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UFFICIO RECLAMI
Data pubblicazione: 29/09/2008 | CRONACA
Arrestati tre soci di un'azienda di Atri. L’accusa è di bancarotta fraudolenta
Sono finiti nei guai tre soci dell'azienda «Mar s.r.l.» di Teramo. Secondo l’indagine portata avanti dalla Guardia di finanza di Lecce, l’accusa è di una frode che ammonterebbe a oltre un milione e 700mila euro. Un leccese ai domiciliari.
di Paolo Franza


<p style="text-align: justify;"><strong>LECCE </strong>|&nbsp;I militari della Guardia di finanza di Lecce, in particolare del Nucleo di Polizia Tributaria, guidato dal maggiore Vito Pulirei, dopo aver eseguito una complessa ed articolata indagine di polizia economico-finanziaria, hanno eseguito un'ordinanza di misure cautelari personali, emesse dal gip del Tribunale di Lecce, Ercole Aprile, su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica, Giovanni De Palma. Le fiamme gialle hanno arrestato due amministratori di una societ&agrave; dichiarata fallita, Piero Martella, 56enne, e Piero Diollalevi, 33enne, entrambi di Atri, provincia di Teramo, mentre un socio della stessa azienda, Antonio Ingrosso, 68enne, residente a Lecce, si trova ora agli arresti domiciliari perch&egrave; ritenuto responsabile del reato di bancarotta fraudolenta aggravata. La Guardia di finanza ha accertato che i tre amministratori, in concorso tra loro, avrebbero distratto merci, beni strumentali e somme di denaro della societ&agrave; di Atri, fallita nel 2004, la &laquo;Mar s.r.l.&raquo;, per un importo complessivo di oltre un milione e 700mila euro, a favore di un&rsquo;azienda operante nel settore di cucine. La ditta si occupava di assemblaggio di cucine. Nel 2004, il leccese, da semplice operaio avrebbe compiuto un escalation di incarichi arrivando a conquistare, secondo le fiamme gialle, il posto di amministratore trasferendo la sede dell&rsquo;azienda all&rsquo;interno delle proprie mura domestiche. Nei confronti dei due imprenditori di Atri, il giudice ha predisposto due ordinanze di custodia cautelare in carcere, accusandoli di essere loro gli ideatori del reato, mentre il leccese ha ben poche responsabilit&agrave; all&rsquo;interno della vicenda. Due altre persone, sempre di Teramo, sono state denunciate a piede libero all&rsquo;autorit&agrave; giudiziaria per responsabilit&agrave; analoghe.</p>
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