VARESE | Si spacciavano per guru della finanza, per maghi delle speculazioni monetarie internazionali. Alle persone che contattavano promettevano interessi da mille e una notte, ben superiori a quelli offerti persino dai più spregiudicati fondi azionari. Ma era tutto un bluff. Un bluff costato carissimo a oltre 120 famiglie di piccoli e medi risparmiatori (imprenditori, commercianti, dipendenti, pensionati) residenti per lo più in provincia di Varese: si parla di circa 14 milioni di euro. Ma il sospetto è che i truffati possano essere molti di più. Il trucco è stato scoperto dalla guardia di finanza della compagnia di Varese che nelle prime ore del 23 dicembre ha arrestato tre persone fra le province di Varese e Brescia e ne ha denunciate altrettante a piede libero. Le manette sono scattate ai polsi di A. R., 56 anni, residente a Sondalo (Sondrio), ma di fatto domiciliato a Gallarate: era lui, sostengono gli inquirenti, il «burattinaio» della grande truffa. Nel carcere dei Miogni con lui sono finiti anche il 39enne F.G., residente a Gallarate, e D.G., originario della provincia di Lecce e residente a Cazzago San Martino, nel bresciano. Fra le tre persone denunciate c’è anche uno svizzero: ex funzionario di banca ora in pensione. Era lui, secondo gli investigatori, a occuparsi degli investimenti della cricca in territorio elvetico. Sono tutti accusati di associazioni a delinquere finalizzata alla truffa mediante il ricorso abusivo alla raccolta del risparmio e l’esercizio abusivo dell’attività finanziaria. L’indagine è coordinata dal sostituto procuratore di Varese Sara Pozzetti. Su ordine del gip Elena Ceriotti sono stati perquisiti 5 locali e sono stati sequestrati parecchi documenti giudicati interessanti. Il gruppetto finito nei guai da qualche anno si presentava ai «clienti» dietro lo schermo di due società: la Newco srl e la Assets immobiliare srl con sede a Gallarate, ma con uffici a Varese. Si facevano affidare capitali consistenti (in alcuni casi, anche superiori ai 100mila euro) garantendo interessi dorati. Dicevano di poterselo permettere grazie a una serie di speculazioni finanziarie sulle valute estere. Alle loro vittime, tuttavia, non davano alcun prospetto informativo: come ricevute dei versamenti consegnavano solo fogli bianchi formato A4 con qualche firma e qualche bollo. All’inizio tutto è filato liscio: ma solo perché pagavano gli interessi con i capitali. Alla fine, però, il «banco» è saltato. (Fonte: www.laprovinciadivarese.it)