è di Mimmo Ciccarese, dell'Unione Inquilini, che ha fatto una sorta di panoramica dei dati. Per esempio, è emerso che sono 10mila gli alloggi da ristrutturare in tutta la provincia, e che costituiscono gran parte del patrimonio pubblico. «Tutti alloggi - sottolinea Ciccarese - che devono essere recuperati ai quartieri degradati, e che possono andare incontro oltre che alle giovani coppie, anche a studenti, lavoratori, persone monoreddito». E sottolinea la disattenzione da parte degli amministratori dei Comuni di sfruttare quegli strumenti di finanza derivata con cui si può ottenere la ristrutturazione: «Il presidente della commissione urbanistica, in un recente bando, aveva dato la possibilità di attingere a finanziamenti, che però furono richiesti solo da due comuni: Ceglie Messapica e Copertino». L'Unione Inquilini, come si sa, è un sindacato che si interessa dei diritti sulla casa. La parola è poi passata al sindaco di Sannicola, Giuseppe Nocera, che ha sottolineato come, attraverso i nuovi strumenti, sia possibile recuperare un patrimonio di circa 22 palazzoni che, in paese, erano stati abbandonati e non si potevano completare per più di vent'anni. Dati, che sono stati confermati da Sandra Zappatore, che per l'occasione ha preso il posto del commissario prefettizio, Daniele Lupo, che si occupa della gestione dello Iacp.

 

E a proposito dell'intervento da parte della prefettura, Zappatore sottolinea come, dopo tanti anni, i commissari prefettizi abbiano ammodernato il campo della pubblica edilizia residenziale, e di un'istituzione come lo Iacp, facendo riappropriare alle dirigenze compiti che prima erano meramente di competenza politica. Ed ecco, che la dottoressa, ha sottolineato l'importanza delle unità abitative immobiliari: «22mila, per la precisione. Tra locali commerciali e strutture residenziali. 9800 circa alloggi residenziali, e altre strutture». Lo Iacp, composto da 51 dipendenti e 3 dirigenti, si occupa così di 94 comuni con unità abitative in locazione. Attraverso questo nuovo strumento attuativo regionale, si potranno poi recuperare i cantieri abbandonati. «Lo Iacp ne ha pochi - sottolinea Zappatore - che comunque potranno essere riutilizzati». Ma quali sono, al momento, le condizioni dello Iacp? Il direttore generale sottolinea ancora: «Lo Iacp non dispone del potere ispettivo. E quando abbiamo bisogno di intervenire, per esempio a seguito dell'occupazione abusiva di un appartamento, possiamo solo fare riferimento agli organi comunali, e alle forze di polizia, mentre il nostro compito si conclude solo con una denuncia».

 

Intanto, dalla Regione, c'è una spiegazione al fatto che i commissari prefettizi abbiano avuto l'incarico di occuparsi dello Iacp. Si tratta di un percorso che la Regione sta facendo per arrivare ad avere una vera e propria riforma che, sottolinea l'assessore regionale Angela Barbanente, c'è già: «È stata già redatta - dice - La riforma è pronta. Andrà prima in Giunta e poi in Consiglio, ma contiamo di approvarla così come stiamo facendo con tutte le altre leggi regionali». La riforma, sottolinea, saranno organi non opachi, organismi di controllo democratici, partecipati, aperti alle rappresentanze che hanno a cuore l'edilizia residenziale pubblica. Ma gli alloggi, una volta recuperati, e comunque quelli che fanno parte del patrimonio, potranno tutti essere destinati all'affitto? «La vendita - sottolinea Barbanente - è la peggiore delle ipotesi. Non si può vendere un patrimonio edilizio residenziale di pubblica utilità». Poi continua: «Piuttosto si facciano alloggi a canone moderato e concordato». Il riferimento va, così, ai privati, sui quali sottolinea: «Hanno operato in modo scorretto, creando guadagni occulti. «Per esempio, si è fittato in nero, senza contratto, in determinati casi». Il riferimento è all'articolo 18 della legge 203/91 per la realizzazione di alloggi per i dipendenti delle amministrazioni dello Stato impegnati nella lotta alla criminalità organizzata. E allora, quali sono le novità che dovrà avere questa riforma? «Rapidità nelle decisioni - sottolinea l'assessore - a cui va aggiunto un controllo democratico».

 

IL BANDO PER LA PROGRAMMAZIONE | «Il programma prevede il recupero e la realizzazione di alloggi di edilizia residenziale sociale, da destinare sia alle fasce sociali in possesso dei requisiti per l'accesso al sistema dell'edilizia residenziale pubblica sovvenzionata, che a categorie di cittadini che superano i limiti di accesso, quali giovani coppie, anziani, diversamente abili». È quanto si legge nella proposta di deliberazione della Giunta regionale: «Gli alloggi da recuperare o realizzare dovranno raggiungere un comportamento prestazionale in termini di rendimento energetico superiore almeno al 30 per cento di quello previsto dalla vigente normativa, e a questo scopo andranno ricercate soluzioni progettuali innovative, di tipo passivo e bioclimatico, in tema di fabbisogno di energia primaria necessaria per il riscaldamento, il raffrescamento, la produzione di acqua calda e per l'illuminazione».

