SPECCHIA | In paese se ne andava in giro con una Fiat Punto blu, che probabilmente aveva acquistato da pochi anni. In campagna, invece, usava una motoape, per trasportare tutto l'occorrente che gli serviva per prendersi cura della terra. Qualche volta usava addirittura la bicicletta. Che per poterla condurre, si sa, non devi perdere l'equilibrio, né tantomeno puoi permetterti di non vedere o di essere distratto. Insomma, devi godere di ottima salute. Ma di salute, per lo Stato, S.S., 73 anni, di Specchia, non ne aveva proprio. Tanto da percepire una cospicua pensione di invalidità da 2mila euro al mese. Quanto basta per essere stato denunciato a piede libero con l'accusa di truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato. I carabinieri della stazione di Specchia, alla quale era giunta la segnalazione, avvisati i colleghi della Compagnia di Tricase, e il capitano Andrea Bettini, hanno cominciato a documentare, con scatti fotografici, quella che all'inizio era soltanto un'ipotesi di reato. Ipotesi, che con la documentazione che ora ha in mano il Comando provinciale di Lecce, è stata decisamente avvalorata, e sulla quale, in ultimo giudizio, solo la magistratura potrà esprimersi. Con gli scatti fotografici, i carabinieri hanno documentato quei momenti di vita mondana, trascorsi un po' a casa, un po' per le vie del paese, un po' in campagna. In quest'ultima occasione, i carabinieri lo hanno immortalato addirittura mentre si dilettava ad alzare un muretto fatto di mattoni.
Ma per l'Istituto di previdenza sociale, lui era un invalido al cento per cento. E lo era dal 18 aprile del 2006, cioè da quando quella invalidità gli era stata riconosciuta. Se così fosse stato, avrebbe dovuto essere accompagnato anche per le cose più banali, tipo andare in bagno. Non a caso, alle circa 1700 euro, ne prendeva altre 400 come invalidità per accompagnamento. Insomma, ogni mese, in famiglia, entravano all'incirca 2mila euro, perché lui è invalido, incapace di deambulare, e compiere anche le cose più banali della vita. Ma la storia, a quanto pare, sarebbe andata avanti da una decina d'anni, e visto che quella pensione era per un invalido, a riscuoterla avrebbe addirittura mandato la moglie. Quest'ultima, nella presunta truffa, avrebbe proprio avuto quella delega. Negli scatti a distanza, i carabinieri hanno appurato che sapeva impastare la calce, e il cemento, e che aveva la forza e la precisione per sollevare i mattoni del muro di cinta del proprio podere, e migliorare la propria campagna. Per i carabinieri, dunque, che proprio in queste ore sistemano tutti i tasselli, le prove raccolte sarebbero sufficienti per far scattare l'accusa di truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato. Ma l'inchiesta non può limitarsi a processare il 73enne. Bisognerà partire dalle origini, per capire come mai, in un sistema tanto complesso come quello delle pensioni, lui sia riuscito a divincolarsi fino a ricevere una pensione così consistente. Come abbia fatto, dunque, a vedersi riconoscere una pensione di invalidità civile così consistente.