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LECCE | Mancano solo poche ore alle 4 del mattino. Nel sesto giorno di protesta, gli autocompattatori si ripresenteranno dinanzi alla discarica Burgesi di Gemini di Ugento, cercando di ottemperare all'ordinanza del presidente della Regione e commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Puglia, Nichi Vendola. Ma la situazione è drammatica. Il gruppo di contestatori promette di non far passare nessuno. Nel territorio dell'Ato Lecce 2, la zona i Gallipoli, e del suo hinterland, il panorama che si prospetta agli occhi dei passanti è di cassonetti stracolmi di rifiuti. In alcuni paesi, nonostante i momenti di crisi vissuti ieri, la situazione sembra sotto controllo. A Sannicola, per esempio, le strade appaiono pulite, e i cassonetti nei punti critici delle zone periferiche, che furono presi d'assalto nel fine settimana per il deposito dei rifiuti, sono stati svuotati dagli operatori ecologici della ditta «Bianco». Ma è servito a poco, in breve tempo si sono riempiti nuovamente, e se la situazione non si sbloccherà entro le prossime quarantotto ore, la crisi potrebbe diventare sempre più consistente. A Ugento, la contestazione popolare va avanti, e qualora il sindaco dovesse autorizzare, i cittadini si dicono pronti a rispondere con la forza, «perché tanto lo sanno che siamo arrabbiati» dicono. Insomma, cittadini sul piede di guerra, che non molleranno, e che attendono con curiosità l'esito della riunione in prefettura di domani mattina, alla quale parteciperanno le massime cariche istituzionali. A Galatone, i cassonetti della spazzatura sono ancora pieni di sacchetti, ma anche lì la situazione sembra essere sotto controllo. E proprio in prefettura, a Lecce, domani mattina, i rappresentanti degli Ato, della Provincia, e della Regione, siederanno attorno a un tavolo, per cercare di fare il punto della situazione. Ma i sindaci si dicono preoccupati. Perché se la situazione non sarà sbloccata si rischia di entrare in una fase di caos, in cui ognuno provvederà a smaltire i rifiuti come meglio crede. Pulire le strade dai rifiuti a modo proprio non sarà certo una soluzione tollerata. Prendi quello che è successo ieri sera a Gallipoli, dove a partire da qualche minuti prima delle nove, e fino a circa mezzora prima dalla mezzanotte, i vigili del fuoco del distaccamento cittadino, sono stati impegnati a spegnere le fiamme che si erano propogate su alcuni sacchetti di spazzatura accantonati vicino alle pattumiere del centro cittadino, sul lungomare Galileo Galilei, e poi vicino all'ospedale «Sacro Cuore di Gesù», e ancora, nelle vicinanze del centro storico. A quanto è dato di sapere, le fiamme sarebbero state appiccate per smaltire quella mole di rifiuti che si erano accumulati in città, e che nei giorni passati non sono stati raccolti per poi essere depositati. Sicuramente incendi dolosi, forse realizzati dalla stessa persona, e che hanno portato gli agenti di polizia municipale, a effettuare rilievi fotografici da corredare a una denuncia contro ignoti. Gallipoli, come si sa, è uno dei 46 comuni dell'Ato Lecce 2, di quel bacino cioè che un tempo smaltiva a «Castellino», la discarica di Nardò, e che negli ultimi mesi depositava i propri rifiuti nelle discariche di Fragagnano e Grottaglie, nel tarantino.
