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UGENTO | Ancora una volta, la comunità di Ugento, viene presa di mira da alcuni ignoti. Nel giro di 24 ore si è compiuto un altro presunto atto intimidatorio, messo in atto per intimorire l'imprenditore Bruno Colitti. L'uomo che ha fatto emergere un caso legato alla vicenda del delitto di Peppino Basile, consigliere comunale e provinciale dell'Italia dei Valori, assassinato la notte tra il 14 e il 15 giugno scorso.
Ben due notti fa è stato compiuto un nuovo raid, nei confronti di un parente di Colitti. Nel cuore della notte, ignoti, hanno lanciato un masso di 17 chili sul parabrezza di un'Alfa 156, di Simone Giuseppe Colitti, che il prossimo 19 marzo compirà 25 anni, geometra, figlio di Cosimo Damiano Colitti, costruttore edile del posto, cugino di Bruno. L'auto si trovava in piazza San Vincenzo, quando qualcuno ha pensato bene di rovinarla. Il fatto pare essere riconducibile al delitto Basile, in quanto Simone Colitti è un tesserato dell'Idv, partito del consigliere ucciso e parente dell'imprenditore che ha svelato un mistero, lo stesso mistero su cui da tempo Peppino stava indagando. Sul posto si sono recati i militari che stanno cercando di capire se l'atto è di matrice politica o personale. Di quello che è successo subito dopo il raid si sa soltanto che alcune persone hanno gettato il masso e che si sarebbero immediatamente messi alla fuga a bordo di un''auto. Simone Colitti sentendo il rumore si è recato per strada per vedere cosa fosse successo, prima di accompagnare la ragazza a Felline, un paese distante pochi chilometri da Ugento. Ma non è l'unico atto vandalico che viene messo a segno ad Ugento, nei confronti di persone legate in modo particolare alla politica. Tempo fa, infatti, venne presa di mira l'auto di un consigliere comunale dell'opposizione, Angelo Minenna. Ma non è stato soltanto l'unico attentato. Infatti, vi è la bomba carta fatta esplodere nelle vicinanze del Palazzo Comunale e le due macchine bruciate al primo cittadino di Ugento. Su quanto accaduto a Simone Colitti la procura ha aperto un fascicolo.
Nella notte appena trascorsa è stato messo a segno un altro atto intimidatorio. Ignoti hanno piazzato un ordigno rudimentale all'interno dell'abitazione del suocero di Bruno Colitti. L'immobile, situato a Torre San Giovanni, marina di Ugento, stava per essere messo all'asta da parte del Tribunale civile di Lecce. Lievi i danni causati dal boato. Pareti annerite dall'esplosione e un materasso bruciato. Sul posto si sono recati i carabinieri della compagnia di Lecce, coadiuvati insieme a quelli di Casarano. I danni sono ancora in corso di quantificazione. Ora i militari cercano di capire se l'esplosione sia riconducibile agli altri atti intimidatori messi a segno in questi giorni.
La tensione in paese non cessa da quella tragica notte, in cui venne ucciso con 18 coltellate mortali Giuseppe Basile. Il primo cittadino di Ugento, Eugenio Ozza, sostiene che in città la situazione sta diventando esagerata, difficile da gestire. Lo stesso afferma che in questi episodi la politica non c'entra. Simone Colitti sostiene di essersi iscritto al partito dell'Italia dei Valori soltanto da due mesi e si domanda se in Italia, in particolare ad Ugento, ci sia ancora libertà di parola, mirando ad ottenere per Ugento «legalità». Il sindaco continua a sostenere che in città ci sia qualche balordo che sta tentando di creare soltanto allarmismi. Non del tutto convincente è Ozza sul possibile collegamento tra la discarica Burgesi e gli atti intimidatori. Proprio su quella discarica, è previsto un nuovo sopralluogo da parte degli esperti che eseguiranno nuove analisi, prima che la magistratura giunga a conclusioni. Secondo il sindaco la magistratura sta continuando ad indagare sull'omicidio Basile e spera che a breve si giunga a delle conclusioni, anche se ormai sono passati dieci mesi da quel delitto.
Don Stefano Rocca, parroco della parrocchia San Giovanni Bosco di Ugento, e che da tempo si sta battendo per far luce sul caso Basile, interviene su quanto accaduto a Simone Colitti, sostenendo che anche quest'ultimo caso è stato preso di striscio, facendolo passare di nascosto. Secondo il prete «scomodo», che ha anche ricevuto due lettere di minacce consegnate al pm Giovanni De Palma, i cittadini hanno paura di parlare e non vogliono prendere parte a queste polemiche per paura di finire dentro alla «rete» delle persone che, inserendosi nella battaglia per la «legalità», sono stati compliti da alcuni presunti atti intimidatori. Lo stesso sostiene che l'omicidio del consigliere dell'Idv sia legato alla mafia. Un altro caso che per ora, come gli altri, rimane mistero, in un paese in cui regna ancora la paura, l'insicurezza, senza capire se tutti gli episodi che si sono susseguiti siano legati ad un unico caso.