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CASTRO | Era rimasto per sei giorni in un anfratto sul fondo marino, e chiaramente, come si poteva immaginare, senza vita. Il corpo di Alessandro Caputo, 30 anni, di Muro Leccese è stato trovato questa mattina dopo sei giorni di ricerche, partite poche ore dopo le 11 del 3 dicembre scorso. Quel giorno, mare in tempesta, e vento forza 7 protagonisti, il povero Caputo è stato risucchiato dalla forza della bufera, che l'ha trascinato in mare e inghiottito dalle onde non è riuscito a mettersi in salvo. Le ricerche sono andate avanti per cinque giorni senza esito, nonostante il notevole dispiego di forze da parte di carabinieri, guardia costiera, vigili del fuoco, guardia di finanza, militari dell'aeronautica. Complice il maltempo, le ricerche si sono prolungate più del dovuto a causa, appunto, del mare in tempesta del forte vento e della difficile collocazione del posto, in territorio di Castro, in una porzione di mare che si trova fra grotta Romanelli e Zinzulusa. Le ricerche sono state condotte in mare, ma nonostante i primi tentativi, di Caputo dopo le prime ore di ricerca si è rinvenuto solo il berretto e il giubbotto, che il ragazzo si sarebbe tolto in mare. Quel giorno, Caputo si era recato sulla scogliera della costa adriatica per una battuta di pesca sportiva in compagnia di un amico, che poi è stato l'ultimo ad averlo visto e ad aver allertato i soccorsi. L'amico lo aveva tenuto sottocchio nei primi minuti, poi complice la forte mareggiata, il povero Alessandro è stato risucchiato giù con tutti i vestiti che nel frattempo si erano imbevuti di acqua. I carabinieri, allertati per primi al 112, girarono il pronto intervento ai militari della Capitaneria. Da quel momento, di Alessandro non si è saputo più nulla. I mezzi aerei e navali hanno setacciato ogni centimetro della superficie d'acqua, ma nonostante tutto nulla da fare. Si ipotizzò che il corpo fosse ormai giù sul fondo. Lì dove l'hanno trovato questa mattina i carabinieri del Nucleo sommozzatori dei carabinieri che hanno raggiunto la zona a bordo di una motovedetta della Guardia costiera coordinati dal comandante Giancarlo Salvemini. Caputo è stato trovato con il corpo incastrato in un anfratto e con i vestiti che aveva addosso quel giorno, e cioè un paio di pantaloni mimetici verde militare, con una felpa blu, e con i pesanti anfibi ancora ai piedi. A quel punto, la notizia è stata tenuta nascosta, ritenendo opportuno avvertire per primo la famiglia. Il difficile compito di recarsi in casa della famiglia l'ha avuto il sindaco di Muro Leccese, Antonio De Iaco, che subito ha avvertito i familiari. Ora, sta tutto nelle mani del magistrato che fu nominato di turno, il sostituto procuratore titolare dell'inchiesta Guglielmo Cataldi, che potrebbe disporre l'esame necroscopico al fine di confermare la morte per annegamento. Dopo averlo fatto approdare dai sommozzatori sulla motovedetta della Capitaneria di porto, la salma di Caputo è stata fatta sbarcare al porticciolo di Castro. Da lì, poi, all'interno dell'obitorio del cimitero in attesa delle disposizioni della magistratura. I funerali, una volta riconsegnato il corpo alla famiglia, potrebbero tenersi nella giornata di domani nella chiesa della Madonna dell'Annunziata. (r.f.)