di Paolo Franza
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>MAGLIE</strong> | Muore sul colpo, dopo un volo di cinque metri. Al quale ha pure assistito una terza persona, che lo ha morire davanti a sé senza poter fare nulla. L'incidente sul lavoro è avvenuto alla Copersalento di Maglie, il noto sansificio che si trova nella periferia del paese, praticamente nella zona industriale di fronte al capannone «Aveco». Due uomini stavano lavorando in una vasca di raffreddamento, nei pressi di un condotto per l'estrazione dei fumi. Intorno alle 19,30, due di tre persone sono precipitate nel vuoto, sbattento violentemente col suolo. Uno di loro, <strong>Sergio Cariddi</strong>, di 36 anni, di Uggiano La Chiesa, sposato e con un figlio, è morto a seguito dell'impatto violento col terreno. Si era recato al lavoro senza sapere che quella di oggi sarebbe stata la sua ultima giornata di vita. Perché alla vita è stato proprio un incidente, tanto banale quanto tragico a farlo andare incontro ad un tragico destino. Era su un ballatoio, intento a lavorare all'interno del condotto per l'estrazione dei fumi, quando a un certo punto si è rotto, e lui insieme al suo collega sono precipitati giù. E il collega, rispetto a Cariddi, ha avuto la meglio. Si tratta di <strong>Mirko Verardi</strong>, 33 anni, di Scorrano. Nonostante la violenta caduta, a differenza del primo, Verardi è caduto su alcuni ceppi di legna che erano accatastati, e che per sua fortuna gli hanno fatto ammortizzare il colpo. La terza persona, invece, un 32enne di Maglie, che stava insieme a loro, li ha visti precipitare dall'alto, senza però poter intervenire per fare qualcosa. Praticamente Cariddi gli è morto sotto gli occhi. Subito è scattato l'allarme. Un'ambulanza del servizio sanitario d'emergenza 118 è giunta sul posto nel giro di pochi minuti, e con a bordo il 33enne di Scorrano, ha cominciato la sua corsa a sirene dispiegate verso il nosocomio Vito Fazzi dell'ospedale di Lecce. Dov'è giunto con «codice rosso». Subito i medici gli hanno prestato le prime cure. Per lui un trauma cranico, con una prognosi di 30 giorni. Nel frattempo, da Maglie sono giunti i carabinieri della compagnia radiomobile, diretti dal maggiore <strong>Andrea Azzolini</strong>, che hanno fatto tutti i rilievi. Sul posto, poi, sono arrivati anche gli agenti della Spesal, per accertare le condizioni di lavoro in cui i tre stavano lavorando. La Copersalento, come si sa, da diversi anni è al centro dell'attenzione per via di una discussione sulle tematiche ambientali. Ora, l'ultimo episodio parla di un incidente sul lavoro. A fare particolare chiarezza, sarà ora il magistrato di turno, il pubblico ministero nominato di turno, il sostituto <strong>Antonio De Donno</strong>, della Procura della Repubblica del Tribunale di Lecce che ha già disposto l'autopsia che il medico legale, <strong>Roberto Tortorella</strong>, terrà nella giornata di domani.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">La Copersalento è una società che si occupa dell'estrazione di olio dal nocciolino di sansa e della produzione di energia elettrica tramite un processo di combustione di sansa esausta. Più volte, in particolare nel corso di questi ultimi mesi, è stata sottoposta all'attenzione di cittadini e politici, per tentare di avviare un piano industriale che potesse fungere da deterrente alle immissioni che, così come per altre aziende del settore, vengono emanate nell'aria. L'impianto di cogenerazione è di 8mila kWe che, come detto, recupera energia dalla combustione della sansa esausta, quella delle olive, che viene prodotta per conto di Enel. Qualche giorno fa, ultimo intervento di una serie, è stato quello del Partito democratico di Maglie. Il segretario cittadino magliese del Pd, <strong>Raffaele Cesari</strong>, aveva sollecitato una presa di coscienza collettiva della situazione di emergenza ambientale al fine di prevenire un'azione condivisa. Secondo il segretario cittadino, «le analisi effettuate da Arpa Puglia, sulle emissioni in atmosfera prodotte da Copersalento», così come «il successivo rifiuto dell'azienda di sottoporsi ai programmati test di verifica a causa delle ripetute anomalie tecniche dell'impianto, hanno dato definitiva certezza ai dubbi e ai sospetti che le popolazioni di Maglie e dell'intero territorio vicino nutrivano da anni. Il coinceneritore, posto a ridosso del centro urbano, sprigiona - sottolinea - fumi nocivi per l'ambiente circostante e la salute delle persone». Il segretario poi, aggiunse: «Nessuno può ragionevolmente negare che quell'impianto non risponda a criteri della migliore tecnologia disponibile e che, se non adeguato in tempi rapidi, dovrà essere immediatamente dimesso. Una struttura di quel tipo, malfunzionante e obsoleta, costituisce fonte di grave rischio e pericolo, sia che bruci cdr (combustibile da rifiuto), sia che bruci sansa o altro tipo di rifiuto combustibile».</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Il circolo di Maglie chiese pubblicamente a Copersalento di rinunciare al piano di gestione «che esclude, ma solo per i prossimi sei mesi, l'utilizzo del cdr, di attivare le dovute garanzie a tutela dell'occupazione, di dare immediato corso ad ogni azione, e intervento per adeguare i suoi impianti alle condizioni e prescrizioni, che la legge e le autorizzazioni amministrative dettano in funzione di salvaguardia dell'ambiente e della salute pubblica». Poi, Cesari concluse: «La nostra azione, da sola, non è sufficiente. È decisivo che questa battaglia faccia un salto di qualità, che si allarghi sulla vicenda un'ampia e diffusa consapevolezza della cittadinanza, e si apra una grande mobilitazione popolare sulle iniziative da assumere in fretta a tutela dell'ambiente e della salute. Auspichiamo, quindi, un'azione di responsabilità collettiva da parte delle associazioni presenti sul territorio, una comune presa di coscienza, un'azione corale e condivisa. Perché la questione è grave, riguarda la salute di tutti i cittadini indistintamente e non può essere rinviata oltre. Per lungo tempo siamo stati colpevolmente in silenzio. Ma non per questo siamo condannati a respirare diossine e gas venefici oppure a vivere accanto a centrali di incenerimento di rifiuti se queste non offrono ampie garanzie di sicurezza». Insomma, oltre al problema dell'inquinamente, con l'intervento degli operatori della Spesal, si accerterà se gli operai, come per legge avessero avuto l'impalcatura, e se erano imbracati oppure no.</p>