NARDÒ | Sono stati accusati di rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio e su questo dovranno anche difendersi Giovanni Barone, ispettore di polizia, in servizio presso il commissariato di Nardò, insieme a Gregorio Martina, impegnato come guardia giurata presso un istituto di vigilanza salentino. I due neretini sarebbero i protagonisti di alcune confabulazioni commesse tra la primavera e l'estate del 2006. Secondo la Procura, nei confronti dell'ispettore di polizia, penderebbe il reato di peculato. Per arrotondare lo stipendio, e immettersi nelle tasche una possibile percentuale, l'ispettore di polizia avrebbe abusato dei suoi gradi. Infatti, stando alle indagini, l'ispettore si sarebbe impossessato di alcuni nomi di persone che avrebbero presentato denuncia per furto d'auto presso il commissariato di Nardò. In particolare si tratta di un titolare di un esercizio commerciale e di un proprietario di un'autofficina. I nomi, insieme agli indirizzi, li avrebbe comunicati alla guardia giurata. A sua volta, il metronotte, avrebbe raggiunto le persone «segnalate» dall'ispettore, proponendogli un contratto di vigilanza con l'istituto presso cui lavorava. Se l'affare sarebbe andando in porto, il vigilantes avrebbe, secondo la routine, ottenuto una percentuale, chissà, forse l'avrebbe divisa con l'ispettore. Il funzionario è accusato di peculato, perchè nel corso di una perquisizione effettuata ad una persona fermata, avrebbe «sequestrato» un coltello, non sottoscrivendolo nel verbale, in questo modo diventato di sua proprietà. Ora, su richiesta del pubblico ministero, Antonio De Donno, il gup, Annalisa De Benedictis, ha disposto il rinvio a giudizio per i due. È atteso per il prossimo 8 aprile la prossima udienza, che si terrà presso la prima sezione penale collegiale del Tribunale di Lecce. I due sono difesi dai legali Lorenzo Rizzello e Giuseppe Bonsegna. Invece, si è costituito parte civile nel processo, il Ministero dell'Interno.