Data pubblicazione: 12/09/2008 | INTERVENTI
Secondo Teresa Bellanova «La scuola di Berlusconi è più povera e meno equa»
Con l’inizio dell’anno scolastico, Teresa Bellanova, interviene sul disegno legge del Governo Berlusconi in materia scolastica. «Berlusconi cercando in questi giorni di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalle misure molto gravi».
<p style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><strong>LECCE</strong> | Teresa Bellanova interviene in merito alle riforme introdotte nel sistema scolastico dal decreto 137 del primo settembre scorso: «In questi giorni i media hanno dato ampio risalto alle cosiddette novità introdotte dal Governo con il decreto legge 137 del 1° settembre: voto in condotta, ritorno ai voti per decimi, ritorno al maestro unico. In realtà il governo Prodi aveva avviato misure molto più incisive nella direzione di affermare una scuola più seria e rigorosa, dove però merito e pari opportunità costituiscono un binomio inscindibile. Tra queste iniziative basti ricordare il recupero dei debiti e il regolamento relativo al patto educativo tra la scuola e le famiglie e le nuove regole disciplinari che le scuole autonome devono attuare a partire da questo anno scolastico. In realtà il Governo Berlusconi – sostiene Bellanova - sta cercando in questi giorni di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalle misure molto gravi, già approvate in Parlamento a colpi di voti di fiducia, contenute nella manovra economica d’estate. Il ministro Gelmini, per giustificare queste misure, dice che la scuola non può essere un ammortizzatore sociale sbandierando, tra l’altro, dati non veritieri come quelli relativi alla spesa del personale. Non è vero che il 97 per cento della spesa pubblica per l’istruzione è per il personale e che l’Italia spende molto di più degli altri Paesi: secondo il rapporto Ocse del 2007, la spesa del personale è inferiore al 75 per cento della spesa complessiva in linea con la media dei paese Ocse. Così come la spesa è in linea con la media Ocse in rapporto al PIL e cioè il 3,5 per cento. La verità è che il Governo, in particolare il ministro Tremonti e il ministro Gelmini, considerano la scuola una riserva finanziaria ove tagliare in modo indiscriminato per tentare di far tornare i conti del bilancio dello Stato, a danno del futuro dei nostri figli e dunque del futuro del Paese. Infatti i tagli previsti, per il triennio 2009/2011, sono di ben 7 miliardi e 832 milioni e di 130mila posti negli organici del personale, 87mila docenti e 43mila tecnici, bidelli, amministrativi. Questi tagli sono talmente insostenibili da mettere in discussione anche i livelli minimi di funzionamento delle scuole, senza parlare del fatto che, essendo donne l’80 per cento dei dipendenti del sistema scolastico, sia docenti che personale Ata, come al solito saranno soprattutto le lavoratrici a essere «sacrificate» da questo Governo. Le conseguenze più gravi saranno: con il maestro unico i bambini delle scuole elementari dovranno tornare a case alle 12,30, l’orario scolastico sarà infatti di 24 ore settimanali cioè 4 ore al giorno, senza più moduli pomeridiani e attività integrative, riduzione drastica del tempo pieno e del tempo prolungato nelle scuole dell’infanzia, elementari e medie, a rischio di chiusura le scuole soprattutto nei piccoli comuni la riduzione degli insegnanti di sostegno per i bambini disabili, maggiori difficoltà per l’integrazione dei bambini migranti e dei bambini rom, l’aumento della dispersione scolastica già tra i livelli più alti d’Europa. La manovra – continua Bellanova - opera inoltre tagli pesantissimi sui bilanci degli enti locali, e ciò determinerà gravi ricadute sull’edilizia scolastica e sul diritto allo studio con prevedibili aumento delle tariffe di servizi fondamentali come le scuole dell’infanzia, le mense e il trasporto scolastico. Tutte misure che ricadranno pesantemente sulla vita quotidiana delle famiglie, sia rendendo ancora più difficile la conciliazione tra il lavoro e la scuola dei figli sia pesando ancora di più sui bilanci familiari con gli aumenti delle tariffe dei servizi scolastici e per attivare ulteriori servizi tagliati a carico delle famiglie. Insomma, la scuola disegnata dal Governo Berlusconi è una scuola più povera di risorse che non può svolgere il ruolo fondamentale di ascensore sociale: promuovere cioè quella mobilità sociale che consenta di far emergere il merito dando a tutti gli alunni pari opportunità di studio, di acquisizione di conoscenze, saperi e competenze indipendentemente dalla condizione economica e sociale di partenza. <br /><br />Il Partito Democratico, invece, ha come priorità quella di garantire una scuola pubblica per tutti che non lasci nessuno indietro. Ecco perché il PD ritiene che occorra partire da una scelta di fondo: considerare la scuola un investimento decisivo per il futuro dei nostri figli e del Paese. Per questo pensiamo che non bisogna tagliare ma operare per qualificare di più la spesa e affrontare alcuni nodi e criticità. In particolare, - conclucele Bellanova - proposte del PD sono: attuazione del patto educativo tra le scuole e le famiglia e approvazione di nuove norme sugli organi collegiali della scuola, potenziamento dell’autonomia scolastica, attivazione di una sistema di valutazione di tutte le istituzioni scolastiche, riorganizzazione degli organici del personale come organici funzionali in ogni scuola, valorizzazione della professionalità degli insegnanti adeguando gli stipendi con il riconoscimento del merito e con la realizzazione di un piano straordinario e permanente di aggiornamento, azzeramento del precariato e nuove norme di accesso e di reclutamento degli insegnanti, attuazione corretta dell’obbligo d’istruzione con la conseguente riduzione a zero della dispersione scolastica, portare l’85 per cento dei ragazzi al diploma e gli altri almeno ad una qualifica professionale, attuazione dei provvedimenti sugli istituti tecnici e professionali, una scuola per la formazione permanente per tutto l’arco della vita, una scuola più aperta alla comunità e integrata con il territorio che promuova cultura, alfabetizzazione informatica, sport, attività sociali e di volontariato».</p>