LECCE | I carabinieri in borghese entrano nelle case d'appuntamento, facendo un blitz in tutta Lecce. Nelle case del sesso c'è d'aspettare. «Però ne vale la pena» dice un cliente giovanissimo in attesa di essere ricevuto, «fidati». Gente che preferisce il massaggio al momento di relax in palestra. Professionisti che investono i loro soldi per un po' di compagnia con una donna dell'est, una colombiana, o dell'Equador. Sta di fatto, che a seguito dell'episodio di qualche giorno fa, in cui una donna cinese, Jang Wang, 32 anni, fu «denunciata», se così si può dire, da un cliente anziano perché non contento della prestazione ricevuta (http://lecce.reteluna.it/portale/articolo.php?code=2584). L'anziano si era rivolto ai carabinieri dicendo loro di non essere rimasto soddisfatto da quella prestazione a pagamento che avrebbe dovuto ricevere dopo aver risposto all'annuncio del giornale. I carabinieri, mercoledì 21 dicembre scorso, a seguito della segnalazione fecero un blitz all'interno dell'appartamento della donna cinese, che domiciliava nel quartiere San Lazzaro. È bastata qualche domanda degli uomini in divisa per ricostruire che la donna, tempo prima stava a Roma, e lì fu oggetto di un provvedimento d'espulsione dal territorio nazionale al quale la donna, però, non aveva mai ottemperato. L'anziano è stato ascoltato dai carabinieri della Compagnia di Lecce, del capitano Luigi Imperatore.
A loro ha spiegato di aver contattato la donna sulla base di un inserzione che offriva massaggi di «assoluto relax». Ma di fatto quella prestazione non corrispondeva a quanto l'uomo si aspettasse. Ma che l'uomo cercasse davvero un massaggio rilassante e non un appuntamento con il sesso, i carabinieri stentano a crederlo. Dal colloquio con l'uomo è emerso che di annunci di questo tipo ce n'erano tanti, troppi. Tanto che nei giorni scorsi i carabinieri hanno fatto un blitz nelle case d'appuntamento del centro città e non solo, trovando anche forme di irregolarità che sono state punite. Un controllo a tappeto in molte case d'appuntamento. Quelle degli annunci. Sedici, per la precisione. Controllati gli annunci, i militari hanno preso regolare appuntamento. Nelle sedici case, sparse per tutta la città, da via Giusti, che si trova nel quartiere Mazzini, in via Lo Re, da via Adriatica (nel quartiere città di Santa Rosa), nel centro storico, nel Rione Castromediano di Lecce. 16 case d'appuntamento, e un paio d'abitazioni isolate. Nella case, c'erano 22 prostitute. Alcune italiane, qualcuna barese, altre proprio del territorio salentino. E di diversa origine. Molte di origine colombiana e domenicana, ma anche russe, rumene, brasiliane, e dell'Equador. Donne, sì, ma anche transgender.
Molti di loro risultati con regolare permesso di soggiorno sul territorio leccese. Al vaglio degli inquirenti, tutta la posizione delle donne e dei trans. Sono stati fatti controlli di varia natura, dai contratti d'affitto, alle documentazioni telefoniche. Ora, si tenta di capire, se dietro le donne squillo, ci possa essere una qualche forma di sfruttamento o se si tratta solo di un trasferimento del fenomeno dalla strada alle mura domestiche. Che meglio si prestano a questo tipo di incontri. E a seguito dei primi accertamenti, che l'anziano ha fatto scattare con la sua segnalazione, sono state trovate le prime forme di irregolarità, che hanno fatto scattare alcune sanzioni amministrative. Sette ragazze squillo sono state contravvenzionate. Le violazioni vanno dalla mancata dichiarazione di ospitalità di cittadini stranieri, alla mancata comunicazione delle cessioni di fabbricato. In una circostanza, i carabinieri hanno appurato che mancasse il contratto d'affitto ed è stata fatta una segnalazione all'Agenzia delle entrate. Ora, i carabinieri cercano di capire se dietro queste semplici violazioni amministrative si possa celare una qualche forma di abuso o di sfruttamento, dal subaffitto all'estorsione di denaro da parte dell'affittuaria nei confronti delle coinquiline.
Durante i controlli, ad esempio, si è scoperto una prostituta brasiliana sottoposta al decreto di espulsione in quanto irregolare. I carabinieri cercheranno di capire nei prossimi giorni se i proprietari delle abitazioni abbiano volutamente affittato alle prostitute gli appartamenti, consapevoli del fatto che ci fossero delle venditrici del proprio corpo all'interno, e se forse lo abbiano fatto nella speranza di guadagnarci qualche soldo in più. Ad ogni modo, c'è l'ipotesi di sfruttamento della prostituzione che si prefigura all'orizzonte. «Ma c'è ancora da lavorare» dicono i carabinieri. Per quanto riguarda le utenze cellulari alcune di quelle utilizzate per gli appuntamenti erano in uso presso l’abitazione mentre le prostitute si avvicendano. E forse i proprietari delle abitazioni potrebbero far parte del meccanismo poiché i carabinieri hanno registrato anche avvicendamenti quindicinali. Intanto, due proprietari delle abitazioni controllate sono stati denunciati per «ingiusto profitto della condizione di illegalità del cittadino straniero, favorendone la permanenza». Rischiano fino a quattro anni di reclusione e una multa fino a 15mila euro. La tariffa riscontrata dai carabinieri va dai 60 euro ai 150, ma a volte anche di più, in base al cliente, alla prostituta, e alla prestazione richiesta.