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UFFICIO RECLAMI
Data pubblicazione: 20/02/2009 | CRONACA
BLITZ | Rivenute 20 auto rubate e l’arsenale utilizzato per le rapine
Chiusa l'operazione «War Games».
Emesse 18 ordinanze di custodia
Numerosi i colpi messi a segno dalla meglio nota banda della Lancia. Venti sono le autovetture recuperate dai carabinieri insieme all’arsenale di armi, una mitraglietta Uzi e due pistole e oltre 500 cartucce per Kalashnikov. Più di 150 i carabinieri di Lecce.
di Roberta Zappatore


CAMPI SALENTINA | L’operazione criminale andava avanti ormai da tempo e i malviventi mettevano a segno numerosi colpi in un anno, tanto da destare allarme fra la gente per la violenza e la spregiudicatezza degli efferati reati. I militari del comando della compagnia di Campi Salentina nelle prime ore della mattinata, hanno portato a termine una complessa operazione contro la criminalità organizzata denominata «War Games». L’associazione a delinquere si era ramificata nei comuni di Campi Salentina, Squinzano, Cellino San Marco, San Donato e Torchiarolo e portava a termine una serie di rapine a mano armata, con sequestro di persona, traffico internazionale di autovetture di grossa cilindrata, detenzione di armi e munizionamento da guerra.

 

A conclusione dell’articolata quanto impegnativa attività di ricerca, durata circa un anno, il gip presso il Tribunale di Lecce Antonio Del Coco, su richiesta del pm Francesca Miglietta della procura della Repubblica di Lecce, ha emesso ben 18 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di alcune persone accusate di associazione per delinquere. Si tratta di Boris Borislav 23enne della Bulgaria ma residente a Monteroni, Antonio Fiorentino 31enne residente a Torchiarolo, Rossana Gaetani 31enne di Sandonaci, Massimiliano Leuzzi 36enne di Campi Salentina, Angelo Maci 57enne e Antonio Maci 30enne entrambi di Cellino San Marco, Marco Maci 35enne di Cellino, Annunziata Maltese 29enne di Cellino, Pietro Maltese 50enne di Cellino, Ivano Nastasia 36enne di Campi Salentina, Daniele Orofalo 36enne di Cellino, Cosimo Palma 33enne di Squinzano, Massimo Pezzuto 31enne di Cellino, Romeo Renna 49enne di Cellino, Piero Serinelli 40enne di Torchiarolo, Anna Solazzo 53enne e Antonio Solazzo 49enne entrambi di Cellino San Marco e Raffaele Vincenti 27enne di Cellino San Marco. Oltre ai sopraelencati individui sono stati deferiti in stato di libertà ulteriori nove soggetti coinvolti a vario titolo nell’indagine però con minori responsabilità penali.

 

