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UFFICIO RECLAMI
Data pubblicazione: 17/09/2008 | CRONACA
Estorce denaro sulle aste giudiziarie? Il giudice rimette gli atti al tribunale collegiale
Avvocato e giornalista, e titolare di un'agenzia immobiliare finiscono sotto processo. Secondo un'impiegata di Nardò avrebbero estorto denaro per non presentarsi all'asta giudiziaria della casa che le era stata pignorata e che voleva riacquistare.
<p><!-- @page { size: 21cm 29.7cm; margin: 2cm } P { margin-bottom: 0.21cm } --></p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>NARD&Ograve;</strong> | Un avvocato e un ex titolare di un'agenzia immobiliare sono finiti sotto processo questa mattina, per un presunto tentativo di estorsione all'interno di un'asta pubblica. Entrambi, sono comparsi in un'aula della sezione distaccata del Tribunale di Nard&ograve;. Quella di oggi &egrave; la prima udienza a carico di Pierpaolo Person&egrave;, di professione avvocato e giornalista, e di Alessandro Migliaccio, tutti e due neretini. Il capo d'imputazione era stato formulato dal sostituto procuratore Imerio Tramis, nel quale interno si fa riferimento ad una richiesta di denaro, 6mila euro circa, col presunto intento di evitare l'aumento di un sesto dell'offerta. Il panorama in cui si sviluppa la vicenda &egrave; quello delle aste giudiziarie. Una donna, impiegata di Nard&ograve;, per un debito con una banca si &egrave; vista avviare una procedura esecutiva nei suoi confronti. La sua abitazione era stata pignorata, tanto che la donna, insieme al padre, avrebbero deciso di rientrare in possesso dell'immobile riacquistandolo. Successivamente, poco prima della scadenza di presentazione dell'offerta, la donna sarebbe stata contattata dall'avvocato, e sarebbe stata invitata nel suo studio. A quel punto sarebbe scattata l'offerta, secondo la quale Migliaccio solo in seguito dell'esborso di denaro non si sarebbe avvalso del diritto di aumentare un sesto dell'offerta. La donna, che sin dal primo momento, avrebbe rifiutato, si sarebbe avvalsa dell'utilizzo di un registratore per documentare quanto le fosse accaduto. Padre e figlia avrebbero rifiutato di elargire la somma in denaro. Un rifiuto netto di versare una somma per evitare il rilancio. Dopo la prima fase, quella davanti al giudice per le udienze preliminari, Ines Casciaro, che aveva disposto il rinvio a giudizio, tutto &egrave; passato nelle mani del giudice Giuseppe Biondi, dell'aula della sezione distaccata del Tribunale di Nard&ograve;. Nel corso dell'udienza che si &egrave; tenuta questa mattina, il giudice monocratico ha deciso di rimandare tutti gli atti nelle mani del tribunale collegiale. Il presidente di quest'ultimo per&ograve;, potrebbe rimandare tutto di nuovo nelle mani del giudice neretino. I due imputati sono difesi dagli avvocati Francesco Person&egrave;, Cosimo Perrone, e Lorenzo Rizzello di Nard&ograve;. La vicenda balza alle cronache della stampa, proprio a seguito di quanto successo sabato scorso, a Parabita, in cui il faccendiere Giorgio Romano, di 51 anni, del posto, perse la vita con cinque pistolettate. Romano aveva intenzione di acquistare all'asta il patrimonio di Romano. La Procura, che come si diceva ha aperto un'inchiesta, verificher&agrave; l'eventuale presenza di un &laquo;mercato sommerso&raquo; di affari parallelo alle aste giudiziarie. Si attendono, inoltre, in merito anche provvedimenti legislativi dal ministero della Giustizia. Intanto, Person&egrave; respinge ogni addebito.</p>
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