 

I programmi di riqualificazione urbana per alloggi a canone sostenibile vengono promossi dai Comuni nei modi indicati dal bando di concorso allegato al presente provvedimento per farne parte integrante. Il Bando, in dieci punti, indica in dettaglio le finalità, i soggetti attuatori, i contenuti, le caratteristiche, i finanziamenti e tutte le procedure. L'attuazione dei Programmi sarà effettuata con finanziamenti pubblici e privati sulla base di proposte predisposte con larga partecipazione di tutti gli interessati in maniera diretta ed indiretta. Abitanti, enti pubblici coinvolti, associazioni, sindacati, ecc. Al punto 2 del bando, oltre all'indicazione dei finanziamenti pubblici disponibili (fondo statale e cofinanziamento regionale), è stata individuata la quota di cofinanziamento comunale e al punto 3 viene individuata la riserva massima del finanziamento per le proposte presentate dai comuni con popolazione inferiore a 15mila abitanti. Al punto 4 del bando, tra l'altro, sono individuati in dettaglio gli interventi aggiuntivi finanziabili da operatori privati e che andranno comunque locati a canone agevolato. Al punto 6 è indicata la documentazione da presentare a corredo della domanda, mentre al punto 7 sono indicati i punteggi di selezione delle proposte e infine al punto 8 sono riportate le procedure attuative relative all'intero percorso amministrativo e tecnico, a partire dai primi adempimenti comunali, fino all'attuazione dei Programmi».

 

IL FINANZIAMENTO | Al finanziamento dei Programmi di riqualificazione urbana per alloggi a canone sostenibile, da realizzare nei comuni della Regione, si provvederà sia con fondi statali (18.518.226,65 euro del ministero delle Infrastrutture), quale quota di ripartizione regionale; un cofinanziamento regionale (5.555.468 euro) in base alla Legge regionale numero 18 del 2008 «Assestamento e quarta variazione al bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 2008», pari al 30 per cento del fondo statale. Il complessivo cofinanziamento Stato-Regione è pari, pertanto, a 24.073.694,65 milioni di euro. Nel bando si fa riferimento anche a quei comuni con popolazione fino a 15mila abitanti: «Al fine di tenere conto delle situazioni di marcato disagio abitativo che risultano presenti anche in quei comuni di ridotta dimensione demografica, una quota del 20 per cento del complessivo apporto finanziario Stato/Regione, pari a 4.814.738,93 euro, è destinata al finanziamento delle proposte presentate dai comuni con popolazione fino a 15mila abitanti. Il vincolo di destinazione della quota di cui sopra non opera qualora nessun comune con popolazione fino a 15mila abitanti sia ammesso a finanziamento».

 

Ai fini della partecipazione al bando i sindaci dei Comuni presentano alla Regione domanda corredata dalla delibera di Consiglio Comunale di approvazione del Programma di Riqualificazione urbana per alloggi a canone sostenibile contenente eventuale adozione della variante urbanistica. La mancanza di tale provvedimento rende il Programma non ammissibile. Alla domanda dovranno essere allegati i seguenti documenti: criteri e metodi di perimetrazione dell'area di intervento del Programma; una relazione descrittiva della proposta di Programma, l'ammontare del finanziamento richiesto e una descrizione delle caratteristiche socioeconomiche dell'area interessata; relazione riguardante la partecipazione degli abitanti alla elaborazione ed attuazione del Programma e il coinvolgimento delle associazioni sindacali e degli inquilini maggiormente rappresentative sul territorio, delle forze sociali, delle rappresentazione dell'imprenditoria interessata (edilizia, servizi, commercio, ecc.), della cooperazione e del volontariato sociale, opportunamente e dettagliatamente documentati; relazione tecnica riguardante l'area interessata dal Programma e la relativa situazione ambientale, paesaggistica, urbanistica, edilizia, socioeconomica dell'area di intervento, l'elenco dei soggetti pubblici e privati, gli interventi previsti a carico dei partecipanti, lo stato degli immobili, la disponibilità delle aree e degli immobili, le destinazioni d'uso, le infrastrutture e i servizi, le attività economiche esistenti e da realizzare, il cronoprogramma attuativo. A questi vanno aggiunti: elementi grafici sul perimetro della zona urbana, i progetti preliminari delle opere, il piano di finanziamento, lo strumento urbanistico generale esecutivo, adottato o approvato dal Comune, e altra documentazione amministrativa.

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