NARDÒ | Aveva adibito la propria campagna a deposito di cose inutizzate, che poi, via via accumulatesi, hanno costituito una vera e propria discarica abusiva. Anche perché, quelli che aveva accantonato erano oggetti pericolosi, che quando vengono dismessi devono essere smaltiti in modo opportuno. A cominciare dalle lastre in eternit, che come si sa sono pericolosissime. Venivano utilizzate negli anni Settanta, per realizzare la copertura di alcuni piccoli fabbricati. Poi col tempo sono stati messi al bando, perché si è capito quanto pericoloso fosse uno dei due materiali che li costituiva. Le onduline venivano realizzate in amianto e cemento, e proprio l'amianto è pericolosissimo perché con le sue particelle, qualora fossero respirate, potrebbero intaccare il rivestimento dei polmoni, cioè la pleura, e provocare una sorta di tumore che si chiama mesotelioma pleurico. Insomma, un motivo più che sufficiente probabilmente per averlo ritenuto un rifiuto speciale da affidare a ditte specializzate per lo smaltimento, che potrebbero smaltire il rifiuto con una spesa tutto sommato sostenibile, in genere di un euro al chilo.
E allora, non solo lastre di eternit, nella discarica abusiva a cielo aperto, ma anche altro materiale altamente inquinante e nocivo per la salute, come pneumatici inutilizzati, materiali per le lavorazioni edili, e poi contenitori di oli esausti, parti di autovetture demolite, e svariate carcasse di elettrodomestici. Per questo motivo, questa mattina, M.E., di 50 anni, di Nardò è stata denunciata a piede libero alla Procura della Repubblica, dai carabinieri della stazione locale, diretti dai colleghi della Compagnia di Gallipoli (affidata al comando del capitano Stefano Tosi, e del tenente Alessandro Carpentieri). Per lei l'accusa è quella di illecito smaltimento di rifiuti speciali, altamente inquinanti, e pericolosi. Quando i carabinieri hanno raggiunto località «Salmenta», si sono trovati davanti a una cava dismessa di 40mila metri quadrati. Una cava di sua proprietà in cui aveva depositato di tutto. Insomma, secondo i carabinieri bisognerebbe attribuire tutto al buon senso. Come dire, se il terreno è mio non significa che ci posso gettare quello che voglio.