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UFFICIO RECLAMI
Data pubblicazione: 04/09/2008 | CRONACA
Era nascosto in un casolare sotto le cure dei familiari. Arrestato boss latitante
Umberto Zingarello, di Lecce, era stato condannato dalla Cassazione alla pena definitiva dell'ergastolo. È stato trovato dagli agenti della Squadra mobile di Lecce all'interno di un casolare, con armi e documenti falsi. Era latitante da due mesi.
<p><!-- @page { size: 21cm 29.7cm; margin: 2cm } P { margin-bottom: 0.21cm } --></p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>LECCE</strong> | Latitante, pluripregiudicato per associazione a delinquere di stampo mafioso, condannato con sentenza definitiva alla pena maggiore, l'ergastolo. Alla quale vanno aggiunti i reati di occultamento di cadavere e porto abusivo d'armi da fuoco. L'ordine di esecuzione per la carcerazione &egrave; arrivato il 12 maggio 2008, dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d'Appello di Bari, proprio perch&eacute; la Cassazione aveva rimandato tutto nelle loro mani. <strong>Umberto Zingarello</strong>, 43 anni, leccese, &egrave; stato catturato grazie a un &laquo;blitz&raquo; condotto dagli agenti di polizia della Squadra Mobile di Lecce, che lo hanno arrestato questa mattina a seguito di una delicata operazione, cominciata diverse settimane prima, e che era stata diretta dal dirigente del settore, il dottor <strong>Annino Gargano</strong>.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">&nbsp;</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Un'operazione durata circa dieci giorni, dove i poliziotti hanno seguito i movimenti della moglie di Zingarello, che li ha poi condotti alla sua dimora nascosta, l&igrave; dov'era rintanato. Zingarello era un pezzo grosso della mafia locale, sodale del gruppo leccese della Sacra Corona Unita, del clan &laquo;De Tommasi-Cerfeda-Lezzi&raquo; e si era reso irreperibile dal luglio scorso. L'iter processuale si era mosso per far luce sulla misteriosa morte di <strong>Raffaele Riezzo</strong>, all'epoca 23enne, di Surbo. Riezzo era una delle vittime di &laquo;lupara bianca&raquo;, del periodo 25 marzo 1992. Il suo cadavere non fu mai ritrovato. Tanto che gli agenti si mossero sulla costa di Frigole con l'ausilio di ruspe, per poi fermarsi perch&eacute; si stavano aprendo varchi enormi, che stavano scombinando il paesaggio naturale. Ed &egrave; proprio quello il luogo nel quale sarebbe stato insabbiato, lungo quel litorale, dopo essere stato cosparso di acido muriatico. La Procura di Lecce archivi&ograve; il caso, e consider&ograve; quella di Riezzo una presunta morte, pur non avendone mai avuto la certezza. Il pronunciamento della Procura di Lecce fu che l'uomo, con ogni probabilit&agrave; fosse morto, o meglio, questo &egrave; quanto traspare dal verbale redatto da quello che era l'allora Procuratore della Repubblica leccese. Rizzo sarebbe stato ucciso per un regolamento di conti, tra clan rivali. Le altre persone coinvolte, ritenute poi responsabili e condannate al carcere a vita sono <strong>Donato Natali</strong>, <strong>Luigi Peciccia</strong>, di 38 anni, (arrestato a Bardonecchia, al confine con la Francia, il 3 giugno scorso), <strong>Antonio De Vitis</strong> (arrestato, in carcere), e <strong>Carmelo Fiorentino</strong>, di 47 anni, che risulta ancora latitante. Tutti, sono stati condannati col carcere a vita. Le loro sentenze, infatti, sono ormai passate in giudicato.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">&nbsp;</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Rizzo si sarebbe &laquo;diviso&raquo; tra diverse piazze, &laquo;lavorando&raquo; per diverse realt&agrave; criminali, rendendo suscettibile quel delicato rapporto tra i clan. Una svolta decisiva che ha cambiato le sorti di alcuni di loro, fu data dalla dichiarazioni rilasciate dinanzi ai giudici dal boss <strong>Luca Picone</strong>, che cominci&ograve; a collaborare con la giustizia il 6 gennaio del 2003, che &egrave; anche lo stesso giorno in cui, qualche tempo prima, la Scu avrebbe piazzato una bomba sulla condotta Lecce-Zurigo, con l'intento probabilmente di creare una strage. La prima sentenza, quella in primo grado, arriva il 12 luglio 2001, quando Zingarello fu condannato all'ergastolo. Successivamente, la Corte d'Assise d'Appello di Lecce modific&ograve; la sentenza, fino a che, la Cassazione rinvi&ograve; il procedimento ai giudici della Corte d'Assise d'Appello di Bari, che rinnovarono quanto stabilito in primo grado. La massima pena &egrave; arrivata poi l'11 gennaio 2007, con la conferma dell'ergastolo, con sentenza poi passata in giudicato. Intanto, il Procuratore capo della Repubblica di Lecce, Cataldo Motta, ha fatto i complimenti agli agenti della Questura per il lavoro svolto.