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UFFICIO RECLAMI
Data pubblicazione: 06/02/2009 | CRONACA
VITIGLIANO | Le sue parole lette sull'altare prima della liturgia
«Stanca di vedere ragazzi morire».
Il paradosso in una lettera di Marica
Si sono svolti nel pomeriggio i funerali di Marica Riso, 21enne, morta ieri in un incidente stradale. La chiesa di San Michele Arcangelo di Vitigliano gremita di gente. Marica aveva vinto un concorso comunale, con una relazione sui morti negli incidenti stradali.
di Cristian Rizzo


SANTA CESAREA TERME (dal corrispondente) | Uno strazio incredibile, un dolore unico. Per una ragazza straordinaria, come la definivano in paese. A Vitigliano, frazione di Santa Cesarea Terme, dove questo pomeriggio sono stati officiati i suoi funerali. I funerali di una ragazza che alla vita era legata. Che l'amava, che ci sorrideva sempre. E che addirittura lottava, affinche nessuno mai più potesse essere vittima di un mezzo, l'automobile, che dovrebbe agevolarci la vita, e non essere strumento di morte. Per questo, a monte della liturgia della ventunenne Marica Riso, una lettera frutto di una profonda sua analisi, è stata letta prima di cominciare il rito dell'ultimo saluto. Marica è rimasta uccisa la scorsa notte sotto le lamiere dell’auto su cui viaggiava. Evidente sul volto dei familiari lo sgomento, di fronte alla bara in cui il corpo della giovane era adagiato. Il padre Luigi Riso, professore all'alberghiero di Santa Cesarea, e negli occhi della madre, anche lei insegnante. Nel giorno dopo, a quanto è dato di sapere, la Fiat Palio che le ha dato la morte sarebbe sbandata a seguito dello scoppio di un gomma.

Indagini, che sono affidate ai carabinieri della Compagnia di Maglie, che l'altra notte hanno fatto i rilievi vicino a quel tronco d'ulivo su cui si è schiantata. Il suo fidanzato, Alessandro Muscatello, che era alla guida di quella vettura, la notizia l'ha appresa solo questa mattina durante il suo ricovero in ospedale, dove ne avrà, salvo complicazioni, per una ventina di giorni. Dolore anche nel cuore degli amici e dell’enorme folla accorsa per dare l’ultimo saluto alla giovane, che ieri ha trovato la morte proprio di ritorno da una serata che doveva essere tranquilla, quella col suo fidanzato.

Un lungo applauso ha accolto il feretro all’uscita da casa, e poi numerose composizioni di fiori dei parenti e degli amici hanno segnato il tragitto verso la Chiesa di San Michele Arcangelo a Vitigliano. Chi conosceva la ragazza la descriveva come una persona intelligente, amante della vita. Proprio quella vita che lei avrebbe sacrificato per aiutare gli altri. Marica era molto riservata, ma anche molto sensibile proprio sulle tematiche dell’educazione stradale e della prudenza. Qualche anno fa, come detto, partecipò ad un concorso comunale, fra l’altro vincendolo, in cui ha affrontato proprio questi punti. Chi l'avrebbe mai detto che un giorno, il suo atroce destino, si sarebbe incrociato con le parole della sua attenta e sensibile riflessione.

 

LA LETTERA | «A scuola ho appena trattato l’argomento dell’educazione stradale e degli incidenti che possono derivare dalla distrazione o dal mancato rispetto del Codice della Strada e io e i miei compagni ci siamo interessati molto a questo tema, soprattutto alla nostra età. In cui ci troviamo già alle prime prese con lo scooter. È proprio questo motivo che mi ha resa sensibile e attenta all’impatto dello scooter con la vita di noi adolescenti: infatti, spesso mi domando se alla prima età dei quattordici anni si può avere una coscienza in grado di valutare i rischi e le conseguenze di una guida spericolata, solo perché ci si sente «grandi» e spavaldi nell’esibirsi in una corsa su una ruota sola o nel «prendere una curva» a 60 chilometri orari. Infatti, gli adolescenti vivono il momento della guida dello scooter come affermazione della superiorità nei confronti di chi si trova sulla strada e, quindi spesso questo comportamento può portare a degli incidenti che possono provocare invalidità gravissime, spezzano di colpo attese, speranze di vita, sogni e promesse, per aprire la strada ad una sofferenza senza fine.

