Data pubblicazione: 30/09/2008 | CRONACA
Un lancio nel vuoto che rimane irrisolto? La Procura dispone l'archiviazione
Per il caso di Veronica Ingrosso, la giovane di 20 anni di Lizzanello, scomparsa il 28 ottobre del 2007, la Procura di Latina ha disposto l'archiviazione del caso, senza disporre un rinvio a giudizio per l'istruttore di volo, unico indagato.
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>LIZZANELLO</strong> |
Indagini concluse sulla morte di Veronica Ingrosso, la 20enne di
Lizzanello morta lo scorso 28 novembre 2007 per un incidente in volo,
nel mezzo di un'esercitazione con il paracadute. La Procura di Latina
ha disposto l'archiviazione del caso senza richiedere alcun rinvio a
giudizio per l'istruttore di volo addetto al ripiegamento del
paracadute, l'unico indagato con l'accusa di omicidio colposo. Il 28 ottobre scorso, quel paracadute non si aprì, facendo
schiantare rovinosamente al suolo la giovane Veronica, da lì a
un passo per ricevere quel brevetto di volo che le avrebbe consentito
di rimanere nell'esercito. Intanto, la famiglia Ingrosso non ha
accettato l'archiviazione e l'avvocatessa Elvia Belmonte ha
sottolineato alcuni punti mai chiariti. A cominciare dalla scatola
nera, di quel velivolo, che non ha permesso mai di accertare a che
altezza il mezzo stesse volando.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Dopo la preparazione
teorica a Terni, Veronica Ingrosso si stava preparando a ricevere un
brevetto presso l'Aeroclub di Latina. Il telone che l'avrebbe dovuta
adagiare a terra non si è mai aperto, tanto da mandarla
incontro ad un tragico destino. Tutto si svolse una domenica mattina,
qualche minuto dopo le 10,30. Solo dopo due minuti, il Cessna 206
prese il volo, per condurla nel punto da dove ha poi effettuato il
lancio. La ragazza, caporale dell'Esercito italiano stava effettuando
un addestramento, seppur il volo fosse civile. Quel dispositivo, che
avrebbe dovuto aprire il paracadute, però, non ha funzionato.
Come si diceva, è compito della scatola nera stabilire
l'altezza da cui la giovane si sarebbe lanciata, che dovrebbe
aggirarsi intorno ai 600 metri. Quel telone di forma circolare, di 90
metri non si è mai aperto, e per lei quello fu un salto nel
vuoto. Veronica era arrivata a Latina da Rieti, dove si trovava
insieme ad altre tre colleghe. Dopo il primo lancio, andato in porto,
se il secondo le fosse riuscito, quel brevetto sarebbe arrivato e lei
sarebbe riuscita a rimanere nell'esercito. Nelle operazioni di
rilievo furono impegnati i carabinieri.</p>