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">&nbsp;</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>IL BLITZ ALL'INTERNO DEL CASOLARE</strong> | Una tenuta presa d'assalto dagli agenti che l'avevano circandata lungo tutti il perimetro. Un'operazione che non ha richiesto particolari accorgimenti, non sono stati utilizzati mezzi elettronici particolari, n&eacute; tantomeno ci si &egrave; servizi di intercettazioni telefoniche. L'orario, le 10,30 di questa mattina. Quel casolare, tra Frigole e San Cataldo era stato adocchiato e tenuto costantemente sotto controllo dagli agenti della Squadra Mobile, giorno e notte, senza sosta. La cattura ricorda un po' quella di Bernardo Provenzano. Gli investigatori hanno agito sulla base dei movimenti della compagna di Zingarello, G.L., di 27 anni, leccese. In quel casolare c'erano anche animali, quasi fosse una fattoria. I capannoni ospitavano cavalli. La tenuta, di dimensioni non piccole, ha richiesto l'intervento di circa 30 uomini. La donna parcheggiava l'auto lontano dal luogo in cui si doveva recare, proseguendo il suo percorso a piedi. Ma non &egrave; l'unico movimento strano che ha fatto insospettire gli inquirenti. Perch&eacute; la donna a volte faceva lo stesso giro dell'isolato, tornando senza motivo al punto di partenza, quasi volesse accertarsi che non la stesse seguendo nessuno. Accortezze che per&ograve; hanno solo fatto insospettire gli agenti, che hanno atteso il momento opportuno per irrompere all'interno dell'abitazione. La masseria, completamente recintata, era il luogo in cui la donna si recava. Con lei c'era pure il bambino, loro figlio. Appena entrata nella masseria, gli agenti l'hanno vista incontrare un uomo con la maglietta bianca. Per gli agenti, tutto questo era sufficiente per dire che l&igrave; dentro ci fosse il latitante, a tal punto, in conferenza stampa, da averla definita una &laquo;cartina di tornasole&raquo;. Il blitz si &egrave; consumato nel giro di pochi secondi. Tra l'altro, gli agenti non avrebbero potuto aspettare altrimenti, perch&eacute; il suo arrivo era concomitante col compleanno del piccolo che compiva un anno. I documenti, che poi sono stati recuperati, un passaporto e una carta d'identit&agrave; non erano falsi, ma contraffatti, cio&egrave; veri con generalit&agrave; di uno spagnolo ma con sopra appiccicata la foto di Zingarello. Documenti pi&ugrave; che sufficienti, per entrare e uscire dalla Spagna, luogo in cui probabilmente aveva intenzione di nascondersi per proseguire la sua latitanza. Proprio nei pressi del muro di recinzione, gli agenti gli sono saltati addosso. Neanche il tempo di riflettere come avessero potuto trovarlo, che gi&agrave; gli avevano messo le manette ai polsi. Non prima di aver stretto la mano ai poliziotti, per complimentarsi con loro. Dopo essersi introdotti nella masseria, gli agenti vicino al letto hanno trovato una carabina ad aria compressa &laquo;Lider&raquo; modello 44 Tg calibro 5.5, con tanto di cannocchiale e 138 pallini di piombo dello stesso calibro. L'arma infatti, poteva sparare sia pallini in piombo che in plastica dura. Ci&ograve; di cui dovr&agrave; rispondere Zingarello, inoltre, &egrave; possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, mentre la compagna &egrave; stata denunciata a piede libero con l'accusa di favoreggiamento. I complimenti sono arrivati anche dal Questore, Vittorio Rochira.</p> <p>&nbsp;</p>
L'EDITORIALE
Diretta in streaming con la radiocronaca della partita e la differita.
RETELUNA TV
CAMPIONATI ITALIANI
La redazione
La società di Franco Alemanno conquista 3 ori e 3 bronzi individuali.
QUASI IN B
La redazione
A pochi giorni dalla fine del campionato il Lecce lotta per la salvezza.
CRESCE L'ATTESA
di Giorgio Coluccia
Zampa: «Abbiamo ancora fame, vogliamo arrivare in serie B subito».
I FALCHI VOLANO
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La Dimcar Falchi Ugento vincono tre set. Ora secondi in classifica.
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Al team di Giannini basta un tempo per risolvere la pratica Benevento.
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