Data pubblicazione: 24/09/2008 | CRONACA
Usarono impropriamente i soldi della 488. Emessa condanna per padre e figlia
Condannati Tommaso e Cinzia Ricchiuto, gli amministratori delegati della società «Igeco». Ottennero finanziamenti della 488 attraverso false fatture. Condannati a un anno e quattro mesi. I due erano difesi dall’avvocato Angelo Pallara.
<p style="text-align: justify;"><strong>LECCE</strong> | In due, padre e figlia, sono stati condannati con l'accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato. Un anno e quattro mesi di carcere a testa è la pena alla quale sono stati condannati nel processo in primo grado Tommaso e Cinzia Ricchiuto, amministratore delegato della società «Igeco», difese dall’avvocato Angelo Pallara. Si tratta di un provvedimento al quale è arrivato il giudice del tribunale di Lecce, Giovanni Gallo, che li ha ritenuti responsabili dei reati di truffa aggravata col fine di ottenere contributi statali con l'ausilio della legge per l'imprenditoria 488 del 1992. Si tratta di uno dei provvedimenti registrato all'interno di un filone d'indagine, aperto dal pubblico ministero Imerio Tramis, sui finanziamenti illeciti alle imprese salentine. Tramis, presentando le richieste al giudice, aveva chiesto 2 anni e quattro mesi per padre e figlia. Dopo una serie di indagini curate dagli inquirenti, si è appreso che l’azienda avrebbe ottenuto dei finanziamenti da utilizzate per ampliare dei capannoni e, attraverso due ditte, avrebbero emesso false fatture.</p>