<p><!--
@page { size: 21cm 29.7cm; margin: 2cm }
P { margin-bottom: 0.21cm }
--></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>NARDÒ</strong> |
«Pensare ad una centrale nucleare nel Salento o ancor peggio ad
un sito per la sistemazione ed il deposito delle scorie radioattive,
che sembrerebbe già individuato a Boncore in località
Fattezze, a me sembra semplicemente una follia». Il sindaco
della città, Antonio Vaglio, di vedere scorie radioattive,
scarto della produzione nucleare, in un deposito a Nardò
proprio non ne vuole sapere. La conferma, ma anche la smentita,
arrivano da Roma da Grazia Francescato dei Verdi, che sottolinea come
il governo di centrodestra abbia già individuato un'area tra
Nardò e Avetrana dove collocare le scorie frutto di una
programmazione energetica che vuole portare, dopo tanti anni, il
nucleare in Italia. Secondo la Francescato, che si batte contro il
nucleare in Italia, il sito di Nardò avrebbe tutte le carte in
regola per essere sito di deposito di scorie radioattive. Tanto che,
tempo fa, se ne parlò pure sul Corriere della Sera, dove
l'ingegnere Raffaello De Felice, ultimo responsabile del settore
«Impianti nucleari» dell'Enel alla fine degli anni
Ottanta, aveva sottolineato che per l'Italia parlare di nucleare era
praticamente impossibile perché «mancano - dice - i siti
per il deposito delle scorie radioattive». E proprio sul
Corriere della Sera, De Felice aveva sottolineato che «prima
del referendum era stato fatto un gran lavoro per selezionare i siti
del vecchio programma nucleare. Si erano indicate località
come Leri Cavour e Alessandria (provincia) in Piemonte, Viadana e San
Benedetto Po in Lombardia, Manduria e Nardò in Puglia. Si
potrebbe cominciare col riverificarne i requisiti geologici, che
allora apparivano idonei e che tali dovrebbero essere. Potrebbe
essere cambiata la popolazione: una centrale nucleare ha bisogno di
un’ampia zona di rispetto disabitata». Una conferma, si
diceva, ma anche una smentita che arriva, proprio in queste ore da
uno dei componenti del governo nazionale: Raffaele Fitto. Il ministro
agli Affari regionali, che conosce bene la sua terra, spiega che si
tratta solo di una «polemica preventiva basata sul nulla»
e che nulla è stato fatto se non avviare un discorso di
programmazione. Ma le voci, prendi l'Enea, sulle caratteristiche del
suolo in territorio di Nardò, dimostrerebbero che quel
territorio avrebbe tutte le caratteristiche in regola per ospitarle.
Dalla vicinanza al mare (quello delle cinque vele) al fatto che non
sia una zona sismica, fino al fondo calcareo, che praticamente si
presterebbe in maniera ottimale.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"> </p>
<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>IL SINDACO DI NARDÒ,
VAGLIO</strong> | Se la scelta da parte del governo, anche in vista dei
prossimi mesi dovesse arrivare, sicuramente si dovrà fare i
conti con quanto sottolineato dal sindaco Vaglio. «Una centrale
nel Salento, o un sito per il deposito delle scorie è
semplicemente una follia». Parla chiaro il sindaco di Nardò,
che proprio non ci sta: «E questo non lo dico per una questione
di campanile, ma perché è una scelta incompatibile con
il territorio. Un territorio che non è più quello di
venti anni fa, che oggi risulta fortemente antropizzato ed è
classificato Sic (sito di interesse comunitario). È un
territorio che ha collezionato, per il secondo anno consecutivo le «5
Vele di Legambiente», unica località in Puglia da essere
al quinto posto a livello nazionale. È un’area protetta, per
il mare, le acque cristalline, i paesaggi straordinari e i siti
archeologici. Ma se da una parte ci sono queste bellezze che ci
riempiono di orgoglio, dall’altra c’è una costante
preoccupazione. Il territorio di Nardò è ad alto
rischio sismico, e quindi vi è un pericolo costante. Ed allora
come si potrebbe conciliare questa localizzazione? È vero, vi
sono numerose falde acquifere che riducono i rischi, ma non li
eliminano. Non dimentichiamo, poi, che la Puglia contribuisce in
maniera considerevole, con gli impianti esistenti, al fabbisogno
nazionale di energia. E ricordiamo che i mega impianti esistenti,
tutti funzionanti a carbone e petrolio, hanno già compromesso
in maniera decisa la qualità della vita ai pugliesi: Cerano e
l’Ilva bastano ed avanzano per scongiurare il nucleare nel Salento.
