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UFFICIO RECLAMI
Data pubblicazione: 05/01/2009 | CRONACA
TEMPO DI CRISI | Atteso l’impegno sottoscritto dal Prefetto di Lecce
Cassonetti stracolmi nel Salento.
È già emergenza in settanta comuni
Quarto giorno di protesta presso la discarica «Burgesi» di Ugento, dove anche questa mattina circa 100 manifestanti hanno bloccato i cancelli della ditta «Monteco Srl». Circa 460mila cittadini sono stati invitati a collaborare per trattenere i rifiuti in casa.

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GALATONE e NARDÒ | La signora Maria, 43 anni, casalinga, di Galatone, quasi si vergogna a gettare il sacchetto della spazzatura. E aspetta che il cronista finisca di fare la foto, prima di gettarlo. Ha paura di essere riconosciuta come una di quelle persone che di fatto non espleta la richiesta della maggior parte dei sindaci dei comuni del basso Salento, che in questi giorni consigliano di trattenere i rifiuti in casa. Qualcuno addirittura si sbilancia, e dice che si dovrebbero produrre meno rifiuti. Ma come si fa? La signora Maria ci dà un consiglio: «Sarebbe opportuno evitare di utilizzare tutto ciò che è usa e getta. Come per esempio le posate e i piatti di plastica. Ci sono famiglie che le usano abitualmente per evitare che si debbano lavare i piatti, e risparmiare così sul tempo. Secondo me, in un momento di crisi, sarebbe opportuno che tutti si facessero un esame di coscienza, per evitare che accanto ai cassonetti si accumulino rifiuti solidi urbani». Sembra facile, ma la signora Maria, che abbiamo incontrato per caso durante uno dei nostri scatti, come vi abbiamo documento nella gallery, vuole essere da esempio. Per questo motivo, visti i suoi princìpi, indubbiamente utili, le chiediamo di aprire il sacchetto per farci vedere che cosa sta gettando nella spazzatura. Quando la signora apre il sacchetto di plastica, all'interno troviamo rifiuti organici, principalmente scarti di frutta e verdura, anche se sotto sotto spunta un contenitore di plastica. È l'involucro di una bottiglia di plastica dell'acqua. A questo punto, le chiediamo: non crede sia opportuno gettare nel contenitore della raccolta differenziata questo tipo di rifiuto? Maria risponde: «È vero, hai ragione. Ma non sono ancora abituata a fare la differenziata. Anzi no, sarebbe meglio dire che sono disattenta». A quel punto, Maria toglie dal sacchetto la bottiglia e la mette nel contenitore della differenziata, lasciando solo i rifiuti organici nella busta. Poi, quando si è avvicinata per abbandonare il suo sacchetto quotidiano di rifiuti, nota la «montagna» di immondizia che questa mattina non è stata raccolta. Per questo motivo, Maria è costretta ad abbandonare il sacchetto accanto a tutti gli altri. Siamo nelle vicinanze dell'istituto scolastico comprensivo Giovanni XXIII, che fra meno di quarantotto ore riaprirà la porta ai bambini studenti di Galatone, che dovranno recarsi a scuola facendo lo slalom fra i tanti rifiuti accatastati sui marcipiedi, affianco ai cassonetti. L'odore è nauseabondo. La puzza comincia a farsi sentire. Ma la signora Maria sorride e si allontana quasi fosse un gioco che prima o poi finirà. La realtà di Napoli, e della Campania, in Puglia sembra davvero lontana. E un'emergenza analoga nonostante tutto è ancora poco sentita.