Sui giornali si legge solo la cronaca nuda e cruda, senza soffermarsi per dare importanza al dolore di chi ha perso una persona così giovane, per cui aveva sognato un’avvenire pieno di eventi. Secondo me, non ci si può fermare a ridurre morte e sofferenza in dati di statistica o articoli di giornale, ma bisogna andare oltre, non si può continuare a far vivere alle famiglie colpite da una strage tanto dolore, perché se è la solidarietà, la sensibilizzazione e l’impegno sociale che mancano è necessario pretenderli e imporli.

È della vita che si parla. Perciò ci dovrebbero essere dei controlli più severi, multe più alte per chi guida lo scooter senza casco e ad alta velocità, perché se non si imparano adesso queste norme fondamentali per il bene della società, come si può cercare di educare e sensibilizzare anche gli altri, oppure i propri figli, in futuro? Io, infatti, sono davvero sensibile a questo argomento e, siccome ho degli amici che hanno motorini e scooter, consiglio loro di essere prudenti, di stare attenti: a tutti dispiace di perdere degli amici cari. Nonostante ciò ci sono altri fattori che influiscono sull’impatto che può avere lo scooter con il traffico, soprattutto negli ultimi decenni in cui le strade si sono andate sempre più ingrandendo. Perciò bisogna ricorrere ad un forte impegno politico.

Sono proprio questi gli eventi che ogni genitore teme nel vedere il proprio figlio che può già guidare uno scooter, quando per loro è ancora un ragazzino da difendere dai mali della società. «Metti il casco», «non andare veloce», «fai attenzione ai segnali»: sono tutte frasi tipiche dei genitori in apprensione ogni volta che vedono il figlio uscire di casa con lo scooter insieme ad altri ragazzi, magari, temendo che sia influenzato a non mettere il casco, a fare corse spericolate e anche delle gare , solo perché si è nel gruppo e bisogna seguire le regole per farne parte. In quei momenti non sembra una cattiva idea quella di «dare» un po’ di «gas» al motore, ma poi arrivano le conseguenze, perché alle volte si può strafare per esibizionismo e… il peggio viene dopo. Viene quando i familiari consumano la strada per l’ospedale o il cimitero; viene quando ci si accorge che la società non ha ne voglia ne tempo di occuparsi di feriti, di invalidi, di morti, di cure e di giustizia, di memoria e di solidarietà; viene quando su ogni morte, su ogni invalidità si richiude il gorgo dell’indifferenza.

Io sono stanca di vedere, di sentire ragazzi stroncati nel momento migliore della loro vita, ma sono stanca anche di vedere che possono essere coinvolti in stupidi incidenti e morire, perché non portavano il casco. E poi, si sente in televisione di salvaguardare il traffico che si fa sempre più elevato e pericoloso per i giovani inesperti o desiderosi di provare l’ebrezza di una velocità esagerata. In effetti, per aumentare la velocità che può raggiungere uno scooter, spesso, si modifica il motore o la marmitta, per dimostrare agli amici della comitiva che si è in grado di raggiungere i 90 chilometri l'ora, anche se le conseguenze si possono dimostrare molto brutte e non si pensa più al divertimento, all’emozione, al brivido, di fare ciò che va contro la legge. Per questo è necessario che si promuovano campagne di sensibilizzazione verso tutti gli adolescenti, perché la vita è un dono di Dio ed è per questo che va conservata al meglio. Marica Riso».

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