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SANARICA | Mettono a segno una rapina, poi provocano un incidente stradale con una seconda auto rubata, poi decidono di far perdere le tracce (in un tentativo vano) e mettono a fuoco un'auto. In tutto questo poi, c'è un accendino. Quello che i due avrebbero chiesto prima a una persona, poi a una signora, dando adito che a compiere quei gesti fossero proprio loro. E così, la prima rapina, quella messa a segno ieri pomeriggio, fruttata ai due solo poche decine di euro, è stato l'input che ha portato a tutto il resto, e quindi a disseminare tracce del loro passaggio un po' dappertutto. Tanto che sono stati riconosciuti, e quando i carabinieri, ieri in tarda serata, hanno chiuso la ricostruzione dei fatti, a Matino, sono riusciti ad individuarli, bloccarli, e arrestarli. I fatti si sono verificati dapprima a Sanarica, che è il paese dove soggiornano i due, poi a Poggiardo, passando da Scorrano, e concludendo la serie di episodi a Matino. Ma andiamo con ordine. Luigi Russo, di 36 anni, già noto alle forze dell'ordine perché sottoposto al regime di sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno a Sanarica, e poi Antonio Russo, di 25 anni, anche lui già noto alle forze dell'ordine sono i due fratelli che si sarebbero resi protagonisti della vicenda. Tutto comincia alle 15,30. I due giovani, travisano il loro volto, e si mettono in faccia due passamontagna dopo che avrebbero deciso di mettere a segno una rapina. Con un'utilitaria, una Y10, si sono recati al distributore Api che si trova a Poggiardo, e lì avrebbero intimidito il titolare del distributore di carburante a farsi consegnare l'incasso della mattinata. Il titolare però, con lui, aveva solo poco meno di duecento euro. Tanto che, impugnato il denaro, sono fuggiti via. A quel punto, l'esercente ha chiamato i carabinieri. Dalla stazione locale è partita una gazzella che li ha raggiunti e ha chiesto tutti i particolari della vicenda. La vittima aveva memorizzato alcuni particolari, come il fatto che i due fossero robusti, con i capelli rasati, e uno di loro aveva un orecchino. E ovviamente il modello dell'auto, che i due avevano utilizzato per la fuga. La Y10, appunto. Da un controllo è risultato che un'auto rispondente a quelle caratteristiche, fosse stata rubata a un 77enne di Sanarica. L'orecchino invece, fra i noti, lo avrebbe potuto indossare Antonio Russo, che i militari hanno poi accertato essere.
La sera invece, attorno alle 20, i carabinieri della stazione di Matino, hanno raggiunto via Marconi, che è una traversa di via Galilei e via Colombo. Lì c'era stato un incidente, e i militari dipendenti della Compagnia di Casarano si sono recati sul posto per effettuare tutti i rilievi del caso, come da prassi. In un primo momento nessuno avrebbe mai pensato che la rapina e l'incidente fossero collegati. In via Marconi c'era stata la segnalazione che un'auto aveva colliso con una Fiat Panda in sosta, parcheggiata lì vicino. In pratica dopo il tamponamento, il conducente dell'auto che ha provocato l'incidente si è poi dato alla fuga, senza fermarsi per dichiarare le proprie responsabilità. Solo che anche in questo caso, i due hanno lasciato alcuni indizi, come un pezzo del paraurti di una Fiat Uno, e la targa che era rimasta incastrata. Quando i carabinieri hanno accertato la provenienza di quell'auto, hanno appurato che era stata rubata nel pomeriggio a Scorrano. Subito dopo, pochi metri dal luogo dell'incidente, i carabinieri della stazione di Parabita, con un'aliquota operativa della Compagnia di Casarano, hanno bloccato due giovani che avevano appiccato il fuoco a una Fiat Uno, che era stata parcheggiata nella zona industriale di Matino, a poche centinaia di metri dal Mercatone Uno e il plesso di esercizi commerciali e fabbrichette della zona. La Fiat Uno è risultata essere quella del sinistro. A quel punto, i militari hanno ritenuto opportuno ricostruire tutta la storia dall'inizio raccogliendo le testimonianze di alcune persone che aveva assistito alla scena.
In un primo momento, i due hanno fermato un'automobilista in corsa che vedendo i due in agitazione si è fermato come per prestare soccorso. Uno di loro gli avrebbe fatto una richiesta inconsueta, e cioè quella di un accendino. L'uomo, che con sé non ce lo aveva, e attirato dalla singolare richiesta, gli ha risposto dicendo di non averlo e si è allontanato. Solo che poi, a un certo punto, messosi a distanza, si è fermato e ha atteso per vedere che cosa i due facessero, proprio per via del loro atteggiamento esagitato. I due, a quel punto, si sono allontanati, hanno raggiunto un'abitazione dove risiede una signora e le hanno chiesto ancora una volta un accendino. La proprietaria, un'anziana signora di circa 70 anni, anche in questo caso presa dall'atteggiamento agitato dei due, è andata in cucina, ha preso l'accendino e glielo ha dato. Anche se poi è rimasta alla finestra ad osservare a che cosa fosse servito quell'accendino. Lì l'anziana donna si è accorta che i due stavano dando al fuoco un'auto. Anche in questo caso sono stati allertati i carabinieri. Dalla Compagnia di Casarano, i militari sono stati impegnati per diverse ore a ricostruire tutto l'accaduto. In pratica, i due, come detto, avrebbero dapprima rubato un'utilitaria, la Y10 a Sanarica, per mettere a segno la rapina al distributore Api di Poggiardo. Poi avrebbero rubato una Fiat Uno, dunque una seconda autovettura da Scorrano, per darsi alla fuga. In terzo luogo avrebbero provocato un incidente a Matino, e dato alle fiamme l'autovettura per cercare, avranno pensato, di non lasciare tracce. Per questa operazione, oltre all'aliquota radiomobile dei carabinieri della Compagnia di Casarano, diretti dal capitano Dario Vigliotta, sono stati coinvolti anche i carabinieri delle stazioni di Matino, Parabita, Muro Leccese e Poggiardo. Per spegnere le fiamme dell'autovettura incendiata sono intervenuti i vigili del fuoco, a Matino nella zona industriale. L'Y10 però, non è stata ancora trovata. Gli investigatori fra le ipotesi hanno avanzato che quell'autovettura rubata fosse stata incendiata prima di mettere a segno il secondo furto, magari nei pressi di Scorrano, in modo che avessero potuto prenderne un'altra e non lasciare tracce di quanto lì si stesse compiendo. Che i fratelli Russo siano arrivati lì è ancora poco chiaro. Forse in mentre, si ipotizza, avrebbero avuto un altro colpo da mettere a segno, magari più fortunato, più redditizio. O forse avranno pensato di aspettare un po' di tempo per placare gli animi, e far togliere da loro il sospetto che potessero aver fatto tutte queste cose. Di certo, va detto, sarà la magistratura a stabilire le loro presunte responsabilità, al fine di accertare che siano stati effettivamente loro gli autori del furto, della rapina, e dell'incendio. Intanto, fino a quel momento, i carabinieri hanno ritenuto opportuno ammanettarli, tanto che li hanno condotti presso il carcere Borgo San Nicola di Lecce, dove sono a disposizione dell'autorità giudiziaria.