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SAN SIMONE (SANNICOLA) | Investe il figlioletto durante una manovra di rientro col proprio furgone che utilizzava sul lavoro. Una tragedia, che ha lasciato impietriti tanto il padre, quanto la convivente, che quando si è girata ha trovato il bimbo steso a terra e senza vita. Neppure il tempo di gridare aiuto, che i due, saliti in auto, si sono precipitati all'ospedale, dove i medici ne hanno diagnosticato la morte. Un incidente improvviso, una fatalità, non c'è che dire. Quel furgone maledetto, un Fiat Ducato di colore bordeau, non gli ha permesso di vedere che proprio subito dopo il cancello basculante in ferro, sulla stradina sterrata che si trova sulla sinistra della villetta, c'era il figlioletto, a pochi metri, che stava giocando nell'atrio che separa contrada «Crumisi», dalla villetta che aveva costruito con anni di lavoro e sacrifici. Luigi De Blasi, 51 anni, di professione imbianchino, residente a San Simone, frazione di Sannicola, ma originario di Tuglie lo ha travolto dopo che, probabilmente, gli aveva tagliato la strada a piedi sulla curva che porta nell'atrio posteriore. Il piccolo aveva abbandonato il triciclo, che il padre gli aveva regalato nel giorno dell'Epifania, proprio per andare incontro al padre che era tornato a casa, attorno alle 10, a prendere degli attrezzi. Quando ha sterzato era ormai troppo tardi. Non ha avuto il tempo di frenare che lo ha travolto con la parte anteriore destra del furgone. È morto così il piccolo Paolo Occhilupo (il cognome è quello della madre), travolto dal mezzo pesante che il padre acquisito, Luigi, stava parcheggiando nell'atrio posteriore di casa. Poco distante dal bimbo c'era la mamma, Luigia Occhilupo, di 41 anni originaria di Gallipoli, che l'aveva avuto dal matrimonio col primo marito. Lei, nonostante fosse impegnata a stendere i panni dietro casa, si è accorta e si è messa a urlare. Lì dietro Luigi aveva allestito uno spazio per le faccende domestiche, e una tettoia per posteggiare il furgone. Quando Luigi si è accorto di avere investito il figlio, ha incrociato lo sguardo disperato della nuova compagna, ed è cominciata la corsa all'ospedale «Sacro Cuore di Gesù» di Gallipoli. Raggiunto il pronto soccorso, i medici del nosocomio hanno diagnostico la morte del bimbo per arresto cardiocircolatorio, con una sospetta emorragia interna. Nel frattempo, dal commissariato di polizia di Gallipoli, al comando del commissario Pantaleo Nicolì, è giunta una pattuglia della Squadra volanti, che ha ascoltato i genitori per capire cosa fosse successo. Ai poliziotti hanno raccontato del fatale incidente, tanto che poi Luigi non ce l'ha fatta più e si è lasciato andare a un pianto disperato. I poliziotti, raggiunta la villetta, che è ubicata nelle cosiddette «Mute terre», su un altopiano che si trova a cinquecento metri in linea d'aria da San Simone, e poco meno da Montegrappa, frazione di Tuglie, in territorio di Sannicola, hanno proceduto a fare tutti i rilievi. L'ipotesi di reato della quale De Blasi è accusato, è quella di omicidio colposo. E per capire fino a che punto il padre abbia delle responsabilità, il magistrato nominato di turno, il sostituto procuratore Giovanni Gagliotta, ha disposto l'autopsia sul corpicino del piccolo Paolo, mentre il Fiat Ducato è finito sotto sequestro. Ora è difeso dagli avvocati Paolo Farachi di Sannicola e Giuseppe Bonsegna di Nardò. Per Luigi De Blasi questa è la seconda disgrazia. Tre anni fa perse la prima moglie con cui era sposato, Rita Calò, quarantenne, che viveva a San Simone e lavorava nel market del paesello. Con Luigia aveva ritrovato la forza di vivere.