di Giorgio Coluccia
<p style="text-align: justify;"><strong>GALLIPOLI</strong> | Il primato è anche opera sua. La sua mano c'è, e si vede. Ha lasciato Lecce, il vecchio incarico nelle giovanili e il palcoscenico della serie A, per trasferirsi a Gallipoli a metà luglio, consegnando a Giannini i «pezzi» per costruire il giocattolo che ora diverte e conquista tutti. Il direttore sportivo Gino Dimitri lavora nell'"ombra", si fa vedere poco e nulla. Ma quando c'è da essere puntuali e freddi non lascia a desiderare. Seguendo le indicazioni del presidente Barba, ha miscelato l'esperienza di Ginestra e compagni, già protagonisti nella scorsa stagione, e la voglia di emergere di giovani prelevati dai vivai di Roma, Udinese e Siena. «Lavorando con un presidente straordinario - dichiara Dimitri 45enne originario di Calimera - ho sfruttato il vantaggio di poter completare il nostro organico già ad agosto. Poi, il "Principe" ha messo il marchio del suo lavoro, motivando chi era deluso per la mancata qualificazione ai playoff nello scorso torneo e aiutando a crescere i ragazzi di belle speranze, prelevati da società di A». Tutti a Gallipoli, nonostante l'inizio quasi perfetto, ci vanno piano, la parola magica non vogliono nè sentirla, nè sussurrarla. Il diesse non fa eccezione: «Vietato sognare, il Gallipoli non deve guardare la classifica sino alla fine del mercato, a gennaio. Solo dopo le rivoluzioni di acquisti e cessioni, si avrà un quadro più preciso sulla forza delle squadre». Nel settore giovanile del Lecce ha lasciato un segno importante, ma il distacco forse non è stato troppo difficile. Per via di alcuni rapporti non proprio chiarissimi... «Sono cresciuto imparando il mestiere da maestri come Corvino e Regalia. Poi nell'ultima stagione ho subìto la mortificazione di non poter scegliere neppure il tecnico della Primavera, ritrovandomi in squadra giocatori come Lovrecic, Bordon e Raschle, portati dal d.s. Angelozzi. Sarò sempre riconoscente alla famiglia Semeraro per l'occasione che mi ha offerto ma, pur avendo il contratto col Lecce sino al 2009, a luglio ho preferito chiudere la mia personale sofferenza. Non avrei più sopportato di metterci la faccia per gestire scelte altrui. Quando Barba mi ha convocato in aeroporto a Bari, in pochi minuti ha arruolato me e Giannini». La squadra jonica vanta un bel gruppone di gente esperta, capace, di una certa rilevanza; affiancata a certi giovani veramente di belle speranze. Partiamo dal primo gruppo, dal portiere veterano Gegè Rossi: «Quando Barba lo ha invitato a Gallipoli per una chiacchierata, ho cercato di convincere un portiere così esperto a rilanciarsi nel Salento, dove alcuni anni prima era stato prim'attore nel Lecce. Rossi è una sicurezza ma, attorno al capitano Antonioli, autentico leader, e a un veterano come Savino, si sta formando un gruppo unito, entusiasta di lavorare con un personaggio carismatico come Giannini. Ginestra e Di Gennaro meriterebbero di giocare in categorie superiori: se segneranno 25 gol, il Gallipoli parteciperà ai playoff. Il gruppo dei giovani? I club di appartenenza credono nelle loro doti, visto che ce li hanno concessi solo con la formula del prestito. Esposito, 23 anni, regista di centrocampo, del Siena, è maturo, intraprendente e dotato di qualità. Ma meritano la vetrina anche l'argentino Zampa e il francese Sissoko dell'Udinese, gli ex romanisti Giacomini e Ianniciello. Aggiungo Marzeglia, attaccante di scuola Milan, che era finito nella B belga: Giannini ha scommesso su di lui e lo abbiamo preso a titolo definitivo. Barba ha accontentato Beppe soprattutto prendendo dal Foggia Mounard, un genietto».</p>