di Paolo Franza
<p style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><strong>UGENTO<em> </em>(dal nostro corrispondente)</strong> | Un altro caso inquietante intimorisce la città di Ugento. Prime due lettere di minaccia nella giornata di oggi a don Stefano Rocca, il parroco della chiesa San Giovanni Bosco, parrocchia frequentata da Peppino Basile prima della sua morte. Da quando il consigliere comunale e provinciale dell’Italia dei Valori, Peppino Basile, è stato ucciso con 19 coltellate la notte tra il 14 e il 15 giugno, don Stefano ha sempre cercato di esprimere il proprio parere attraverso i mezzi di informazione. Un atteggiamento che sicuramente non è piaciuto a qualcuno, ad iniziare dall’amministrazione comunale che si è e si sta scagliando contro il prete in cerca di verità. In tarda mattinata, intorno alle 14 circa, il postino ha recapitato due lettere presso l’indirizzo parrocchiale, con destinatario il parroco don Stefano Rocca, nella prima lettera c’era un immagine che ritraeva don Camillo e Peppone e nell’altra una scritta al computer: «Smettila di fare il protagonista, smettila di fare il sindaco ombra».</p>
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<p style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><br />In merito alle due lettere don Stefano tende a sottolineare che «hanno due messaggi ben diversi. Questo fatto – in riferimento alla scritta – mi fa capire che non mi impegno per la formazione dei giovani, lo sappiamo tutti invece com’è la situazione qui». La lettera con la foto, invece, la definisce «ridicola»: «Mi hanno mandato una foto che ritraeva don Camillo e Peppone, questo mi lascia intravedere come la gente non ha capito la gravità del fatto, se mi mandano queste cose non hanno capito ancora bene il fatto». Un atto che rende incredula la cittadinanza ugentina, che inizia a pensare che l’assassino di Peppino è ancora presente, pronto ad agire e forse si trova proprio ad Ugento. Don Stefano, con un po’ di dispiacere per il gesto compito afferma una cosa che purtroppo molti non riuscirebbero a dire: «Io di certo non ho paura di queste cose, l’unica cosa che dico e che mi piacerebbe che chi fa queste cose avrebbe il coraggio di firmarsi per aprire un dialogo, io accetto tutti i consigli, però quando uno non firma vuol dire che non dà un consiglio, ma fa qualcosa di più, se uno vuole consigliare una persona si firma o va a trovare la persona, ma mandare una lettera senza firmarsi vuol dire che è una persona un po’ particolare».</p>
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<p style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><br />Nell’ambiente parrocchiale si respira comunque aria di tranquillità tra i giovani, che nel pomeriggio hanno ripreso regolarmente a giovare e tirare due calci al pallone. La notizia è stata appresa solo dai giornalisti, e alla domanda «Ha già sporto denuncia?», don Stefano risponde: «Ancora no, lo farò molto probabilmente, se continuano sarò invece costretto a farlo». Ovviamente non si sa l’autore delle intimidazioni «Probabilmente – prosegue don Stefano – è gente di Ugento, anche se le lettere sono arrivare per posta. Che interesse avrebbee uno di fuori o di Taurisano a fare questo, non può interessare più di tanto». Don Stefano è disponibilissimo a dialogare con tutti «I problemi per anonimato non si risolvono, indice di non crescita, io punto sul dialogo, accetto i consigli, ringrazio chi mi da i consigli, mi piacerebbe sapere con chi parlo, come io mi sono esposto e pubblicamente dico quello che dico anche al costo di essere molte volte deriso o calunniato, anche chi dall’altra parte vuole darmi un consiglio, che si faccia avanti senza paura, non deve avere paura».</p>
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<p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><br />Con l’amministrazione ho sempre chiesto di voler parlare, ogni mia dichiarazione il sindaco l’ha sempre presa come un attacco nei miei confronti, anche nella lettera emergeva questo, cosi non di certo costruisco armonia, ma è certo che non c’entro io, è il sindaco che mi attacca, come l’altro giorno a Tele Rama», infatti durante un intervista, il sindaco di Ugento, Eugenio Ozza, ha sottolineato che «don Stefano dovrebbe interessarsi della parrocchia e non delle concessioni che rilascia l’amministrazione comunale e che non si interessa di case popolari, che poi non dipende dal comune. Don Stefano – secondo Ozza - potrebbe seguire l’esempio di don Tonino che aprì le porte della curia per ospitare i senza tetto, cosi come ha fatto un altro parroco di Ugento, don Pietro Carluccio», che ha aperto le porte di una casa parrocchiale per ospitare una famiglia disagiata. In riferimento alle dichiarazioni del sindaco, don Stefano si esprime dicendo: «Per me sono stupidaggini, davvero, nel vero senso della parola, io non riesco a capire come fa un sincado a prendersela con me, quando poi io sto cercando di far emergere la verità e lui dovrebbe stare dalla parte mia. Quello che sta succedendo, che tutti stanno parlando, solo perché abbiamo mosse le acque altrimenti sarebbe rimasto tutto come stava». Intanto le lettere sono state già archiviate da don Stefano che provvederà, in caso di denuncia di consegnarle alle autorità competenti.</p>