LECCE | Una volta tanto a perderci sono le banche. Anzi, una banca, che è stata condannata per aver «trattato male» i dati personali di un cliente. E con i dati personali, si sa, non si scherza. «Cattivo pagatore». È questo il titolo che la banca gli aveva attribuito segnalandolo alla Centrale dei rischi, mettendolo in difficoltà di fronte all'accettazione di nuove pratiche di finanziamento con altri istituti creditizi. E nonostante la banca si fosse resa conto che non ci fosse nulla da contestare (il cittadino è risultato estraneo alla vicenda) non avrebbe fatto nulla per cancellare il suo nominativo dall'elenco della Centrale dei rischi. Ma che cos'è la Centrale dei rischi? Molti non lo sanno. Si tratta di un sistema informativo sull’indebitamento della clientela delle banche e delle società finanziarie vigilate dalla Banca d’Italia. Col suo lavoro si propone come obiettivo contribuire a migliorare la qualità degli impieghi del sistema creditizio e accrescerne la stabilità. Nonostante l'istituto di credito avesse appurato l'estraneità del cittadino per via del mancato pagamento non ha provveduto alla cancellazione del suo nominativo, causandogli diversi disagi.
Gli altri istituti di credito, prendendo in esame altre richieste di pagamento, quando hanno appurato la sua posizione nella banca dati della Centrale dei rischi, hanno visto che si trattava di una persona nota come cattivo pagatore e gli hanno bocciato la pratica. A quel punto, preso atto di quanto accaduto, lo sfortunato cittadino leccese ha ritenuto opportuno aprire un contenzioso con la banca che gli aveva causato il problema, facendo comparire i suoi rappresentanti dinanzi a un giudice. Difeso dagli avvocati Andrea Lisi, e Manuela Selam, dello Studio legale Lisi, la banca è stata citata in giudizio, con l'obiettivo di ottenere un risarcimento del danno patrimoniale e morale patito. E proprio in giudizio sarebbe emerso che si sarebbe trattato di un errore di persona, tanto che il giudice ha ritenuto opportuno condannare la banca a risarcire i danni. Il giudice monocratico Antonio Esposito durante la sentenza ha ritenuto illegittima la segnazione alla Centrale. La banca è stata dunque condannata al pagamento di 12mila euro, oltre che al pagamento delle spese legali sostenute dalla parte offesa.