Ci spostiamo così a Sannicola. A differenza di Galatone, nel fine settimana si sono raccolti molti sacchetti dell'immondizia, e nella periferia, dove c'è la circonvallazione, nelle vicinanze del ristorante Villa Eccelsa, a poche decine di metri, i cassonetti sono saturi, e ormai i rifiuti, bisogna lasciarli davvero accanto. Nella parte alta del paese, una ditta è impegnata a riparare il manto stradale, e hanno dovuto lavorare tutto il giorno, avendo sotto il naso la puzza dei contenitori ormai stracolmi. Eppure, anche loro, che si trovano vicino via Aradeo, ancora una volta alla periferia del paese, l'emergenza l'avvertono davvero poco. Qualcuno sogna che domani mattina, i camion autocompattatori passino a raccogliere i sacchetti come di consueto, ma non si rendono conto che di certo non sarà così. Ci spostiamo a Gallipoli. In una traversa di corso Roma, adiacente la centralissima piazzetta Tellini, c'è un uomo di mezza età Giuseppe, con un sacchetto in mano. Dopo averlo fermato gli chiediamo dove stesse portando quella spazzatura. Per lui, dice, averla sotto casa è un incubo. Spera tanto che non si arrivi a questo. Pertanto, decide di portare il rifiuto in una zona periferica. E così, dopo aver fatto qualche metro, lo carica sulla motoape, entra nella cabina, mette in moto, e parte verso il cassonetto più lontano. Situazione completamente diversa a Ugento. Le strade sono pulite, e i cassonetti dei rifiuti sono vuoti. Questa mattina gli autocompattatori sono passati regolarmente e hanno ripulito il paese dai rifiuti. Ma inutile alludere che i più colpiti dall'emergenza siano i paesi dell'Ato Lecce 2 (Gallipoli e limitrodi). Anche nel Capo di Leuca, quelli dell'Ato Lecce 3 non sono stati completamente ripuliti, salvo qualche eccezione. Ci trasferiamo alla discarica Burgesi. Raggiungerla è ormai semplicissimo. I più la conoscono anche per esserci passati qualche minuto a curiosare. La mattina è trascorsa tranquilla. I tafferugli dei giorni precedenti hanno dato spazio alla collaborazione. Le rette che congiungono venendo dalla statale 274, o da Ugento, passando per Gemini, sono controllate dalle forze di polizia. I carabinieri continuano nei loro appostamenti periferici, tenendo i lampeggianti accesi. Non ci sono molte novità, di certo si dovrà attendere ancora 48 ore, prima che in prefettura, il prossimo 7 gennaio, possa arrivare una decisione autorevole. Quella del rappresentante dello Stato, il prefetto Mario Tafaro, che dovrà essere illuminato, non tanto per risolvere l'emergenza, ma per concertare tutti. A Ugento, ognuno si scalda come può. «Oggi ha fatto molto freddo», spiega una contestatrice, che nonostante tutto non si perde d'animo e si dice pronta a fare notte, pur di bloccare l'eventuale accesso di autocompattatori pieni di rifiuti. Domani, sarà dunque il quinto giorno di protesta, in cui circa un migliaio di contestatori, si troveranno dinanzi a contrada Burgesi a bloccare il passaggio dei tir. La situazione è ormai nota a tutti. La protesta è scaturita a seguito dell'ordinanza emanata dal presidente della Regione, Nichi Vendola, che è anche commissario straordinario per l'emergenza rifiuti. Vendola, col suo potere istituzionale, decise di autorizzare gli operatori ecologici delle ditte di smaltimento della Ato 2 a depositare i loro rifiuti all'interno della discarica Burgesi, proprio all'interno del deposito gestito dalla Monteco Srl. Un'ordinanza che sarebbe rimasta valida fino al 31 gennaio. Ma la discarica è pressocchè colma di rifiuti, e l'unica cosa che si potrebbe fare, è espandere in altezza il volume dei rifiuti depositati. Intanto, all'interno della discarica, sarebbe stato trovato un sito all'interno del quale forse sarà possibile depositare altri rifiuti (non in altezza), ma questa ipotesi potrebbe comunque costituire un palliativo temporaneo. Le forze politiche, intanto, propongono qualche possibile soluzione, e le iniziative che prendono piede in queste ore sono tante. A cominciare proprio da Ugento, dove domani mattina una riunione fra i componenti dell'Italia dei Valori, potrebbe suggerire una qualche risoluzione di sorta.


A Nardò, invece, i neretini si dicono ancora preoccupati per una possibile riapertura della discarica di Castellino. Tanto che per domani, 6 gennaio, un gruppo di persone ha organizzato una «gita», se così possiamo chiamarla, alla discarica di Castellino, per far capire ai tanti neretini (e non) che non ci sono mai stati, quanto vicino al centro abitato si trovi quello che per quindici anni è stato un principale sito di raccolta. L'appuntamento è alle 15 davanti al cancello della discarica. E sempre a Nardò, l'assessore all'Ambiente, Mino Natalizio, porta avanti una protesta minacciando da parte sua e del sindaco della città Antonio Vaglio qualora la discarica di Castellino venisse riaperta. Una risposta alle accuse avanzate dal sindaco di Racale, Massimo Basurto. «Le farneticanti dichiarazioni del sindaco di Racale la dicono lunga sulla disinformazione che regna sovrana». Secondo Natalizio, Basurto non conosce la storia della discarica: «Sostenere che Castellino sia stata chiusa per ragioni politiche vuol dire non conoscere i fatti o mentire per ragioni politiche. Affermare poi, come fa Basurto, che Castellino non è stata sopraelevata significa ignorare colpevolmente la realtà dei fatti. Non ci meraviglieremmo se queste notizie venissero diffuse da normali cittadini che possono essere anche giustificati se hanno una conoscenza superficiale delle problematiche, ma è quanto meno grave se tali dichiarazioni provengono da un primo cittadino che ha l’obbligo di informarsi prima di parlare. Purtroppo dobbiamo prendere atto che nell’intera provincia sono in molti ad aver dimenticato quanto avvenuto a Nardò a partire dal 1992 e fino al 2007, quando la discarica è stata chiusa. Per ricordare solo le ultime vicende, basti fare riferimento ai continui aumenti di volumetria, l’ultimo di 300mila metri cubi, autorizzati dall’allora Commissario per l’emergenza rifiuti, Raffaele Fitto. Aumenti che, è inutile dirlo, sono stati dati in sopraelevazione. A quanti accusano la Città di Nardò di non essere ecosolidale con le altre realtà del Salento vorremmo ricordare che Castellino era nata per lo smaltimento dei rifiuti di soli sei comuni, e questo sarebbe dovuto durare solo cinque anni, mentre è arrivata ad ospitare i rifiuti di 46 comuni ed è stata chiusa dopo oltre 15 anni di attività. Nel luglio 2006, data in cui Fitto aveva previsto la chiusura di Castellino, il presidente Vendola chiese ai cittadini di Nardò un ulteriore sacrificio che ha portato allo smaltimento dei rifiuti fino al gennaio 2007. Ora ai neritini non possono più essere chiesti sacrifici di alcun tipo. A tutti vogliamo ricordare che si sta parlando di un sito che si trova nel centro urbano e che dista meno di 400 metri dall’ospedale e da due dei quartieri più popolosi di Nardò. Ragione questa che ha spinto Fitto prima e Vendola poi a tenere fuori Nardò dal ciclo di smaltimento dei rifiuti. Nardò ha già dato, e molto, in termini di solidarietà ambientale». Ma l'emergenza, come si sa, tocca anche Nardò. E dunque, cosa dovrebbero fare i neretini? L’amministrazione comunale invita tutti i cittadini ad evitare il conferimento dei rifiuti nei cassonetti e a tenerli in casa fino alla fine dell’emergenza. Questo per evitare pericoli alla pubblica igiene. È opportuno, altresì, in questo momento di criticità, che i cittadini profondano ogni impegno possibile per implementare la raccolta differenziata, unico strumento per poter diminuire il quantitativo dei rifiuti da conferire nelle discariche.


