CARMIANO | Forse si tratta di un ritorno di mala nel Salento. In merito all'agguato accaduto proprio nel pomeriggio di ieri, infatti, avanza sempre più l'ipotesi che la mala abbia saldato il suo conto a colpi di pistola con un giovane salentino. Il fatto è accaduto a Carmiano, ai danni di Pierpaolo Carallo, 27enne, di Monteroni di Lecce, freddato e abbandonato per strada. A giorni avrebbe compiuto 28 anni, esattamente il 20 gennaio. Il procuratore capo della Repubblica, Cataldo Motta, ha confermato le ipotesi avanzate dagli investigatori in merito all’omicidio. Forse si tratta di un ritorno di mala nel Salento, per via della sequenza dell’uccisione di Carallo, dei suoi precedenti penali ed altri particolari al vaglio degli inquirenti. Carallo era già conosciuto alle forze dell’ordine e dall’aula del Tribunale di Lecce, infatti, nella scorsa primavera, era stato condannato in primo grado per aver commesso una rapina nei confronti nel nuovo compagno della sua ex ragazza, inoltre, gli agenti lo conoscevano per dei precedenti per droga. Lo stesso procuratore, a distanza di pochi minuti dall’omicidio, si è recato sul posto affermando quanto ora emerso dalle indagini. La terribile scena si è consumata di fronte al bar «Desirè», situato in via Copertino. Sono diversi i tasselli mancanti che servono per accertare con precisione quanto accaduto. Una classica scena di omicidio di mala. Carallo si era recato presso il bar per prendere un caffè, come spesso faceva. Intorno alle 17,40 sarebbe uscito fuori per mettersi alla sella del suo scooter Tmx 125 di colore grigio che aveva parcheggiato proprio di fronte al locale. Aveva appena inserito le chiavi quando, dal nulla, sarebbero giunti i malviventi a bordo di uno scooter Aprilia Atlantic, con il volto coperto da caschi integrali. Premendo il grilletto avrebbero sparato sette colpi di pistola calibro 7,65. I colpi sarebbero stati emessi ad una distanza ravvicinata che non gli hanno lasciato scampo a Carallo che avrebbe anche cercato di difendersi chinandosi dietro il suo scooter. Il motociclo utilizzato dai sicari è risultato rubato poche ore prima dall’omicidio. Sembrerebbe che i killer conoscessero i movimenti di Carallo, tanto da attenderlo fuori dal bar. Diversi colpi sono stati sparanti anche allo scooter del 27enne, ma i proiettili che hanno raggiunto la nuca e il torace l’hanno freddato sul colpo. I proiettili sono stati raccolti dalla scientifica che, per diverse ore, hanno lavorato sulla scena del crimine. Sul posto sono intervenuti i medici del 118 che non hanno potuto far altro che costatarne il decesso. Quando i sanitari sono giunti, hanno trovato Carallo steso per terra con la pancia rivolta verso l’alto. Un abbigliamento semplice, camicia nera e jeans. I medici hanno cercato di rianimarlo, trasportandolo anche presso l’ospedale di Copertino, ma per lui non c’è stato nulla da fare, il cuore ormai aveva cessato di battere. Intanto gli abitanti di via Copertino e i presenti al momento dell’accaduto tacciono, dichiarano di aver confuso gli spari con i classici botti usati 15 giorni fa in occasione del Capodanno. Chi si trovava nel bar gestito da Umberto Pellè non ha visto nulla di strano. Nessuno quindi sa dare maggiori informazioni, si sa soltanto che i sicari siano fuggiti in direzione Copertino. Questo si sa grazie ad un agente fuori servizio che, notando dei stani movimenti e, accertatosi di quanto stava accadendo, avrebbe cercato di fermare lo scooter, senza nessun risultato. I malviventi, quindi, sono fuggiti facendo perdere le proprie tracce. Ora spetterà alla polizia ricavare qualche dettaglio in più attraverso i nastri del sistema di videosorveglianza del bar, posti sotto sequestro. Ma c’è poco da sperare anche in questo caso, infatti, sembrerebbe che il sistema non era ben funzionante e il crimine si è consumato in pochi secondo. Oltre al 118 sono giunti i carabinieri della compagnia di Campi Salentina insieme ai poliziotti della scientifica. Gli investigatori indagano seguendo la pista criminale, in quanto Carallo sembrerebbe avesse avuto contatti con la criminalità locale prima dell’agguato. L’uomo, che risiedeva in via De Gasperi, al civico 45, a Monteroni di Lecce, sembrerebbe che abbia pagato con la morte alcuni debiti con la mala, oppure per fatti di gelosia, sempre con lo stesso clan. Lavorava da poco presso una ditta di pulizie con sede nel capoluogo. Il padre, invece, gestiva un’azienda di impianti elettrici. Oltre al padre, Carallo ha lasciato una sorella più piccola e un fratello più grande di lui, da diversi anni arruolato nella marina militare. Dopo gli accertamenti del caso, il corpo è stato trasportato presso l’obitorio del «Vito Fazzi» di Lecce, dove nella giornata di domani verrà eseguita dal medico legale, Alberto Tortorella, l’autopsia sul corpo del giovane. Lo scooter utilizzato da Carallo, uno Tmx Yamaha 125 è stato posto sotto sequestro insieme a degli effetti personali. Si tratta di un marsupio e di un cellulare. Spetterà ora agli agenti della squadra mobile, diretti da Annino Gargano e dal vice Antonio Ingrosso. Le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore della direzione distrettuale antimafia, Elsa Valeria Mignone. Intanto in queste ore, circa cinquanta appartamenti di pregiudicati leccesi, sono stati presi di mira dagli agenti che hanno eseguito perquisizioni capillari, in particolare i controlli hanno interessato i comuni di Carmiano, Arnesano e in primis Monteroni. Presso gli uffici della Questura di Lecce sono iniziati gli interrogatori. Al momento gli inquirenti restano fermi sull’ipotesi che la morte sia stata programmata dalla mala. Da tempo gli inquirenti lo pedinavano, controllavano tutti i suoi spostamenti. Soprattutto la polizia da tempo lo controllava per la maggior parte delle ore. Proprio quando c’è stato l’omicidio, Carallo era pedinato da alcuni poliziotti che in borghese osservavano i suoi spostamenti. È stata la mala in questo caso ad emettere sentenza nei confronti dell’uomo, prima che la polizia lo arrestasse. L’atroce delitto si è consumato sotto gli occhi degli agenti che avrebbero fatto il possibile per fermare i sicari. I malviventi però non hanno esitato a puntare l’arma contro l’agente sceso in soccorso di Carallo. Gli investigatori da tempo lo seguivano cercando di arrestarlo quanto prima, in quanto era diventato uno dei volti noti della criminalità locale. Secondo gli uomini della Dia, il 27enne stava entrando a «comandare» altri territori, come quello di Carmiano. Forse Carallo è stato fatto fuori a seguito di una guerra nata tra clan malavitosi opposti.