UGENTO | Giungerà nella mattinata di domani l’attesa risposta sulla possibile presenza di rifiuti speciali all’interno della discarica «Burgesi». In serata, intanto, presso il circolo dell’Italia dei Valori di Ugento, si è svolta una riunione aperta a tutti i cittadini organizzata dal circolo Idv e dal comitato Pro-Basile, per evidenziare l’importante caso della discarica. Più volte sono state effettuate delle perizie per verificare se il terreno fosse inquinante o meno, ma tutto ha avuto esito negativo. Colitti, però, data la sua convinzione, ha continuano la sua battaglia perchè i prelievi dell’acqua e del terreno presso la discarica venivano effettuati con una trivella lunga soltanto 5 metri. I lavori di certificazione della discarica venivano messi in atto andando in contrasto con le dichiarazioni di Colitti che sosteneva di aver «seppellito» rifiuti speciali da una profondità che va dai 20 ai 30 metri. L’imprenditore, dopo alcune battaglie legali, ha chiesto consigli al comitato Pro-Basile che gli ha dato delle dritte per ottenere la giusta perizia. Grazie alle parole di alcune personalità politiche di grosso calibro, si è giunti alla prima udienza del 2 dicembre, dove è stata presentata tutta la situazione della discarica. Nello stesso giorno sono stati nominati due Ctu di Roma, «per scavalcare il muro di gomma che non permetteva la reale perizia», come sostengono i consiglieri dell’Idv di Ugento. Il giorno 12 dicembre invece si svolge un nuovo incontro in Tribunale per decidere la procedura di una nuova perizia sulla discarica. Nello stesso giorno avvengono i primi sopralluoghi ad Ugento dove si decide di scavare il 18 dicembre ad una profondità di 30 metri. Il Ctu ha affermato che se domani dovesse emergere un solo rifiuto speciale anche ad un profondità di 5 metri, verranno bloccati i lavori per non provocare ulteriori danni all’ambiente.
Intanto a distanza di sei mesi dall’omicidio del consigliere comunale e provinciale dell’Italia dei Valori, Giuseppe Basile, si continua ad indagare sui possibili moventi dell’efferato omicidio. Dopo la denuncia da parte dell’imprenditore di Ugento, un’indagine della magistratura leccese volta a far luce sul presunto danno ambientale attorno al quale si sarebbero concentrate tonnellate di rifiuti speciali e tossici, tra cui il pericolosissimo «apirolio», olio sintetico usato per il raffreddamento dei motori elettrici e bandito negli anni ‘70 perché cancerogeno, mischiate a materiale inerte e nascoste a trenta metri di profondità. Una vera e propria bomba ecologica che, secondo quanto dichiarato da Bruno Colitti, titolare dell’azienda di movimentazione terra incaricata di noleggiare i mezzi necessari alla bonifica del sito, giacerebbe da anni a poca distanza dalla ricca sacca acquifera che alimenta la falda del versante orientale della provincia di Lecce. Proprio per verificare la possibilità che risultino o meno inquinati, il pm titolare dell’inchiesta, Donatina Buffelli, ha conferito l’incarico al consulente Maurizio Sanna di effettuare una perizia sul sito. A seguito del sopralluogo avvenuto, si è deciso che i lavori avranno domani e consisteranno in uno scavo nel terreno incriminato al fine di appurare se la zona sia stata interessata da lavori di completamento di bonifica. L’imprenditore Colitti parla di rifiuti tossici sotterrati in tutta la discarica (batterie scariche, pneumatici, materiale plastico, frigoriferi, contenitori di olio combustibile) e ricoperti da terriccio e piantumazione di vegetali. A suo dire, non avrebbe solo concesso le forniture, ma eseguito anche materialmente i lavori di riempimento di avvallamenti profondi circa 30 metri, in maniera da livellare tutto il terreno. Ora sarà la perizia tecnica che il magistrato ha affidato al consulente a chiarire i contorni di una vicenda della quale, poco prima di morire, pare se ne stesse occupando in una delle sue battaglie a tutela dell’ambiente il consigliere ugentino, Peppino Basile. L’attenzione di Peppino era concentrata soprattutto sugli eventuali illeciti e violazioni della legge ambientale commessi proprio in tale località. E questa sua preoccupazione risulta essere suffragata da una denuncia del 12 dicembre 2006 depositata presso la Guardia di Finanza di Gallipoli, da parte di Colitto, titolare dell’omonima ditta, la quale era stata incaricata, come da contratto, ad eseguire lavori di bonifica e sistemazione della località Burgesi, anche se formalmente risultava una semplice fornitura. Si può parlare in questo caso di un contratto simulato. La denuncia anzidetta parla di rifiuti tossici rimossi, caricati e smaltiti su autocarri (della cui regolarità sembrerebbe non esserci conoscenza) che su ordine dell’ingegnere dovevano occuparsi in particolar modo di rimuovere spazzatura varia, materiale ferroso, pneumatici, batterie, frigoriferi, cucine, lavatrici, televisori, plastica, materiale di risulta da demolizioni edili, vetri: detti materiali sono stati spianati e sotterrati in buona sostanza in tutta la discarica, oltre ad essere stati utilizzati per riempire avvallamenti profondi di circa 30 metri esistenti nella zona, in modo da livellare tutto il terreno. Licignano, tecnico della Imperfoglia s.r.l., sosteneva, come da denuncia, di trattarsi di materiale da non conferire in discarica. Di fatto, quindi, nessuna bonifica è stata eseguita, ma si è trattato di un vero e proprio inquinamento del sito, poiché nel sottosuolo sarebbero presenti tutti i rifiuti già presenti nella discarica abusiva che si doveva, almeno come da contratto, bonificare: così come dichiara Colitti nella denuncia del dicembre 2006. Dei materiali tossici si è persa traccia, in quanto nella denuncia si parla che gli stessi sono stati destinati «altrove». Sopra i rifiuti livellati è stato cosparso terreno vegetale, sul quale sono stati impiantati alberi. L’esecuzione dei lavori veniva controllata (come ha dichiarato Colitti) dall’architetto Marrella del Comune di Ugento, dall’ingegner Saracino e da altri tecnici, i quali potevano prendere conoscenza di ciò che si stava consumando in quel sito: un reato? È da verificare. Inoltre, il titolare dell’omonima ditta, Bruno Colitti, preoccupato della situazione e di ciò che si stava perpetrando a danno del territorio, informò il sindaco, Eugenio Ozza, il quale (come da denuncia) rimaneva inerte e senza prendere provvedimenti idonei, atti a scongiurare, interrompere o quantomeno ridurre i danni all’ambiente provocati da tali operazioni scellerate. Quanto denunciato da Colitti è suffragato da testimonianze. L’anomalia è che dai contratti risultano noleggio di mezzi ed invece di fatto si è trattato di un vero subappalto di un subappalto, così come riferisce personalmente Colitti. Domani, quindi, se all’interno della discarica Burgesi sono veramente contenuti rifiuti speciali, si potrebbero aprire inquietanti scenari.