Anche nel centrodestra, in città, si respira aria di protesta. I giovani del centrodestra si mobilitano contro l'apertura di Castellino. Azione Giovani, per esempio, dichiara la propria mobilitazione contro l'apertura della discarica, con un solo obiettivo: proteggere la città da questa ipotesi. «Ci chiediamo cosa stessero facendo fino a pochi giorni fa le amministrazioni di Vendola e Pellegrino: da un giorno all'altro ci ritroviamo a dover fronteggiare un'emergenza e, sotto il ricatto di questa, vogliono costringerci a riaprire Castellino, con la beffa che essi, oggi, scaricano le colpe della propria inefficienza su quei sindaci che cercano, in tutti i modi, di proteggere i territori che rappresentano. A noi, tutto ciò, non interessa: Castellino grava sulle spalle di Nardò da quasi due decenni e i neretini non hanno mai ricevuto alcun risarcimento per i sacrifici, le sofferenze che hanno patito. Noi siamo stanchi di questi personaggi, di questa vecchia politica dei rimpalli di responsabilità e dell'incapacità di portare a compimento quanto promesso e prospettato. Per Castellino vogliamo solo la messa in sicurezza. Perché non è stata ancora fatta? Forse perché già si pensava ad una riapertura dell'impianto?». Gabriele Corradino, consigliere del quartiere Sant'Angelo, sottolinea lo scoramento della popolazione che si trova immediatamente vicina all'impianto: «Qui, con la discarica in esercizio, è stato sempre un inferno - dice - tuttora, fin troppo spesso, la puzza si fa sentire e con essa tutti gli effetti che da anni andiamo denunciando. Noi abitiamo qui da prima ancora che dei balordi politici d'ogni livello individuassero quella zona per la discarica. Qual'è la nostra colpa?». Agostino Indennitate, dirigente locale di An-Pdl è fortemente critico rispetto all'impianto e oggi lo è ancor più rispetto alla sua riapertura: «Ciò a cui stiamo assistendo è paradossale. Regione e Provincia stanno cercando di far passare l'emergenza come una contrapposizione fra comuni di destra e di sinistra mentre è lapalissiano che siamo di fronte a cittadini che reclamano il proprio diritto a respirare e vivere in maniera dignitosa. Per questo, da cittadini, difenderemo con i denti questi nostri diritti». Francesco Zuccaro, dirigente provinciale di An-Pdl, dice: «Che senso ha aver pagato una tassa raddoppiata per poi arrivare al risultato di una riapertura dell'impianto? Ci hanno levato dalle tasche milioni di euro per poi giungere alla stessa situazione che c'era poco più di un anno fa. Ora siamo con i rifiuti in strada e, con il ricatto di una situazione tipo-Napoli, vogliono farci ingerire l'avvelenata mela della riapertura dell'impianto. Una riapertura che, promettono, è breve ma che, ci giureremmo, potrebbe essere lunghissima. A noi queste promesse hanno stancato. Non cederemo».

L'EDITORIALE
Diretta in streaming con la radiocronaca della partita e la differita.
RETELUNA TV
CAMPIONATI ITALIANI
La redazione
La società di Franco Alemanno conquista 3 ori e 3 bronzi individuali.
QUASI IN B
La redazione
A pochi giorni dalla fine del campionato il Lecce lotta per la salvezza.
CRESCE L'ATTESA
di Giorgio Coluccia
Zampa: «Abbiamo ancora fame, vogliamo arrivare in serie B subito».
I FALCHI VOLANO
La redazione
La Dimcar Falchi Ugento vincono tre set. Ora secondi in classifica.
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Al team di Giannini basta un tempo per risolvere la pratica Benevento.
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