Intanto, oggi a Nardò, circa 500 persone hanno manifestato dinanzi alla discarica neretina. L'iniziativa di una manifestazione si è resa necessaria per via dell'ipotesi, che incalza come un fantasma, di poterla riaprire. Sul fronte del «no», oggi pomeriggio, c'erano i neretini coordinati dal gruppo Ctp, Comitato per la tutela del paesaggio. Alla manifestazione, che si è poi conclusa dinanzi al cancello dell'ingresso della discarica, a circa 400 metri di distanza da Nardò, e a 250 metri in linea d'aria dall'ospedale e dalle abitazioni, c'era anche il sindaco della città di Nardò, Antonio Vaglio, che come si sa guida una giunta di centrosinistra. Durante la manifestazione, che si è svolta pacificamente, il sindaco Vaglio ha ricordato le sue battaglie. Attorno alle 15, assieme agli altri concittadini, il primo cittadino ha promesso barricate. In un volantino distribuito in città, ad esempio, si ricorda come sia del tutto illogico aprire una discarica che sarebbe dovuta funzionare per cinque anni, e che invece è andata avanti per quindici anni. Il «no» è trasversale, e a Nardò tocca anche gli esponenti del centrodestra, di Alleanza Nazionale, e Azione Giovani. Proprio ieri, con un volantino, gli esponenti del centrodestra hanno informato la popolazione circa i rischi di una possibile sua riapertura. Nel volantino si dice «Tutti assieme i cittadini di Nardò diranno no e noi saremo con loro». C'è poi qualcuno, che in città ha affisso un cartello con su scritto «vendesi causa riapertura discarica», quasi a simboleggiare la volontà di vendere casa pur di trasferirsi in un territorio sicuro dal punto di vista ambientale. Intanto, dal Ctp, Francesco Muci, componente del Comitato per la tutela del paesaggio, sottolinea i motivi di una protesta così sentita: «La discarica è una bomba ecologica, e con la nostra presenza sul territorio vogliamo dare un segnale preciso. Non si può aprire un territorio dove per anni sono stati depositati rifiuti d'ogni genere, e che si trova a pochi metri da un centro abitato». A Galatina, intanto, si comincia a raccogliere i rifiuti nel quartiere fieristico, che il sindaco della città, Sandra Antonica, ha individuato come luogo dove ospitare i rifiuti. In quella zona, circa duecento cassonetti sono stati messi in fila, in modo da poter depositare, un po' per volta, tutti i sacchetti di plastica. Anche a Casarano, il sindaco della città, Remigio Venuti, sembra avere la situazione sotto controllo.
Ma così non si potrà andare avanti per molto tempo ancora, perché nonostante alcuni cassonetti siano stati ripuliti, se gli autocompattatori non svuotano si rischia di arrivare al collasso del sistema. Nei giorni scorsi, a seguito di una prima previsione, alcuni sindaci avevano consigliato di conservare in casa i rifiuti quanto meno fino alla fine dell'emergenza. Ma in molti non hanno raccolto l'invito da parte delle amministrazioni comunali e hanno abbandonato in mezzo alle campagne i sacchetti della spazzatura. Come è accaduto nel territorio di Neviano dove sono stati portati alcuni sacchetti e bruciati. Un rischio pericolosissimo se si pensa ai rischi per la salute in cui si può incappare con la produzione dei fumi nocivi. Anche a Leuca, e nel Sud Salento a Tricase, i disagi non son mancati. Nel centro cittadino del sindaco Antonio Musarò, i cassonetti sono stracolmi, e così non si potrà andare avanti più di un paio di giorni ancora. A Santa Maria di Leuca, di Castrignano del Capo, si rischia di fotografare una triste cartolina per i turisti. Provvedimenti presi anche a Matino, Parabita e Casarano. In questi centri i vigili urbani e i volontari della Protezione civile stanno controllando il territorio anche di notte, con pattugliamenti costanti mirati a prevenire il rischio di incendi. Molti cittadini, dal canto loro, non hanno consapevolezza di cosa stia accadendo in questo periodo, e quali siano le ragioni della crisi. La storia è piuttosto datata. Innanzitutto non si riesce a concludere la realizzazione dei cosiddetti «biotunnel» fondamentali nella fase di compostaggio. Uno di questi dovrebbe essere realizzato a Poggiardo. Poi c'è la discarica di Corigliano d'Otranto, che però può essere utilizzata solo in caso di emergenza. Mentre a Ugento, il terreno fragile e il sottosuolo carsico hanno impedito la realizzazione di un biostabilizzatore. Un problema geologico, dunque. Nell'Ato Lecce 1, Nord Salento, Lecce città e limitrofi, territorio in cui non è ancora emergenza, si punta tutto sull'impianto di smaltimento di Cavallino. In quella zona, oltre alla piattaforma per lo smaltimento dei rifiuti, si dovrebbe attivare una discarica di servizio soccorso e un impianto per la produzione di cdr (combustibile da rifiuto). A differenza di Castellino, che fu chiusa con un'ordinanza del presidente della Regione Vendola nel gennaio 2007, la chiusura di quest'altra fu commissionata dall'allora presidente Raffaele Fitto. Quale che sia la ragione, tutte e due presenterebbero ancora qualche «buco» da poter sfruttare. Nel caso di Castellino circa 30mila tonnellate, nel caso di Cavallino, la volumetri residua. Che sia questa la soluzione temporanea fino al 31 gennaio?