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LECCE | Avrebbe sparato contro Pantaleo De Blasi, barista di Guagnano. Nella giornata di oggi si è svolto il processo nei confronti di Mario Musardo, 42enne di San Donaci. Nei suoi confronti sono stati inflitti 11 anni di reclusione. Il processo di primo grado si è svolto con il rito abbreviato, alla presenza dei giudici della seconda sezione penale. La pena non è soltanto la reclusione in carcere, infatti, nei confronti di Musardo è scaturita l'interdizione perpetua dai pubblici uffici, una multa da 2750 euro e, in separata sede, si dovrà discutere di un pagamento di 10mila euro. Elsa Valeria Mignone, il pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia di Lecce, aveva chiesto 10 anni di carcere, pena lievitata dopo una camera di consiglio. Secondo l'accusa, prima dell'estate del 2007, il 42enne avrebbe costretto De Blasi a consegnarli 5mila euro, somma che sarebbe risultata prestata dall'uomo, e che sarebbe stata utilizzata da Musardo per risolvere alcuni problemi economici legati ad alcuni affari che stavano andando in porto. La richiesta si sarebbe consumata all'interno dell'abitazione dell'imputato. Musardo non era da solo al momento del fatto, insieme a lui vi era un complice, Davide Alfarano. Quest'ultimo dovrà comparire in aula di tribunale il prossimo 26 febbraio. La vicenda proseguì per tutta l'estate, tanto che l'11 settembre dello stesso anno, Musardo avrebbe bloccato De Blasi, che si trovava a bordo del suo ciclomotore, costringendolo a salire a bordo di un'auto. De Blasi, però, non avrebbe accettato bene l'invito, tanto che tra i due sarebbe nata una lite sfociata poi in una violenza. Il complice, Alfarano, avrebbe preso un bastone colpendo De Blasi, mentre Musardo lo avrebbe gambizzato con un colpo di pistola. L'auto su cui cercavano di far salire De Blasi era una Lancia Thema, risultata rubata. A questo punto per i due è nato anche il reato di furto. Musardo era difeso dal legale Marcello Falcone, mentre, la parte offesa nel processo, De Blasi, era difesa dal legale Aldo Petrucci. Ora bisognerà attendere sessanta giorni, al termine del quale bisognerà giungere in procura le motivazioni della pena inflitta.