di Marco Palma
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>LECCE</strong> | A distanza di quattro anni il dolore in famiglia Nicolì rimane. Risale al 10 dicembre 2004 il tragico incidente in cui perse la vita il giovanissimo Alessandro Nicolì e che destò scalpore e gettò nel baratro un’intera famiglia molto nota a Lecce, e residente nei pressi di Viale Grassi. L’intero «ponte di Monteroni», così conosciuto dalla gente del posto il punto in cui avvenne l’incidente, era ricolmo di fiori e striscioni che, i conoscenti di Alessandro, misero per ricordare l’amico scomparso. Danila Corigliano, 36enne di Lizzano, nel tarantino, ha subito la condanna, emessa dal Tribunale di Lecce, ad un anno di reclusione per omicidio colposo ed omissione di soccorso. La donna, quel giorno, viaggiava sulla sua auto, una Fiat Punto, percorrendo via Rudiae in direzione del centro della città. Dopo aver superato il sottopassaggio ferroviario, non avrebbe prestato la dovuta attenzione alla guida, non accorgendosi che, sulla strada, Alessandro Nicolì si apprestava ad attraversare. Il pedone, appena sceso dal marciapiede, in attesa di percorrere la carreggiata, venne travolto dall’auto che, con la ruota anteriore destra, avrebbe dapprima investito il piede sinistro del giovane e poi l’intero corpo, lasciandolo tramortito a terra. La donna, un’avvocatessa, non si sarebbe fermata a prestare il primo soccorso, come previsto dal codice della strada, e i soccorsi tardarono ad arrivare. Il ragazzo morì, poco dopo, completamente dissanguato. I giudici della prima sezione penale hanno condannato la donna, difesa dal legale Angelo Pallara, ad un anno di reclusione, pena sospesa con la condizionale. La parte lesa era, invece, rappresentata dall’avvocato Luigi Rella.</p>
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