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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>PALMARIGGI</strong> | Un
primato da guiness, nella produzione, distribuzione, e
commercializzazione della droga. Tutto in casa, in una strada di
Palmariggi, piccolo centro di poco più di milleseicento
abitanti, a due passi da Maglie, a circa 36 chilometri da Lecce, che
si raggiunge dalla strada statale 16 quella che porta fino a Otranto.
In pratica, appena arrivati ci si trova davanti ad un normalissimo
portone d'ingresso di un'abitazione civile, poi aperta la porta, si
fanno le scale e dopo un breve corridoio ci trova in una hall
adibita a salottino, con alcune stanze adiacenti. Subito sul retro
della casa, c'è un piccolo cortile, con scale di cemento dove
si scende giù, poi ancora qualche gradino più in basso
e trovi «la fabbrica», com'è stata definita, con
tutto l'occorrente per industrializzare la produzione della
marijuana. Che sarebbe poi stata raffinata fino a diventare hashish.
I cani dell'unità cinofila, questa mattina, non stavano fermi
un minuto, per via del forte odore che arrivava da quella specie di
cantina seminterrata, adibita a serra per la coltivazione delle
piantine. 1370, per essere precisi. Di cui 371 essiccate, non in
ottimo stato di conservazione. I militari del Nucleo di polizia
tributaria della Guardia di finanza del Comando provinciale di Lecce
hanno pure trovato le dosi già confezionate e pronte per la
vendita. 2,5 chilogrammi di marijuana e 1,8 di hashish. Quella casa così apparentemente piccola e riservata,
in realtà era molto spaziosa. Settecento metri quadrati di
superficie, accuratamente allestiti, con le più sofisticate
tecnologie per la produzione dello stupefacente. Poco prima della
porticina d'ingresso metallica, che separa l'ambiente naturale, da
quello artificialmente riprodotto, con le giuste condizioni di caldo
e umido, c'è il sistema di irrigazione, cosidetto «a
goccia», da dove partiva il pompaggio dell'acqua che arrivava
sulle piantine, tutte separate in appositi vasetti. Appena superata
la soglia, e sceso l'ultimo gradino, quello più alto, i
militari hanno trovato tanti piccoli vasetti di plastica, con dentro
la terra, e le piante, altri invece, vuoti, pronti per essere
utilizzati. Domenico Ruggeri, di 43 anni, di Palmariggi, al quale è
intestata una società di trasporti di auto usate in
liquidazione, è risultato l'unico indagato, tanto da essere
stato arrestato a disposizione dell'autorità giudiziaria. Al
momento c'è solo lui. Perché ciò su cui le
fiamme gialle e la magistratura stanno lavorando è capire se
l'uomo avesse instaurato contatti particolari con la criminalità.
A quanto se ne sa, al momento sarebbe incensurato, ma conosciuto per
qualche piccolo precedente. Ruggeri quei semi se li era scelti
proprio con cura, tanto che la specie delle piante è la
«Lowryder», di facile coltivazione. Stando ai dati
accertati dai militari, con quelle piantine si sarebbero potute
produrre circa 137mila dosi di marijuana, per un valore di mercato di 685mila
euro. Così come 44mila dosi di hashish,
dove 50 grammi si possono ottenere attraverso la raffinazione della
resina ottenuta da cinque piantine. Le dosi, poi rivendute, avrebbero
potuto fruttare oltre 400mila euro.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>IL CICLO DI PRODUZIONE</strong> | Dopo la semina, le piante «Lowrider» attecchiscono
subito. Tanto da produrre altri semi, e continuare in un ciclo
continuo la produzione delle piante di marijuana. In quel locale, di
proprietà di un parente di Domenico Ruggeri di Palmariggi, il
ciclo di produzione era inserito all'interno di una sorta di catena
di montaggio, dove dalla semina alla commercializzazione del prodotto
si arrivava con pochi passaggi. I panetti di hashish, erano stati già
confezionati, tanto che sul tavolo delle fiamme gialle (che
documentiamo in foto) ce ne sono alcuni già pronti per l'uso e
di ottima qualità. All'interno del locale, le piantine erano
sistemate in appositi vasi, con dentro la terra, messi sotto 92
lampade a vapore di sodio da 600 watt ciascuna, che avevano ricreato
l'ambiente naturale. Ad innaffiare le piante, avrebbero poi
provveduto i due serbatoi di acqua dotati di un sistema di
gocciolatoio. A corredo del «sistema» c'erano pure i
bocchettoni dove far passare l'aria (non a caso, le piantine
generalmente, vengono coltivate all'aperto), con 17 sistemi di
ventilazione, un temporizzatore, che collegato al sistema elettrico
avrebbe acceso le lampade «a tempo», e quattro aeratori
per la climatizzazione dell'ambiente dotati di sensori per la
temperatura.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>LA MARIJUANA
«LOWRYDER»</strong> | La pianta di marijuana che è
stata trovata dai militari, ha una caratteristica particolare. È
in grado di rifiorire costantemente, a ciclo continuo. Passa alla
fase di fioritura dopo circa 15/20 giorni a partire dal seme. È
alta quanto un bonsai, circa 30 centimetri, ed è in grado di
crescere piuttosto velocemente. Soprattutto se il clima è
quello ideale, un po' come quello ricreato all'interno della
«fabbrica». In due mesi, è già cresciuta
anche a bassa insolazione. I semi si possono comprare su internet, e
quindi si possono procurare con facilità. Sette semi, ad
esempio è possibile ottenerli con una spesa di circa 65 euro.
È una pianta versatile, in grado di crescere in ambienti
riprodotti artificialmente. Dopo una prima fase di crescita, che può
variare dalle 2 alle 3 settimane, la pianta entra in modo rapido in
fase di fioritura, moltiplicando le proprie dimensioni e sviluppando
così grandi cime compatte. Al di sopra delle foglie, poi c'è
la copertura della resina che dà alla pianta un aroma dolce e
molto intenso. La «LowRyder» cresce bene sia in terriccio
che in vaso e in vasche. Cresce con le lampade accese per 24/12 ore
fino al raccolto. Tenendo le lampade a 18 ore si può
abbreviare a 16 ore dopo il primo mese senza perdere produzione.
Ruggeri, a quanto pare, avrebbe pensato di coltivarla senza rendersi
conto che i finanzieri, nonostante avesse usato tutte le accortezze
per averle nascoste in un seminterrato, erano già sulle sue
tracce.</p>