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UFFICIO RECLAMI
Data pubblicazione: 14/09/2008 | CRONACA
La pistola che ha ucciso Romano era a due passi dall'abitazione di De Salve
Parabita. Il giorno dopo l'omicidio dell'imprenditore Giorgio Romano, i carabinieri della Compagnia di Casarano hanno rinvenuto l'arma del delitto. Presunto responsabile sarebbe Vincenzo De Salve di Casarano, reo confesso.
<p><!-- @page { size: 21cm 29.7cm; margin: 2cm } P { margin-bottom: 0.21cm } --></p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>PARABITA</strong> | All&rsquo;indomani dell&rsquo;omicidio di Giorgio Romano, 61enne, di Parabita, freddato con cinque colpi di pistola partiti da una calibro 9 impugnata da Vincenzo De Salve, 56enne, macellaio, originario di Casarano, ma residente a Parabita, la comunit&agrave; salentina &egrave; sbigottita. In una settimana due omicidi. E se in un primo momento gli inquirenti hanno pensato ad un collegamento tra i due delitti, la risoluzione del caso in poche ore ha eliminato ogni dubbio. Ma le indagini del capitano della compagnia dei carabinieri di Casarano, Dario Vigliotta non si sono fermate. Proprio perch&eacute; l'arma non era ancora stata ritrovata. Poi, questa mattina, a seguito di un ulteriore setacciamento dei terreni circostanti la casa di De Salve, la pistola con cui avrebbe sparato, &egrave; stata ritrovata. Alle 10, i rastrellamenti condotti attraverso le campagne, in contrada &laquo;Tuli&raquo; a Parabita, l'hanno fatta venir fuori. A quanto se ne sa, De Salve dopo che avrebbe effettuato la sparatoria, sarebbe ritornato a casa, a bordo della sua auto, una Fiat Uno di colore bianco. La pistola &egrave; stata rinvenuta in un canale di scolo delle acque piovane, ed era in pessime condizioni d'uso. La marca &laquo;Steyr&raquo;, &egrave; quella di un modello vecchio, del 1915. Le analisi dei carabinieri che l'hanno recuperata hanno accertato che avesse otto colpi complessivi, di cui uno in canna, due nel serbatoio, e gli altri cinque che mancavano all'appello sono stati sparati. Ieri, durante l&rsquo;interrogatorio avvenuto in presenza dell'avvocato, il macellaio avrebbe dichiarato al sostituto procuratore Gianni De Palma e ai carabinieri di aver lasciato l&rsquo;arma sul corpo senza vita di Romano, ma dell&rsquo;arma utilizzata non vi era traccia. Il recupero dell&rsquo;arma &egrave; risultato particolarmente difficoltoso non solo perch&eacute; era ben nascosta, ma anche per le avverse condizioni meteorologiche. La calibro 9 si trovava in un canale di scolo ricoperta di melma. Ed era detenuta legalmente da De Salve come residuato bellico. Ora, compito degli inquirenti &egrave; capire perch&eacute; De Salve avrebbe affermato di aver deposto l&rsquo;arma sul cadavere di Romano, e qualora non fosse stato lui stesso chi avesse successivamente nascosto la pistola in quel canale di scolo rendendosi complice di De Salve. L'omicidio si &egrave; consumato ieri, poco prima delle 6,30, in un capannone di Parabita, di propriet&agrave; di Romano. Secondo quando accertato, alla base del litigio che &egrave; poi finito in tragedia ci sarebbe un immobile, una macelleria, passata all'asta giudiziaria. Romano, a quanto pare, avrebbe avuto intenzione di comperarla. Il suo colpo, raggiunto da quattro colpi, &egrave; stato trovato riverso a terra nel sangue, sul lato sinistro, accanto alla sua Mercedes Cls, di colore grigio. I funerali, intanto, potrebbero essere celebrati il giorno stesso dell'autopsia, che sar&agrave; tenuta dal medico legale, Alberto Tortorella, nella giornata di luned&igrave;.</p> <p>&nbsp;</p>
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