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UFFICIO RECLAMI
Data pubblicazione: 17/01/2009 | CRONACA
DROGA | Il secondino avrebbe agevolato le comunicazioni con l'esterno
Lecce, la droga arriva nel carcere.
Con l'aiuto di una guardia carceraria
E ora, l'agente è accusato del reato di corruzione aggravata. Infatti in più occasioni, l'uomo avrebbe favorito l'introduzione all'interno del carcere di sostanze stupefacenti. Il fatto è stato scoperto dalla Squadra mobile che ha effettuato sette ordinanze di custodia cautelare.

LECCE | Un secondino faceva da gancio fra la criminalità organizzata, quella che si trova all'esterno del carcere, e alcuni detenuti. Questi, utilizzando modalità di stampo mafiose, come sottolineato fra l'altro dalla dirigente della Direzione Distrettuale Antimafia, Elsa Valeria Mignone, tramite un agente di polizia penitenziaria, riuscivano a far arrivare oltre le sbarre delle celle di carcere Borgo San Nicola, cocaina, hashish ed eroina a fiumi. Gli agenti della Squadra mobile hanno dovuto portare avanti le indagini con l'ausilio degli altri secondini, che si sono prestati a tenere sottocchio Riccardo Mele, 33 anni, di Lecce, in servizio presso la Casa Circondariale di Tolmezzo, che si trova nella periferia a nord di Udine. Il ruolo di Mele nell'organizzazione criminosa, secondo le indagini condotte dagli agenti di polizia della Squadra mobile della Questura di Lecce, guidati dal dirigente del settore, il vice questore Annino Gargano, sarebbe stato quello di fare da tramite fra i detenuti, che si dividevano le dosi, e le famiglie e i contatti con l'esterno. Nelle scorse ore, in concomitanza con la magistratura, e col giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, Ercole Aprile, sono partite sette ordinanze di custodia cautelare in carcere, su richiesta del procuratore capo della Procura della Repubblica, Cataldo Motta, anche se, sottolineano dalla polizia, sarebbero dovute essere nove.

 

Ma il magistrato ne ha accettato soltanto sette, mentre le altre due richieste sono state rigettate. Oltre allo stesso Mele, che è accusato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e corruzione aggravata, le ordinanze hanno interessato un gruppo di uomini e donne, fra cui Roberta Candido, 25 anni, di Lecce, Marcello Cristian Ingrosso, 27 anni, originario di San Cesario di Lecce, ma residente nel capoluogo leccese, Gregorio Leo, 45 anni, originario di Vernole, residente a Melendugno, ma di fatto domiciliato a Vernole, Stefano Podo, 35 anni, di Lecce, già detenuto nel carcere di Sulmona, Emiliana Sinistro, di 28 anni, di Lecce, e Gianluca Vetrugno, 23 anni, anche lui di Lecce. A questi sono da aggiungere alcuni soggetti indagati a piede libero. Podo e Leo, secondo le indagini della polizia, sono già noti per altri precedenti specifici. L'incontro con gli spacciatori, ovviamente, non doveva dare nell'occhio. Tant'è che gli appuntamenti e i contatti avvenivano tramite l'utilizzo di cabine telefoniche sempre diverse, in modo che non potessero essere intercettati. In un episodio risalente al luglio scorso, il papà di Sinistro fu sorpreso ad introdurre cocaina che avrebbe voluto consegnare ai figli. E in quell'episodio, del luglio 2008, Giovanni Sinistro, così si chiama il padre, fu arrestatoper quel fatto specifico.

 

In un'occasione un agente della Squadra mobile notò che Emiliana Sinistro un nome diverso da quello di battesimo, proprio per non farsi riconoscere. Nello specifico, le indagini scattarono nel mese di agosto scorso, quando Riccardo Mele fu arrestato assieme a Marcello Cristian Ingrosso. Entrambi furono trovati in possesso di 80 grammi di eroina. Un quantitativo indubbiamente considerevole per operazioni di questo tipo. Non solo. Appresso avevano anche 2,5 grammi di hashish, e sei pastiglie di «subtex». Proprio in quell'occasione si sospettò che la droga fosse da destinare ai detenuti del carcere. Ma come faceva, il secondino, a introdurre la droga nel carcere? Le indagini hanno portato a scoprire che le modalità fossero quelle del pacchetto di sigarette. In pratica la droga, hashish, cocaina, ed eroina, venivano occultate all'interno dei pacchetti e introdotte nel carcere. Fra le altre cose sequestrate spunta anche un bloc notes, sul quale venivano appuntati i nomi dei possibili destinatari della droga. Ora, queste persone sono difese dagli avvocati Cannoletta, Rella, Francesca Conte, Giancarlo Dei Lazzaretti.

 

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