La vasta operazione ha visto coinvolti oltre 100 carabinieri del comando provinciale di Lecce e del comando provinciale di Brindisi che hanno collaborato unitamente ai militari delle provincie di Siena e Reggio Calabria. Sono stati impiegate anche varie unità cinofile provenienti da Modugno. Riepilogando la particolare vicenda sappiamo che le indagini hanno avuto inizio nei primi mesi del 2008, periodo in cui nel territorio della provincia di Lecce era stata registrata una certa frequenza di efferate rapine nelle ville con successivo sequestro di persona e furti di particolare clamore come quello dello scorso febbraio 2007 ai danni della concessionaria Bmw EmmeAuto in Lecce. In quella occasione vennero sottratte 5 auto di grossa cilindrata. Tali furti hanno interessato tutta l’area del nel nord Salento e, in modo più incisivo, il territorio di questa compagnia tra il 2007 e il 2008 come le tre rapine a mano armata a Guagnano con sequestro di persona, la rapina nel tabacchino di Carmiano, in alcuni ristoranti di Carmiano, di Campi Salentina, di Veglie e in un supermercato “Di meglio” sito in Salice Salentino. Per terminare poi con la rapina a mano armata nella villa di Gisella Santoro, durante la quale i malviventi avevano legato i sei componenti della famiglia e ferito uno di essi. Al fine di porre immediato rimedio al diffondersi di tali delitti che, per la tecnica adottata, la spregiudicatezza evidenziata e la violenza fisica subita dalle vittime, avevano generato vivo allarme nell’opinione pubblica così sono stati intensificati i servizi preventivi. Le indagini sono state svolte attraverso numerosi servizi di osservazione, controllo e pedinamento dei criminali, accurate analisi di tutte le informazioni relative all’organizzazione, intercettazioni ambientali e di videoripresa, intrusioni e infiltrazione nell’ambiente criminale per l’installazione di mezzi tecnici di intercettazione e di videoripresa. Questa era la dinamica dei furti operati dai malviventi: consumavano il reato nelle ore serali; procedevano in gruppi composti prevalentemente da tre o quattro persone con l’utilizzo di autovetture di grossa cilindrata; impiegavano fascette in plastica per legare le vittime e sequestrarle sotto la minaccia delle armi per tutta la durata della rapina; perpetravano  le rapine con estrema freddezza e “tranquillità” dimostrando una certa professionalità nel crimine; agivano a volto coperto e con estremo disinteresse della presenza di persone che venivano sequestrate e legate ed in alcuni casi ferite a seguito di ogni loro minima reazione; utilizzavano in più di un’occasione una vettura tipo Lancia K di colore scuro tanto che per tale ragione erano comunemente conosciuti come «la banda della Lancia K». Inoltre erano tutti equipaggiati con giubbotti antiproiettile e muniti di armi lunghe e corte che non hanno esitato ad usare in più occasioni, colpendo alcune vittime a scopo intimidatorio. L’associazione si componeva di due branche: una operativa, dedita alla consumazione delle rapine in villa secondo le modalità sopra esposte, ed una logistica, incaricata del procacciamento di armi e autovetture.

La scoperta di questa seconda ramificazione ha permesso ai militari del Nucleo Operativo di addentrarsi in un ulteriore filone di indagine dal quale sono emerse le modalità con le quali venivano immesse nel mercato nazionale vere e proprie auto fantasma. In particolare, l’organizzazione, dopo aver acquisito documenti identificativi di auto incidentate in Germania, ed aver rubato modelli identici di vetture in Italia, ha creato per questi ultimi una nuova identità sulla scorta dei «libretti» tedeschi. Successivamente, le auto venivano immatricolate secondo la normativa nazionale e, al fine di eludere ulteriormente un eventuale controllo da parte delle Forze dell’Ordine. I malviventi denunciavano lo smarrimento delle targhe italiane per reimmatricolare il mezzo, la cui vera provenienza, a questo punto, diventava di difficile individuazione. Infine, le auto venivano destinate al mercato italiano e a quello est europeo.

 

Dalle indagini è emerso il ruolo fondamentale di un ex operaio Boris Borislav, di origine bulgare, il quale in entrambe le occasioni si sarebbe prestato quale basista per poi far perdere le proprie tracce. Scenario ancora più inquietante si è delineato in occasione della rapina in villa in Carmiano, voluta da una volontà superiore finalizzata ad estromettere definitivamente l’imprenditrice dall’attività di noleggio di video giochi. In sostanza, si era trattato di una vera e propria rapina punitiva. Una volta individuato il nascondiglio sotterraneo dove era occultato l’arsenale del sodalizio criminoso: una pistola automatica tipo «Uzi» con relativo silenziatore, oltre 500 cartucce per fucile automatico AK-47, ed altrettante per pistola 47 Magnum e calibro7.65. il materiale è stato sequestrato. Il tutto era perfettamente efficiente ed in ottimo stato di conservazione in quanto custodito sottovuoto all’interno di bustine che ne impedivano il deterioramento e nascoste in un grosso bidone in plastica sotterrato a circa un metro di profondità nel suolo che è stato poi, riportato in superficie solo dopo un consistente sbancamento del terreno, avvenuto con l’ausilio di ruspe. Sono state ritrovate anche le 20 autovetture rubate, che sono state restituite ai legittimi proprietari. Il nome dell’indagine «War Games» trae origine dall’unione del modus operandi dei malviventi, sempre informato a procedure paramilitari tipiche di un commando, sia dal contesto nel quale si sono sviluppate le indagini, ossia il mercato del noleggio di videogiochi soggetto ad una sempre più spietata concorrenza.

 

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