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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>LECCE</strong> | Aveva
tentato di aprire un conto corrente bancario, con generalità
false, al fine di acquisire beni in maniera illegale. La storia è
quella di un uomo, originario di Veglie, che si era recato nella
filiale di una banca di Lecce per aprire un nuovo conto corrente.
Quando è entrato nella filiale, ha atteso il suo turno, poi
nel momento in cui ha dichiarato l'intenzione di voler aprire un
conto in banca, l'impiegato dello sportello gli ha chiesto i
documenti per poter avviare l'operazione. Con lui, appresso, aveva
5mila euro in contanti, per il primo deposito. Una cifra di tutto
rispetto, per chi ha intenzione di aprire un conto corrente bancario.
Solo che, in quella filiale dietro di lui, per caso, c'era un
carabiniere in abiti civili che, quando il dialogo tra l'impiegato e
il neocliente è diventato un po' acceso per via del
comportamento che l'uomo utilizzava, non ha potuto far altro che
ascoltare la conversazione. Alquanto strana. Tutto è successo
nel pomeriggio di martedì 9. L'uomo, E.G., di 40 anni,
originario di Veglie, aveva raggiunto la banca a bordo di una
Porsche. Dopo aver esibito la patente, nuovo modello rettangolare,
plastificato, e la tessera sanitaria per il codice fiscale, ha
cominciato ad assumere atteggiamenti sospetti. Il carabiniere che lo
stava ascoltando, si è insospettito per il fatto che stesse
cercando di dare risposte vaghe alle domande della cassiera dello
sportello. Quando la donna gli ha chiesto a cosa gli servisse il
conto corrente, lui si è presentato come imprenditore,
dicendole che aveva bisogno del conto per effettuare operazioni di
denaro con l'estero, ma senza entrare nel merito di quella che
sarebbe stata nello specifico la sua attività. Tanto che, si
sarebbe giustificato, dicendo di essere conosciuto a Lecce, perché
operava sul territorio leccese da tempo. Dopo aver preso il numero di
targa della sua fiammante Porsche Carrera, il carabiniere ha
effettuato un controllo riferendo tutto ai suoi superiori della
compagnia di Lecce. A quel punto sono scattate le verifiche. La
patente che era stata presentata allo sportello, non corrispondeva
con l'identità dell'imprenditore. O meglio, per essere più
precisi, il numero del documento era valido, così come il
cognome, ma il nome no. Il titolare della Porsche, tra l'altro, aveva
quel cognome, ma un nome diverso, e il controllo della vettura per i
carabinieri è stata la prova del nove. La data di rilascio del
documento era «sabato», quando gli uffici della
Motorizzazione sono chiusi. Ulteriori approfondimenti sono stati
realizzati in collaborazione con i colleghi della stazione di Veglie,
dov'è stata acquisita la foto, che corrispondeva, in linea di
massima, a quella dell'imprenditore.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Dopo essersi sentiti con
l'autorità giudiziaria, e dopo aver concordato le modalità
d'intervento, i carabinieri si sono appostati vicino alla filiale in
attesa del ritorno dell'uomo in filiale per l'apertura del conto, che
chiaramente non era stato aperto nello stesso giorno in cui si era
presentato per questioni burocratiche. Quando l'imprenditore è
entrato in filiale, è stato bloccato dallo stesso carabiniere
presente il giorno prima. A quel punto è stato condotto in
caserma, per avere ulteriori chiarimenti su quei documenti presunti
falsi. Ciò che si è potuto appurare subito è che
il giovane fosse in possesso della Porsche a lui intestata, appunto
ad E.G., suo vero nome, mentre i documenti riportavano il nome di
A.G., sempre di 40 anni, associato a un codice fiscale inesistente.
L'uomo avrebbe tentato di giustificarsi dicendo che in passato era
stato titolare di un'attività commerciale fallita, e che via
di cose non riusciva più ad ottenere credito dagli istituti
bancari tanto da esser stato costretto a falsificare le proprie
generalità. Secondo i carabinieri, invece, quel conto gli
sarebbe servito per portare avanti un'attività di acquisizione
di beni in maniera truffaldina. I militari hanno poi controllato
prima la vettura, la Porsche e poi la sua abitazione nel capoluogo. È
così che hanno trovato i documenti veri, quelli che si
riferivano a lui. Nel corso delle perquisizioni, i carabinieri hanno
rinvenuto anche 7mila euro in contanti, e 30 assegni tratti da un
altro conto corrente del valore complessivo di 60mila euro, emessi a
favore di una società a responsabilità limitata di cui
lui sarebbe il responsabile commerciale e una carta di credito
intestata ad altra persona. I tagli degli assegni sono vari, dai 1000
ai 3mila euro. L'uomo ora è accusato di tentata truffa e uso e
possesso di documenti falsi, e dichiarazione di false generalità.
Per questo è stato deferito all'autorità giudiziaria.
Intanto, lo stesso imprenditore, messo alle strette, ha dato buone
indicazioni circa la provenienza dei documenti falsi, che sarebbero
stati acquistati in città al prezzo di 300 euro l'uno. Gli
investigatori sono del parere che il falsario potrebbe avere le ore
contate. I documenti, infatti, secondo i carabinieri erano di ottima
qualità, genuini, realizzati usando appositi macchinari,
probabilmente rubati da qualche parte. Gli accertamenti, inoltre,
proseguono anche su di lui, e sulle società a lui collegate
per verificare le attività economiche svolte, gli introiti e
le persone coinvolte.</p>
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