Immaginare, sulla base di studi vecchi, di individuare Boncore quale
luogo per il deposito delle scorie radioattive è irrazionale,
illogico ed estremamente pericoloso». Che cosa significa
questo, che il sindaco si sottrae a dare il proprio contributo in
termini di produzione di energia? Non affatto: «Il Salento non
si sottrae, e può contribuire in maniera determinante al
fabbisogno energetico, ma lo potrà fare attraverso la
costruzione di impianti che utilizzano fonti energetiche alternative,
e non inquinanti, come il sole, il vento e le biomasse. Non c’è
bisogno in Italia di centrali nucleari, ma se proprio non si potesse
farne a meno, queste devono sorgere in luoghi sicuri, senza rischi
per la popolazione ed in siti privi di forte impatto ambientale. A
Nardò, al Salento non si possono chiedere altri sacrifici. Non
dimentichiamo, poi, che nel 1987 ci fu un referendum. Oggi non
possiamo sostenere che il referendum ha solo una valenza simbolica e
che nessuna pronuncia referendaria può bloccare o vincolare le
scelte della politica del Governo. Ci dispiace per chi la pensa in
modo differente, ma il referendum indica la volontà popolare,
e questa non può essere mai messa in discussione. Sarebbe un
precedente gravissimo, una gravissima violazione. In seguito al
referendum del 1987 (21 anni fa) furono smantellate le piccole
centrali nucleari di Caorso, Trino Vercellese e Latina, che ci stanno
costando non poco per tenerle in sicurezza. L’Italia non è
il paese più adatto per reintrodurre il nucleare, per di più
di terza generazione, quindi già vecchio. Quanto ai costi e ai
tempi, è bene ricordare che sono necessari 5 o 6 anni per la
costruzione di una centrale nucleare, con una spesa di 5-6 miliardi
di euro. Per ammortizzare questi costi ci vogliono 40 anni. Quindi
costi incredibili per gli impianti e rischi per la salute pubblica;
di conseguenza non solo non ci sarà alcun risparmio, ma il
costo delle bollette potrà essere certamente più caro
in questo lasso di tempo. Mi auguro, comunque, che l’ipotesi della
scelta di Nardò quale sito per lo smaltimento delle scorie non
si concretizzi ma, in ogni caso, saremo pronti a dare battaglia con
tutti i mezzi leciti possibili».</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"> </p>
<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><!--
@page { size: 21cm 29.7cm; margin: 2cm }
P { margin-bottom: 0.21cm }
--></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>PALESE «A MUSO
DURO»</strong> | «Smascherate da noi con i fatti le bugie e le
propagande antigovernative della sinistra sui presunti tagli del
Governo al Sud e sugli ancor più presunti danni che il
federalismo fiscale provocherebbe all’economia del Sud e della
Puglia, la sinistra pugliese si stringe intorno alla Cgil ed esulta
incoscientemente per aver fatto fallire la trattativa con Cai ed ora
non potendo più neanche giocare con «Alipadania»
si inventa una balla «nucleare» rasentando il ridicolo».
Il capogruppo in consiglio regionale di Forzqa Italia, Rocco Palese,
risponde alle dichiarazioni della Francescato a muso duro: «La
disperazione di non avere più argomenti contro Berlusconi e
Fitto, porta la sinistra ad armare la Manieri e la Francescato che
vanno a rispolverare uno studio di dieci anni fa, già
inutilmente rispolverato a fine marzo scorso, in campagna elettorale,
nel quale si ipotizzavano Nardò e Mola di Bari come sedi di
deposito di scorie e centrale nucleare. L’assurdo è che la
stessa Manieri dice che lo studio è precedente al 13 aprile
2008, eppure riesce non si capisce come ad attribuire le scelte in
esso contenute (e mai assunte dal nessun Governo) al Governo
Berlusconi, arrivando addirittura a sostenere che sia tutto già
deciso. Spiace e sorprende che i colleghi Mineo e Ventricelli, cui
riconosciamo coerenza ed onestà intellettuale, cadano in
questo equivoco frutto di superficialità e di disinformazione.
Il Governo Berlusconi, come da programma elettorale ampiamente
promosso e sottoscritto con il voto da cittadini italiani, punta sul
nucleare a intende realizzare centrali in Italia. Ma mai finora si è
parlato di localizzazioni. La Manieri, la Francescato, Mineo e
Ventricelli, sanno bene che stanno usando uno studio di fattibilità
vecchio di dieci anni e rimasto sempre allo stadio di ipotesi, per
costruire l’ennesima balla nucleare contro il Governo Berlusconi.
Le elezioni del 14 aprile, le figuracce smentite dai fatti sui
presunti tagli della Finanziaria, sui presunti danni del federalismo
e su Alipadania dovrebbero bastare per dimostrare il livello di
credibilità politica di questa sinistra».</p>
<p> </p>