Data pubblicazione: 22/09/2008 | CRONACA
Una multa annullata dal giudice di pace. Era passato col rosso al semaforo
Lecce. Il giudice di pace ha annullato una contravvenzione che era stata fatta dalla polizia penitenziaria ad un automobilista che era passato col rosso al semaforo, perché non ritenuta materia di loro competenza. La protesta del sindacato.
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>LECCE</strong> | Passa col
rosso, si prende una multa, che poi il giudice di pace di Lecce
annulla perché ritenuta inconsistente. Un principio che è
stato contestato, però, dal Sappe, il Sindacato autonomo di
Polizia penitenziaria. Il riferimento è a una sentenza emessa
da giudice di pace di Lecce relativa a un'infrazione rilevata dal
personale di Polizia penitenziaria a carico di un automobilista che
passava con il semaforo rosso ad un pericoloso incrocio della città.
Secondo quanto comunicato dal sindacato di categoria, le motivazioni
che hanno portato ad annullare l'infrazione rilevata fa riferimento
ad una norma del codice della strada che demanderebbe alla Polizia
penitenziaria, come pure al Corpo forestale dello Stato
l'espletamento dei servizi di Polizia stradale, nell'ambito delle
rispettive competenze istituzionali. Dal Sappe sottolineano: «Se
un'auto taglia la strada a un automezzo della Polizia penitenziaria
si può intervenire, mentre se a cinquanta metri un
automobilista percorre una strada contromano rischiando di provocare
una strage si deve chiudere gli occhi?». Dal sindacato,
insomma, si chiede maggiore chiarezza «in un momento in cui -
sottolineano - la sicurezza stradale è diventata un'emergenza
nazionale a causa dei tanti incidenti che provocano giornalmente la
morte di tante persone, soprattutto giovani. C'è bisogno -
insistono - di maggiore chiarezza e senso di responsabilità su
una materia di così vitale importanza. Ciò,
sgombrerebbe il campo dai tanti furbi che grazie ai cavilli di
interpretazione di leggi riescono a cavarsela nonostante attentino
all'incolumità dei cittadini». Il Sappe, dunque, proprio
non ci sta che non si possa garantire sicurezza al di fuori delle
zone di propria competenza: «Vogliamo ricordare - sottolineano
ancora - che da più di dieci anni, la Polizia penitenziaria
con l'assunzione dei mezzi di traduzione dei detenuti rilevata dai
carabinieri espleta parte della propria attività all'esterno
dei penitenziari, e giornalmente centinaia di automezzi e migliaia di
uomini solcano le strade pugliesi e nazionali».</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">La loro, comunque, non è
voglia di sostituirsi alle altre forze dell'ordine: «Sia chiaro
che la Polizia penitenziaria non vuole certo sostituirsi alle altre
forze di polizia nell'espletamento dei compiti di polizia stradale,
ma si ritiene che la professionalità e la preparazione di
questi ultimi offrirebbe un valido contributo alla Polizia stradale e
alle altre forze nel controllo del territorio, e nella rilevazione
delle infrazioni, con risvolti positivi proprio per la sicurezza
stradale». Poi continuano: «Si vuole sottolineare che il
personale di Polizia penitenziaria in servizio presso il nucleo
traduzioni del carcere di Lecce solo nei primi mesi del 2008, oltre
ad attendere ai compiti istituzionali, ha rilevato più di 50
infrazioni al codice della strada molto gravi quali: guida senza
patente mai conseguita, guida con certificati assicurativi falsi,
guida con patente sospesa, guida in senso opposto a quello di marcia,
guida in stato di ebbrezza ecc., procedendo altresì anche al
sequestro di alcuni autoveicoli».</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Il Sappe, dunque,
conclude chiedendo quali risvolti positivi si realizzerebbero se le
attività svolte con perizia e professionalità dei
poliziotti penitenziari di Lecce, fossero legittimate per gli oltre
200 nuclei di traduzione presenti presso i penitenziari della
nazione. Si rivolgono, quindi, al sottosegretario all'Interno,
Alfredo Mantovano «che è sempre attento a queste
problematiche», nonché ai prefetti delle province
pugliesi, «affinchè emettano dei provvedimenti che non
lascino vie di scampo a chi, con i propri comportamenti mette a
rischio la sicurezza e la vita dei cittadini». E concludono
dicendo: «Speriamo che l'appello venga accolto, proprio per non
disperdere tali contributi che accrescerebbero la sicurezza stradale
dei cittadini, senza alcun costo aggiuntivo per lo Stato, poiché
riteniamo che la prevenzione e il controllo siano gli unici elementi
determinanti per cercare di ridurre queste tragedie che distruggono
famiglie e fanno accrescere insicurezza nei cittadini».</p>
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