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LECCE | Chiuse dalla Procura di Lecce, nella giornata di oggi, le indagini preliminari sulla morte del bancario Simone Renda, 34enne, deceduto durante una vacanza in Playa del Carmen, in Messico. Il corpo di Renda venne trovato privo di vita in una cella la mattina del 3 marzo 2007, l’uomo infatti era stato arrestato il primo marzo con l’accusa di ubriachezza e molesta. Da quel momento sono emersi diversi lati oscuri della vicenda, per questo fu aperta un’inchiesta. Infatti, appena arrestato, il medico del carcere, gli diagnostico un principio di infarto, ma non si sa per quale motivo, invece, Renda sia stato trattenuto in cella. L’inchiesta venne avviata in Messico, mentre a Lecce fu aperto un fascicolo. Il 34enne venne arrestato anche per assunzione di alcool, ma dopo due autopsie, una effettuata in Messico e l’altra in Italia, si è accertato che nel corpo non vi era nessuna traccia né di alcool né di sostanze stupefacenti. Dopo l’arresto di Renda, le autorità consolari italiane, non furono state avvertite di quanto era successo, conoscendo la notizia dell’arresto insieme a quella della morte. Ora, dopo la chiusura delle indagini, il sostituto procuratore, nonché titolare del fascicolo aperto nel Salento, Angela Rotondano, ha ipotizzato il reato di omicidio volontario. La morte di Renda sarebbe avvenuta a causa delle non cure fornite, durante il periodo di prigionia, al giovane leccese. Nonostante i responsabili del carcere erano a conoscenza delle condizioni di salute di Renda. Infatti, chi vigilava nel carcere, non ha tenuto in considerazione che nei confronti del 34enne pendeva un certificato medico che segnalava un inizio di infarto avvenuto in cella. Ma questo non è bastato per scagionare o porre agli arresti domiciliari Renda. Ora saranno gli uomini dell’Interpol a condurre nel leccese i presunti responsabili della morte dell’impiegato bancario, rimasto in cella forse senza beni primari. Potrebbero giungere in Italia Cano Arceno Parra, Pedro May Balam, Cruz Gomez, Gonzalez Hermila Valero, Landeros Luis Alberto Arcos, Najera Sanchez, i vari funzionari del carcere, gli agenti di polizia turistica che strinsero le manette ai polsi di Rensa e il responsabile che si sarebbe rifiutato di rilasciare il leccese. Per loro pende il reato di omicidio volontario. Ancora un’altra soddisfazione per i legali della famiglia del 34enne, Fabio Valenti e Pasquale Corleto. I famigliari, insieme al ministero di grazia si sono costituiti parte civile nel processo.