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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>PARABITA</strong> | Si
attende a ore l'esito dell'autopsia di Giorgio Romano, il 61enne
di Matino, residente a Parabita, ucciso con quattro colpi di pistola,
due giorni fa. Proprio ieri, i carabinieri della compagnia di
Casarano, a seguito di particolari controlli, hanno rinvenuto l'arma,
che si trovava nei pressi dell'abitazione della persona considerata
al momento il presunto assassino. Il medico legale Alberto Tortorella effettuerà l'esame autoptico nella giornata di domani. Si tratta di Vincenzo De Salve, di
55 anni, originario di Casarano, ma residente a Parabita. La pistola
ritrovata, che avrebbe utilizzato De Salve, è un residuo di
guerra, regolarmente detenuto. Si tratta di una Steyr calibro 9,
risalente al 1915. Che era stata abbandonata in un canale per lo
scolo delle acque piovane, a breve distanza dall'abitazione di De
Salve, e visto che quando è stata rinvenuta dai militari era
sommersa di melma, il suo ritrovamento non è stato semplice.
L'omicida, che fu ritrovato con l'ausilio di un testimone chiave e di
un intonacatore che stava andando nel capannone di Romano a
effettuare lavori, il giorno stesso dell'omicidio, nel primo
interrogatorio avrebbe confessato di essere stato lui ad ucciderlo.
Solo che, un'ulteriore ipotesi al vaglio degli investigatori, è
che l'arma sia stata spostata da qualcuno. Ipotesi sorta a seguito di
alcune dichiarazioni che De Salve avrebbe lasciato nel corso
dell'interrogatorio, alla presenza del magistrato e del suo avvocato.
De Salve, infatti, avrebbe dichiarato di aver abbandonato l'arma sul
corpo di Romano subito dopo averlo ucciso, solo che gli investigatori
l'hanno ritrovata da tutt'altra parte. Forse, De Salve trascinato
dalle emozioni, avrebbe detto qualcosa di non vero, o forse, come
detto, sarebbe stata spostata da una seconda persona.
L'interrogatorio di convalida dell'arresto è stato fissato per
la giornata di mercoledì. L'omicidio, al momento, rimane
legato a quella che sembrerebbe essere la storia più
dichiarata. Quella cioè di un rapporto tra Romano e De Salve
legato alle aste giudiziarie. E mentre sul tavolo, del sostituto
procuratore Francesca Miglietta, è stato depositato un
fascicolo, con nomi di personaggi di varia natura, tra cui anche
avvocati, il sindaco di Parabita, Adriano Merico, ha diffuso una
lettera che era stata recapitata al Comune di Parabita a suo tempo, e
che avrebbe preannunciato la morte di Giorgio Romano.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>LA LETTERA</strong> | «È
ora che si intervenga nei confronti del signor Giorgio Romano di
Parabita che spalleggiato da noti ceffi locali e con il tacito
consenso di alcuni giudici del tribunale di Lecce, prima terrorizza e
poi ricatta persone cadute in disgrazia e che devono fare i conti con
il tribunale fallimentare. Vantando la collaborazione di giudici
compiacenti e di un cancelliere del tribunale (probabilmente
collaborazioni vere visto il vorticoso giro di affari del Romano e la
presenza costante nelle aule dove si svolgono le aste), si propone
come sostenitore morale ed economico prima e durante l'asta
giudiziaria. Poi dice che ha dovuto far intervenire dei personaggi
della malavita locale e dopo che è avvenuta l'asta, anche se
non ci sono stati accordi o non si è voluto nessun intervento
da parte sua, si presenta con dei tipi sinistri per estorcere un
compenso per l'opera prestata. Intervenite con urgenza perché
la situazione è insostenibile e un normale cittadino potrà
trasformarsi in giustiziere».</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Sono queste le pesanti
parole che sono arrivate al Comune di Parabita, attraverso una
lettera anonima. In realtà, a piè di pagina una firma
c'è, sia battuta al computer (così come è stata
battuta la lettera) sia a penna. Luigi Giannelli è il
firmatario, che però, il sindaco Adriano Merico, dice non
essere riconducibile ad alcun Giannelli di Parabita. Ce ne sarebbero
circa sette di Luigi Giannelli, nella cittadina del Sud Salento. Solo
che, a quanto pare, stando agli accertamenti portati avanti dalla
Procura della Repubblica del Tribunale di Lecce, non sarebbe
riconducibile ad alcuno. Il principale destinatario della lettera è
il Comando stazione locale dei carabinieri di Parabita, e per
conoscenza il sindaco Merico che, come si diceva, appena l'ha
ricevuta l'ha messa nelle mani della magistratura. In calce alla
lettera, mandata per posta prioritaria, c'è il comune di
questo presunto Giannelli, cioè Parabita, e una data, quella
cioè in cui sarebbe stata redatta, e cioè 17 agosto
2006. Insomma, due anni fa. La lettera poi è arrivata in
Comune poco dopo, tanto da essere stata protocollata il 21 agosto
2006.</p>